Passato

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Caleb accennò un sorriso, non appena si poggiò alla porta chiusa della propria camera. Si passò una mano tra i capelli ormai lunghi. Era appena tornato a casa dopo aver chiesto a Jude di sposarlo. Dopo che il rasta gli aveva detto si. Era felice, ma di colpo gli passò un brivido lungo la schiena. Si portò una mano al petto e strinse la maglia con forza, lasciandosi scivolare a terra. No, non ancora pensò, mentre l'aria iniziava a mancargli. Si sentì di colpo invaso dai sensi di colpa, mentre gli tornava in mente l'immagine della pietra di Alius. Gli trova in mente il male che aveva fatto e di cui si era pendito. Gli tornò in mente Jude, con la quale aveva "lottato". E si sentì peggio quando sentì la mancanza di quel potere dovuto alla pietra. Aveva sbagliato. Era parte del passato, però. Giusto? Ormai non c'era più quel Caleb, giusto? Si rese conto di sbagliare quando vide la luce viola uscire dal comodino. Già, era ancora lì. Quella dannata pietra. La stessa pietra che non era riuscito a buttare. Era troppo debole per buttarla.

Caleb si legò i capelli, troppo lunghi per star comodo tenendoli sciolti. Aprì il comodino e prese la sua fidata collana, che poi si mise al collo. Un'ondata di potere lo invase, facendolo sentire davvero forte. Ghignò divertito, mentre iniziava a perdere lucidità. Uscì di casa, a grandi passi, facendo dondolare la piccola pietra. Era fortissimo, così. L'avrebbe dimostrato. L'avrebbe ucciso. Perché era più forte di lui. In tutto. Arrivò davanti alla villa e suonò il campanello, ad aprirgli fu un maggiordomo. Entrò, ormai conosceva bene il posto. Passò di nascosto dalla cucina, prese un coltello. Subito dopo, raggiunse la camera del proprietario. Jude era davanti a lui.
«Ciao Cal- Quella è la pietra di Alius? Pensavo l'avessi buttata...»
Caleb si avvicinò al suo ragazzo, senza rispondere. Teneva il coltello dietro la schiena.
«Dovresti levarla. Non ne hai bisogno» disse il rasta, che non aveva i suoi occhiali verdi da moscone e lo stava guardando negli occhi. Ma Caleb, ancora, rimase zitto.
«Caleb...»
«Sai, Jude... Tutti ti considerano migliore di me. Non si ricordano com'eri quando eri alla royal, ma tutti ricordano ciò che ho fatto con la pietra di Alius»
«Non dovresti ascoltare ciò che dicono gli altr-»
«Però tu ti sei lasciato intenerire. Sei cambiato. E io, purtroppo, sono lo stesso stronzo di un tempo»
«Non è ver-»
«Io rimango il cattivo, infondo. No? Quindi perché non dimostrare che i buoni non vincono sempre? Lo sappiamo entrambi, infondo, chi è davvero il più forte»
«Caleb, che stai dicen-»
Jude non finì la frase, che si ritrovò un coltello nel cranio. Cadde in ginocchio, poi a terra, ormai privo di vita. Quando Caleb realizzò ciò che aveva fatto, si levò la collana. Osservò in silenzio il corpo del suo ormai morto ragazzo, chiuse poi gli occhi che si stavano inumidendo.

Caleb aprì gli occhi, lentamente. Si mise a sedere, levandosi le coperte. Si passò una mano sul volto, sospirando al ricordo di quell'incubo che lo tormentava la notte. La paura di perdere il controllo e fare del male a Jude lo prendeva sempre, si insinuava nel suo sonno. Ma quel mattino, nemmeno quel brutto sogno lo fece star male. Caleb sorrise leggermente, ricordando la data. 3 maggio. Quel giorno, doveva prepararsi per bene. Nel giro di poche ore, avrebbe sposato l'uomo che amava e che gli faceva scordare di tutto il male che nella vita aveva fatto. Perché il passato non si cambia, non sparisce. Ma si può superare, grazie a qualcuno.

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