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Quel giorno il sole batteva sui pilastri ormai deteriorati delle mie finestre. Non ero mai stato un tipo mattiniero, preferivo di gran lunga la sera, prima della penombra. Vedere la città e le persone spegnersi pian piano.
Le invidiavo perché la notte riuscivano a chiudere gli occhi e lasciarsi cullare dalle braccia di Morfeo.

Morfeo era figlio di Ipno e Notte, mitologia greca. Amavo i miti.
Ogni giorno mi ritrovavo a fare ricerche e a rileggere tutte le leggende mitiche che mi affascinavano.
Ero un appassionato dell'Iliade.
Rimasi ammaliato quando lessi della storia di Peleo, re di Ftia e Teti, ninfa del mare. Come costui aveva stuprato questa dea per volere degli dei lasciandole la macchia nella sua mortalità.

Di come il figlio di Apollo, avesse risparmiato la vita di un serpente. E questo serpente gli sussurrò tutti i segreti delle erbe.

Di come Príamo, re di Troia avesse ceduto ad ogni suo valore per pregare l'assassino di suo figlio di restituirgli il corpo morto.
Achille.. spazzato via dal dolore per la morte del suo amante, migliore amico, amato, Patroclo.

Volevo una storia come la loro.
Volevo quella sorta di complicità, di amore che mi facesse perdere i sensi. Non volevo essere padrone di me stesso, ma volevo che la mia anima si mischiasse con quella di qualcun altro.

Quel giorno il sole arrivò dopo una nottata di pioggia. Domani, mi sarei dovuto trasferire in una nuova città.
Una specie di miracolo.
La mia famiglia non era molto ricca, ma mio padre riuscì ad ottenere una proposta di lavoro e accettò immediatamente.

Non ci importava di lasciare ricordi, amici, patrimoni di famiglia in questa ormai vecchia casa. Avevamo finalmente il permesso di ricominciare una nuova vita. Una vita vera.
Senza più paura di non sprecare troppa acqua o di usare candele al posto della luce altrimenti saremmo rimasti senza corrente.

La cosa non mi spaventava, il cambiamento. Per me, ogni cosa ha un senso. Nulla succede per caso.
Non avevo tanti amici, mi consideravano strano e asociale.
Ma non lo ero.
Ero soltanto abituato a rimanere in disparte, fissarmi su piccoli particolari del luogo o delle persone.

Rimanevo a fissare le persone davanti a me. Coglievo ogni loro movimento, come si soffiavano il naso e come le loro dita si muovessero delicatamente su quel pezzo di carta. Come la loro camminata fosse goffa.
Volevo che qualcuno cogliesse come me, i miei movimenti. Per capirmi.
Ma quando chiedevo «Cosa hai capito di me?» le persone mi rispondevano «Nulla, non si capisce niente.»

Mia mamma era una grande donna. Non ricordo molto di lei, morì quando ero piccolo. Ricordo vagamente la sua mano che mi accarezzava i capelli prima di andare a dormire, come la sua dolce voce mi sussurrava «Dormi piccolo, la mamma è affianco a te.» Ma mentì.
Perché dopo non ci fu più.
Mi lasciò da solo, non mi aveva mai insegnato a dormire senza di lei.
I primi periodi furono devastanti, piangevo, piangevo e piangevo.

Lei non c'era.

Mi svegliavo di notte e la chiamavo, ma nessuno mi rispondeva. Veniva mio padre, ormai anziano, ma le sue mani non erano dolci come quelle di mamma.
Erano ruvide e secche, a causa del lavoro. «Dormi.» mi diceva duramente con la voce stanca e se ne andava.

Decisi che non avrei più dormito la notte.

La scuola era l'unico posto in cui valevo. Ero molto bravo, prendevo bei voti ed ero invidiato da molti. Senza nessuna fatica prendevo il massimo.
Con il tempo, non ebbi più i soldi per mettermi di comprare i libri, per questo, ogni mia conoscenza era dovuta ai libri che trovavano nella biblioteca di mio nonno.

