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capitavamo spesso insieme: stessa fermata, stesso autobus, stesso posto, stesso orario, stessa destinazione... e a volte ci cercavamo con lo sguardo senza farlo notare all'altro e spesso, i nostri sguardi si incontravano, si intrecciavano.
Avevamo bisogno... l'uno dell'altro... ma nessuno dei due... lo diceva

“Lottie non dirmi che stai pensando di nuovo a lui”  aveva ripetuto per l'ennesima volta Liz.

Liza Chesterfield era la mia migliore amica da praticamente sempre. Si era trasferita a Londra all'età di 2 anni con i suoi genitori. Era tutta scema, ma non sarei andata da nessuna parte senza di lei. La consideravo mia sorella ed era incredibilmente unica. Aveva un modo tutto suo di esprimersi era socievole e solare. L'esatta copia di me.

“non sto pensando a luimentí armeggiando la matita. “si certo” roteó gli occhi “devi solo trovare il coraggio di parlargli”
“si e dove lo trovo?” chiesi. “ma dai... È evidente che piaci a Styles ma non ha il coraggio di dirtelo” bisbiglió per non farsi sentire.

Anche i suoi bisbigli erano troppo alti.

“si sa che sono i ragazzi a fare il primo passo” risposi “e comunque non posso andare da lui e dirgli: hey Styles ti va se usciamo insieme?”

“e come vorresti chiederglielo dimmi un po'” ironizzó Liz scarabocchiando un foglio trovato sotto al banco “semplice: non glielo dico e continuo a vivere nella consapevolezza che non saró mai sua” risi anche se dentro di me stavo piangendo. Era la verità: non avrei mai potuto essere sua. Era inutile illudersi.

“sei troppo testarda” mi strattonó “non sono testarda ma non voglio che mi prenda in giro. Sono più piccola di lui” sistemai le cose sul mio banco “ma se vi togliete solo un anno” controbatté Liz lanciando per sbaglio la penna

“anche quell'anno fa la differenza” spiegai convinta.

“metti le cose nello zaino. Ne parliamo dopo in corridoio” mi invitó Liz interrompendo quello che stavo per raccontarle.

*****

“sbrigati” mi tiró il braccio Liz e mi fece sbattere sugli armadietti. “e guarda chi c'é” mi indicó un ragazzo leggermente più alto di me. Harry. “ma che fai!? Non indicare e abbassa la voce che ti sente” le tirai con forza il braccio. Poi mi voltai per sistemare le solite cose nell'armadietto lasciandola tornare a casa prima di me.

Sentivo i suoi occhi addosso. Mi sentivo osservata. Era imbarazzante e anche piacevole sapere che mi stava fissando. Poi bisbiglió qualcosa a Niall, quel suo amico biondo, il quale fece un sorriso malizioso a Harry dopo avermi vista e intuí che stessero parlando di me. Non sapevo se prenderla come una cosa negativa o positiva.

Mi passò accanto e mi salutó con un sorrisetto e un piccolo cenno della testa, io feci lo stesso anche se visibilmente imbarazzata. E uscì con il cuore a mille.

Ci avviammo entrambi alla fermata. Lui era dall'altra parte della strada, a sinistra e camminava deciso sul marciapiede, a testa bassa. E spesso i nostri sguardi si incrociavano.

Si sedette accanto a me, sulla stessa panchina, alla stessa fermata dell'autobus. Io non sapevo cosa fare e lui nemmeno. Giocava con le dita o con l'anello e potevo notare un filo di imbarazzo nei suoi occhi, che inizió a dissolversi quando vide le porte aprirsi.

Mi fece segno di salire per prima e lo ringraziai.

Gli unici due posti liberi. I nostri. Io osservavo la pioggia accanto al finestrino e lui batteva leggermente il piede sul tappetino mentre intrecciava le sue dita e guardava un punto fisso. Noi eravamo in silenzio, ma le nostri menti si parlavano, chiacchieravano. In realtà, entrambi, avremmo voluto usare le parole ma ci limitavamo a parlarci con la mente, con li sguardi, con i gesti, anche se piccoli. E anche quello mi bastava.

Scendemmo insieme e camminammo per un tratto fianco a fianco data la strada molto piccola e iniziai a maledire il tempo che mi aveva costretta a prendere la scorciatoia e fare la strada con lui. “che tempo...” mi scappó dalla bocca anche se a tono molto basso. Alzai la testa e portai una mano verso la spalla, per cercare di capire se stesse piovigginando o fosse solo una mia impressione. “giá... Mi impedisce di fare tutto, mi limita lo sentí dire ad un certo punto. Entrai in panico per un attimo, come avrei dovuto rispondere? “mi piace la pioggia, ma la mattina devo venire alla fermata a piedi e mi tocca correre” che risposta patetica. Lottie avresti potuto fare di meglio.

Sperai per un attimo che rispondesse e che la conversazione continuasse. “mi parlano molto bene di te... Lottie. Ci conosciamo solo di vista ma sembri simpatica” rispose dopo molto tempo: segno che anche lui non sapeva come rompere il ghiaccio. Continuavamo la conversazione nonostante alcune frasi fossero scollegate fra di loro. Era molto imbarazzante ma mi piaceva la situazione.

Finché non fui costretta a cambiare strada. Mi fermai ad un bivio. Indecisa se prendere la mia o continuare per la sua. Allora, per non sembrare troppo psicopatica, presi la mia e tornai a casa.

Aprí la porta usando le chiavi con delicatezza e la richiusi dietro di me per poi cacciare un sospiro una volta entrata a casa.


Ciauu sono Maria Aurora, nuova storiaa spero vi piacciaaa byee.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 09, 2018 ⏰

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