Sei il sole visto da vicino

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Composto di 'cum', 'con' e 'panis', 'pane'. Letteralmente, qualcuno con cui si condivide il pane.

Einar alzò gli occhi dalle parole che stava leggendo e sorrise flebilmente.
Non lo stupiva che lui si fosse ancorato all'etimologia di quella parola. Cogliere l'etimologie equivaleva un po' a scoprire le relazioni nascoste fra le cose, ed era una cosa così da lui voler sapere quanto più possibile, anche le cose apparentemente più piccole e trascurabili: assorbiva tutto, lui, e poi lo relegava in un angolino nascosto della propria mente, pronto a servirsene al momento opportuno. O a scriverne al momento opportuno, magari.

Einar chiuse la scheda del dizionario etimologico online che aveva appena consultato e riaprì quella di un'intervista di tre o quattro mesi prima che stava leggendo.

"... Einar... è più di un amico per me. A volte considerare qualcuno un tuo amico è quasi semplicistico, è un po' - passatemi il termine - una paraculata. Einar è di più, è un vero e proprio compagno, nel senso etimologico del termine. Siamo stati chiusi nel programma per mesi, completamente scollegati dal mondo, e lui è stato l'unico che sono riuscito a volere sempre intorno e l'unico che al tempo stesso mi tenesse ancorato alla realtà. Anche quando poi ci hanno separati, anche quando siamo finiti in squadre diverse, ho portato con me tutto quello che avevamo condiviso fino a quel momento, ed è sempre stato come averlo accanto. Mi ha aiutato tantissimo, se sono arrivato fino alla fine lo devo anche a lui."

Einar sorrise di nuovo. Solo Filippo poteva essere capace di "svuotare" una parola come 'amico' per sostituirla con una come 'compagno' in un'accezione del tutto positiva. Faceva parte del suo saper giocare con le parole, Einar lo sapeva.

Compagno. Qualcuno con cui si condivide il pane.

Einar ci riflettè un po' e capì che, cavolo, aveva dannatamente ragione.
In quei mesi Einar e Filippo avevano condiviso davvero tutto: il cibo, il sonno, le paure e le speranze. Faceva quasi ridere pensarla in certi termini, ma quello con Filippo era stato il rapporto più simile a un legame coniugale che avesse mai avuto.
Con Valentina era completamente diverso... Per lo più Einar si limitava ad accontentarla solo per sventare l'ennesimo litigio inutile. Non parlavano mai di cose davvero serie, lui non riusciva mai a confidarle le proprie paure o semplicemente ad illustrarle i propri progetti per il futuro, perché di solito lei finiva per sbuffargli in faccia o per stare tutto il tempo col telefono in mano mentre lui le parlava, e non era certamente un atteggiamento incoraggiante.

Con Filippo era tutto l'opposto. Filippo lo ascoltava, gli leggeva dentro, lo capiva. Einar con lui non aveva mai paura di dire cosa pensava, cosa lo preoccupava, perché sapeva che Filippo lo apprezzava per la persona che davvero era - ansie e paranoie comprese - e non per quella che avrebbe voluto che fosse.

Filippo era stato casa sua per sei lunghi mesi: il luogo da cui partire, quello in cui tornare.

Poi... Poi tutto era andato male.
Tutto quello che poteva andare male era andato male, ed Einar lo sapeva.
Non era riuscito a stare dietro a tutto, non era riuscito ad abbracciare completamente la sua nuova vita e a salutare defininitivamente quella vecchia, non era riuscito a rischiare e aveva mentito a se stesso riguardo a ciò che voleva veramente.
Lo sapeva, Einar sapeva tutto ma se ne era reso conto con settimane e settimane di ritardo.
Mentre lui passava il proprio tempo a prendersi abilmente in giro il mondo intorno a lui era andato avanti e - cosa ben più importante - le persone intorno a lui erano andate avanti, e lui non poteva certo biasimarle.

Erano successe tantissime cose negli ultimi mesi, e ancora di più nelle ultime settimane.

Filippo era uscito con un nuovo album "a schiaffo" (come piaceva dire a lui) a soli quattro mesi di distanza dall'altro, aveva detto che aveva voglia di fare musica, di dire tante cose e come al solito il suo mezzo privilegiato erano le canzoni.
All'inizio Einar non aveva capito fino in fondo... poi aveva ascoltato l'album. Ascoltato, riascoltato, consumato. E si era preso qualche giorno per rifletterci, perché prima di trarre conclusioni avventate voleva essere sicuro al mille per mille.
Poi dopo un po' finalmente aveva preso coraggio e aveva chiesto spiegazioni a Filippo, e lui gli aveva risposto solo 'Hai capito?'. A quel messaggio Einar non aveva mai risposto, e Filippo non aveva avuto bisogno di sapere altro, sapendo che i silenzi a volte sono più eloquenti di qualunque altra cosa.

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