I provocatori, i soverchiatori, tutti coloro che, in qualunque modo, fanno torto altrui, sono rei, non solo del male che commettono, ma del pervertimento ancora a cui portano gli animi degli offesi.
Gli istigatori, i prepotenti e tutti coloro che in qualunque modo recano danno ad altri, sono colpevoli non sono del male che provocano ma anche della disonestà o corruzione a cui portano gli stessi che opprimono.
Manzoni in queste poche righe invita ad una profonda riflessione morale i suoi lettori.
Ciò che scrive può essere interpretato in due modi.
Innanzitutto afferma che non sono solo gli oppressori a esercitare violenza sui più deboli, bensì anche coloro che gli oppressori coinvolgono per raggiungere i loro scopi, poiché assecondano quel sistema ingiusto e terribile di cui i soverchiatori sono a capo, entrandone a far parte. Ciò è esattamente quello che è successo con Don Abbondio, lui invece di andar contro le vessazioni di Don Rodrigo, le ha alimentate e seppur non voleva ha favorito il circolo vizioso dell'odio e della violenza.
Inoltre, si può interpretare questa riflessione anche dal punto di vista del vessato stesso.
L'oppressore attraverso le sue sopraffazioni provoca la cattiva condotta di colui a cui va contro, come con Renzo, che da giovane pacifico e estraneo al sangue, come lo descrive Manzoni, dopo essere venuto a sapere il vero motivo dell'impossibilità di don Abbondio a celebrare il matrimonio, si trasforma in un giovane pieno d'odio e bramoso di vendetta. Ancora una volta il circolo vizioso dell'odio e dell violenza viene alimentato, poiché il debole, oppresso dal più forte, impara ad odiare a sua volta.

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riflessione manzoniana
Ficção HistóricaI provocatori, i soverchiatori, tutti coloro che, in qualunque modo, fanno torto altrui, sono rei, non solo del male che commettono, ma del pervertimento ancora a cui portano gli animi degli offesi.