Credeva di avercela fatta. Credeva che almeno lui, per una volta, sarebbe riuscito a portare al termine il tour nella sua forma migliore. In questa occasione in particolare ci tenevano tanto, perché era la prima volta che potevano incontrare i loro fan in Europa e volevano donare loro delle performance strepitose. Quando Jungkook si era fatto male prima dell'inizio del primo concerto era stata una doccia fredda per tutti loro. Il loro maknae non avrebbe potuto ballare fino alla fine del tour, questo significava che avrebbero dovuto esibirsi solo in sei. Ma alla fine, come era naturale, la loro preoccupazione si spostò sui sentimenti di Jungkook. Lo conoscevano bene ormai, sapevano che si sarebbe sentito in colpa e ne avevano avuto la prova quella sera stessa, in cui in preda a troppe emozioni era scoppiato in lacrime chiedendo perdono per essersi fatto male in maniera così sciocca. Lui gli era corso subito vicino rassicurandolo, lo aveva fatto prima e durante ogni concerto, fino alla fine del tour. Quando poi Jimin era rimasto bloccato con la schiena, saltando le interviste nel Regno Unito, gli era crollato il mondo addosso. Essere in uno studio e sapere che la sua metà era bloccato in hotel in preda ai dolori e ai sensi di colpa lo fece sentire davvero inutile. Però non appena finirono corse subito da lui per controllare come stesse e rassicurarlo che non fosse assolutamente colpa sua.
Taehyung era fatto così. Se uno dei suoi membri stava male aveva il bisogno di stare loro vicino, di rassicurarli, di farli sentire amati. Non faceva altro che parlare con loro, cercare di farli ridere in tutti i modi possibili, anche passando per idiota, pur di vedere un misero sorriso sui loro volti. Gli bastava questo, poter sperare che con i suoi gesti gli altri potessero sentirsi meglio.
Dopo l'infortunio di Jimin le cose sembravano andare meglio. Quest'ultimo sembrava essersi ripreso anche se ogni tanto aveva ancora dolore a collo e schiena e Jungkook poco alla volta riusciva a stare in piedi e accennare dei passi di danza. Ormai mancava poco alla fine del tour, dopo le due tappe a Parigi sarebbero finalmente tornati a casa e avuto un attimo di respiro. Avrebbero dato il meglio in quelle due date e sarebbero andati in Corea senza pentimenti.
Per questo quando il giorno del primo concerto a Parigi Taehyung si ritrovò quasi completamente senza voce sentì il mondo crollargli addosso. Mancavano solo due date, dannazione, due. Era riuscito a stare bene e non ammalarsi fino ad allora, perché non era stato in grado di resistere ancora un po'?
A causa di questa situazione il suo umore non era dei migliori. Gli altri sei ragazzi, Jimin in particolare, avevano provato a tirarlo su di morale e dirgli che non era colpa sua, che perdere la voce era qualcosa che poteva capitare a chiunque, ma era servito a poco. Si rese anche conto che probabilmente lo stesso succedeva ai suoi compagni quando lui continuava ad incoraggiarli e che quindi era tutto inutile. Quando accadono cose simili ci si può fare ben poco. Parole, gesti, qualunque cosa è vana. Taehyung quasi non si riconosceva, non era mai stato così pessimista. Nonostante tutto, però, non voleva far preoccupare troppo i loro adorati fan, quindi indossò un sorrisino di circostanza e salì sul palco, cercando di comportarsi come se niente fosse.
Era dura non poter cantare gran parte delle canzoni, si sentiva davvero inutile. La gente si aspettava di poter finalmente sentire la sua voce dal vivo e invece si doveva accontentare di sentirla registrata, o al massimo sentire uno degli altri membri cantare al suo posto. Stava provando a spingersi un po' oltre, ma non ce la faceva. Non appena prendeva una nota un po' più alta sentiva la gola bruciare e l'irrefrenabile impulso di tossire gli impediva di terminare anche una singola frase. Per la prima volta sperò che un concerto finisse il prima possibile. Si stava trattenendo dal piangere e dall'urlare dalla frustrazione, ma se avesse continuato così la cosa si sarebbe rivelata più difficile del previsto.
Tutto sommato riuscì a sopravvivere fino alla fine senza versare una singola lacrima. O almeno fu così fino a Answer: love myself . Durante quella canzone lui e Jimin avevano il loro momento, pochi secondi in cui esistevano solo loro due e in cui le loro voci si univano fino a fondersi del tutto e creare una melodia nuova e piacevole. Ma date le condizioni della sua gola era convinto che per quella sera sarebbe saltato tutto e che Jimin avrebbe cantato quella parte per conto suo girovagando per il palco. Per questo quando lo vide andargli incontro con un timido sorriso rimase stupito, non se lo aspettava minimamente. Si guardarono profondamente negli occhi pochi istanti, prima di cominciare a cantare, e Taehyung si rese subito conto di essere spacciato, nulla avrebbe potuto fermare le sue lacrime. Gli occhi del maggiore sembravano avergli letto l'anima e traboccavano d'amore nei suoi confronti. E Taehyung capì cosa voleva dirgli con quel gesto: sfogati, lasciati andare. Ma lui non voleva, non voleva dimostrarsi debole, non ancora. Era quasi giunta la nota alta dove solitamente armonizzavano, ma non ce la fece, la voce non voleva saperne di uscire. E, come sempre, Jimin se ne accorse. Avvicinò ulteriormente il suo corpo a quello dell'altro, gli passò un braccio intorno al collo e lo abbracciò, cantando con così tanta grinta che bastava per entrambi. Lentamente si rimise in posizione eretta e dopo avergli dedicato un dolcissimo sorriso si allontanò, lasciandolo lì nella confusione più totale. E fu a quel punto che Taehyung crollò e pianse. Pianse come se non ci fosse un domani, in balia dei ricordi che gli occhi nei quali si era appena specchiato avevano riportato a galla.
