Joe stava quasi per sfondare la porta a furia di bussare. Possibile che quel punk da strapazzo ne combinasse sempre una? Addirittura la pietra di Alius! E l'aveva anche coinvolto! Da una settimana, il maggiore cercava di parlargli, e Caleb ogni volta lo evitava. Si conoscevano da quando erano piccoli, che era successo al loro rapporto, ora? Non si sono visti solo per un mese, e già il castano aveva creato enormi casini.
«Joe, vattene cazzo!»
« Apri questa minchia di porta o la sfondo!»
Alla fine, Caleb cedette ed aprì. L'arancio entrò e lo guarda male.
«Perché?»
«Cosa?»
«Perché tutto questo casino con la pietra?»
«Non ti deve interessare»
«Si invece, mi interessa. Sei mio fratello»
Ovviamente, non lo erano davvero. Ma quando erano piccoli, capitava ai due di chiamarsi erroneamente "onii-chan" e a considerarsi tali. Caleb strinse i pugni, prima di mormorare freddo «Non siamo fratelli».
Joe era evidentemente ferito, ma sapeva com'era fatto il suo amico. Nascondeva qualcosa ed aveva paura di dirlo, e quindi provava ad allontanarlo. Ma non l'avrebbe lasciato solo.
«Va bene. Ma ora smettila di fare il bambino e dimmi perché l'hai fatto»
«...»
«Caleb, lo sai che puoi fidarti di me»
«Io non mi fido di nessuno»
«Non è vero, lo sai meglio di me»
«...»
«Cal...»
«Dark aveva preso mia madre»
«...eh?»
«L'ha ammazzata...»
Le parole che uscivano dalla bocca del punk erano poco più di un sussurro, ma Joe sentì comunque.
«Potevi dirmelo... Ti avrei aiutato... Avremmo trovato un'altra soluzio-»
«Non c'era un'altra soluzione! O vincevamo o...
...
Noi abbiamo perso»
Il silenzio prese possesso della casa, e Caleb iniziò a piangere. Lui aveva assistito a tutto. Ed era rimasto impotente. Si stupì quando sentì le braccia dell'amico avvolgerlo. Mormorò un flebile "staccati", ma infondo non voleva davvero. Lo aiutava. Perché alla fin fine, era il suo "fratellone", anche se non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce... Forse.