Io non studiavo, usavo la mia cultura.

«Hai preso tutto quello che ti serve?» chiese mio padre sorridendo. Era felice.
Mai visto così entusiasta.
Ma come poteva non esserlo?
«Si.» sussurrai appena. «Non avevo tante cose.»  Mio padre si avvicinò per darmi un bacio sulla testa. «Potremo avere una vita normale.» E con questo se ne andò.

Non era la prima volta che mi lasciava lì da solo, impalato dopo un segno di affetto. Non era mai stato un tipo da tante effusioni. Non più, dopo mamma.

«Sai..» mi disse un giorno. «Quando ho conosciuto tua mamma io ero molto diverso da come sono ora.» Io rimasi in silenzio per ascoltare. Mamma era ancora viva.

«Lei era bellissima, avevamo appena quattordici anni. La vedevo ogni giorno che passava davanti la mia scuola, ma non capivo in che classe si trovasse. Iniziai a pedinarla,  e quando lei mi scoprì non era spaventata, anzi.. Mi chiese come mi chiamassi e da lì iniziammo a frequentarci.
Potevo essere uno stupratore, uno stalker, un criminale, ma lei mi prese con la più calma e tranquillità possibile. Mi fece sentire a mio agio, e se pure avessi avuto cattive intenzioni, lei riuscì a distrarmi.
Ero un tipo molto "farfallone", ma dopo averla conosciuta iniziai ad apprezzare le piccole cose. Diventai dipendente del suo amore, e me ne innamorai.»

Ascoltai senza tralasciare nessuna virgola e nessun punto fuori. Non pensavo che il loro incontro fosse accaduto così. Ma non ero stupito, era una cosa normale.
Non mi piacevano le cose normali.
Era un semplice incontro da due ragazzi che si innamorarono.

«Tuo padre è un brav'uomo.» diceva mamma ogni notte. E lui, le sorrideva.
Sempre.

Ma dopo la sua morte, lui cambiò.
Non provava più quella sorta di "amore", era morto con lei.
Io non ero un bambino normale. Sin dalla giovane età, ero più sveglio degli altri.
Ero in grado di comprendere discorsi che i bambini della mia età non capivano.
Forse è per questo che le cose semplici e normali non mi avevano mai affascinato, non ero normale neanche io.

Stupido. Ripeto sempre le stesse cose, specifico troppe cose. Uso troppi dettagli. Ma non è questa la bellezza della scrittura?
Sono Jeon Jungkook. Non sono un ragazzo normale, e per questo, cerco un amore che mi faccia sentire così.

Ma spero di non diventare come Menelao. Diventato re di Sparta dopo un matrimonio, con la donna più bella di quei tempi, ma vuota dentro. Non voglio la persona più bella dell'universo, voglio quella persona che renda più bello il mio di universo. Alla fine, Elena, scappò con Paride, un uomo più bello di lui.
E Menelao cosa fece? Fece scoppiare una guerra per riavere qualcuno che non lo voleva più. L'amore lo rese disperato, ma più che amore, era il suo onore.
Dopo tanti morti, riuscì a riprendersela.

Ma una persona davvero si riprenderebbe una persona solo per vendetta personale sapendo che non ti vuole più?
Io no. Vorrei più un amore come Odisseo e Penelope, che dopo venti anni lo aspettò e lo riconobbe grazie ad una cosa che solo loro due sapevano.

Ecco, vorrei un amore così.
Complicità e intesa.

Non sono come Zeus, padre degli dei e di tutti gli uomini, ma sono Jeon Jungkook, padre di tutti i miei problemi e dei perché della vita.

Forse non sarò il più simpatico dell'universo, ma so amare e dare amore. E domani, inizierò ad amare la mi vita.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 01, 2018 ⏰

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