Ho imparato da te

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Filippo è sempre stato bravo in tante cose, questo deve riconoscerlo: nonostante la testa calda che ha sempre avuto e le pene che ha fatto soffrire ai suoi genitori per anni, se qualcuno si fosse soffermato a guardarlo meglio e ad ascoltare la sua arte, la sua musica, a leggere i suoi testi, avrebbe capito che nonostante tutto questo nella vita sarebbe andato lontano, con la sua testa calda ben piantata sulle spalle e le solite pene dell'inferno che si ritrova a scontare chiunque lo abbia accanto. Però ne vale la pena, se qualcuno si fermasse davvero a conoscerlo un po' meglio, penserebbe di certo che ne vale la pena.

Una dei suoi tanti talenti, che con il passare degli anni ha decisamente migliorato senza neanche rendersene così tanto conto, è il sapersi tenere le cose dentro. Oramai non lo fa più apposta, gli viene naturale come respirare: lui le cose non le sa esternare. Non a voce, non con le persone, lui le cose le esterna nei suoi testi ed è per questo motivo che la musica rappresenta la sua più grande valvola di sfogo, rappresenta a pieno se stesso e pensa fermamente che senza non potrebbe vivere. Se non avesse la musica terrebbe tutto dentro fino a scoppiare come una bolla di sapone. Invece grazie ai suoi testi ha trovato via d'uscita. Senza sarebbe come in una gabbia. Bloccato. Inerme, senza respirare.

Eppure sono diversi mesi che Filippo, nonostante la sua musica, si sente come se gli avessero messo un tappo: la musica gli è d'aiuto come sempre, eppure certe volte si sente come se stesse per scoppiare, come se avesse bisogno di parlare oltre che cantare, di urlare, di stringere i capelli tra le dita e sfogare tutta la sua rabbia, tutto il suo dolore, tutto ciò che prova dentro.

È cominciato tutto quella maledetta sera di gennaio, in realtà a ripensarci sembra tutto bello, tutto fantastico, quello è stato il principio dell'inizio del suo sogno, ma è stato anche l'inizio della fine. Il momento in cui ha rimesso in gioco non soltanto la sua musica, ma anche il suo dolore ed il suo cuore.

Einar è arrivato nella sua vita in punta di piedi ma con la forza di un tornado: lo ha travolto, non ha avuto via di scampo, gli ha scavato dentro e ha tirato fuori tutto il dolore che si era tenuto gelosamente stretto, non gli ha curato le ferite ma gli ha fatto capire che a certe ferite bisogna strappare via il cerotto e farle respirare. Einar è stato suo amico, la sua fedele spalla, il ragazzino dolce e insicuro con la voce angelica che lo faceva sognare ad occhi aperti. In quel programma si sono creati davvero tanti rapporti, tante amicizie, lui stesso aveva legato con Biondo, con Emma, ma il rapporto che si era instaurato tra lui ed Einar andava oltre qualsiasi amicizia e qualsiasi storia d'amore stesse nascendo nel programma. Era qualcosa di profondo, intenso, qualcosa che ha lasciato il segno.

Innamorarsi di Einar, per uno come lui, è stato facile come respirare. Se lo dicesse a qualcuno, questo qualcuno gli riderebbe in faccia perché sembrano così tanto incompatibili, così lontani l'uno dall'altro, perché insomma: come può uno come Filippo innamorarsi di uno come Einar, e come può uno come Einar innamorarsi di uno come Filippo? Talmente diversi che due al loro posto si detesterebbero, ma loro non lo fanno: hanno imparato l'uno dall'altro, si sono conosciuti, scoperti, si sono apprezzati l'un l'altro, stimati e talvolta perfino invidiati. E per questo motivo, imparato e donato qualcosa a vicenda. Filippo ci ha provato a resistere, a non cascarci con tutte le scarpe, e pensava anche che sarebbe stato facile. Una cotta innocente non lo avrebbe ucciso. Eppure si sentiva morire sempre un po' di più quando Einar, con quel sorriso da capogiro, gli parlava della sua ragazza. Però reprimeva tutto e lo abbracciava, lo stringeva forte, ingoiava il rospo e fingeva di non averci perso la testa per quel ragazzo che teneva tra le braccia.

Ed ora, a distanza di mesi, sente di essere arrivato davvero al limite della sopportazione. Lo ha capito quel 22 agosto, quando ha visto Einar prendere la mano della sua ragazza e andare via. La ricorda bene quella sera, lo ricorda bene quel momento esatto in cui lei lo afferrò per il polso per incitarlo a darsi una mossa e ad andare via. Gli aveva appena chiesto di passare la notte insieme. Come ai vecchi tempi, a fumare, a bere una birra, a parlare della musica e della vita, non avrebbe voluto fare chissà che cosa, non avrebbe tentato neanche di baciarlo, non lo ha mai fatto e mai lo farà senza il suo consenso. Anche se la ricorda bene quell'unica volta che è successo e la sensazione di malinconia che gli lasciò addosso.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 01, 2018 ⏰

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