Ricordò il periodo del debutto, quando piangeva ogni sera per paura di non farcela, di non essere abbastanza, di non essere tagliato per quel mondo. E Jimin era lì con lui a sostenerlo.
Ricordò la sera della loro prima vittoria, due anni dopo. Finalmente avevano raggiunto il loro primo grande traguardo e lui aveva pianto dalla gioia, un po' come tutti. E anche quella volta Jimin era con lui.
Ricordò quando sua nonna se ne andò. Lui era disperato, quella volta era stato malissimo e pianse, pianse come mai in vita sua. E Jimin era lì con lui, ad asciugargli le lacrime.
Ricordò quando qualche mese prima anche suo nonno se ne andò. Dovevano girare la terza stagione del bon voyage e lui si trovò a partire da solo per tornare nella sua città natale. Sempre da solo, qualche giorno dopo, prese un aereo per raggiungere gli altri a Malta. Non stava bene, per niente. Non voleva darlo a vedere, ma era distrutto, non era pronto a tornare con gli altri e divertirsi. Si comportò normalmente, ma quella sera, mentre stavano ammirando il cielo fu semplicemente troppo e dopo essersi allontanato pianse. Anche lì, non appena Jimin lo venne a sapere, corse da lui e lo abbracciò per un tempo interminabile, gli asciugò le lacrime e lo riportò a guardare le stelle, abbracciandolo e riempiendolo di carezze. Continuò a stargli dietro anche tutti i giorni a seguire, non lo lasciò mai solo e Taehyung lo apprezzò tantissimo.
In qualunque suo ricordo, bello o brutto che fosse, Jimin era sempre presente. Era l'unico punto fermo della sua vita, la sua unica certezza e àncora di salvezza.
Ritornò alla realtà e si accorse che mentre la sua mente si era persa tra i ricordi, il suo corpo, quasi in maniera automatica, aveva continuato a muoversi, facendo sì che il quel momento si ritrovasse in linea con gli altri sulla pedana che li avrebbe riportati nelle quinte. Nonostante stesse ancora piangendo prese a salutare i fan agitando le mani, un piccolo sorriso triste sulle labbra. All'improvviso una chioma azzurra si fece largo nella sua visuale e si voltò, incrociando di nuovo lo sguardo con quello del ragazzo che tanto amava. Quest'ultimo vide le lacrime rigare le sue guance e gli sorrise. Poi fu un attimo, Jimin si avvicinò ulteriormente a lui e dopo averlo abbracciato per la millesima volta nel corso di quella serata accostò le labbra al suo orecchio destro. «Sei stato bravissimo, amore. Va tutto bene. Ci sono io con te e ci sarò sempre.»
A quel punto le lacrime tornarono a scorrere sulle sue guance con prepotenza e Taehyung non poté far altro che serrare gli occhi e ricambiare la stretta del suo ragazzo con maggiore forza. Gli bastava averlo accanto per stare bene e sapeva che Jimin ci sarebbe stato. Sempre.Hola!
Buonasera a tutti. Come avevo promesso sulla mia pagina facebook, qui su wattpad e un po' ovunque, sono tornata con questa piccola (e probabilmente insensata) one shot Vmin. L'idea era pubblicarla il 23, per il mio compleanno, ma a causa di un esame non sono riuscita a far nulla prima di adesso.
Comunque, passando alla storia. Come credo si sia capito, è ispirata a ciò che è accaduto durante la prima tappa a Parigi e all'episodio del bon voyage uscito qualche giorno fa. Per quest'ultimo ho pianto tutte le lacrime possibili, mi ha fatto malissimo vedere Tae in quelle condizioni. L'unica cosa che mi ha consolata è stato stato sapere che gli altri erano lì a supportarlo.
Sto divagando di nuovo, scusate. Comunque non so cosa dire su questa storia. Scriverla è stato difficilissimo. Non so perché, ma tutto ciò che scrivevo non mi piaceva. Anche adesso non sono del tutto convinta del risultato, ma so che continuare a rimuginarci sopra non mi porterà da nessuna parte. Inoltre vorrei fare un ringraziamento particolare a Jasmine per avermi spronata a continuare questa storia anche se non mi stava piacendo. Grazie di cuore ♥ In ogni caso spero che la storia vi piaccia e se vi va ditemi cosa ne pensate, ci tengo davvero tanto.A presto,
Miky.
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Always| vmin
FanfictionAll'improvviso una chioma azzurra si fece largo nella sua visuale e si voltò, incrociando di nuovo lo sguardo con quello del ragazzo che tanto amava. Quest'ultimo vide le lacrime rigare le sue guance e gli sorrise. Poi fu un attimo, Jimin si avvicin...