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"Laura dai o faremo tardi" disse Carlo, il mio ragazzo.
"Arrivo" Risposi. Non riuscivo mai a stare un'attimo calma quando si trattava di Carlo, sembrava un orologio svizzero, aveva sempre tutto calcolato. Volevo pensare fosse davvero palloso ma stavamo insieme da quasi cinque anni e non potevo pensare questo del mio ragazzo, giusto?
"Scusami amore ma davvero, non riuscivo a trovare un paio di jeans decenti"
"Si si va bene, siamo già in ritardo però."
"È solo una festa Carlo..." dissi irritata
"La festa di laurea di mia sorella, ti sembra SOLO una festa? Puoi anche non venire"
Era parecchio irritato, ma come non esserlo, cercavo sempre di giustificarlo, se pur a volte sbagliando.
"Mi dispiace, non intendevo dire quello, lo sai" mi scusai
"L'importante è che siamo in macchina ora no?" Disse lui posando una mano sulla mia coscia.
"Certo" Risposi annunendo poco convinta.
"Comunque" continuò lui "A mia madre piacerebbe se ogni tanto ti vestissi, diciamo, da signorina ecco"
"Cosaa? Stai scherzando spero"
"Nient'affatto" disse lui.
"Fammi scendere" dissi
"Smettila di fare la bambina Laura, se non vuoi ti si dicano le cose in faccia fai pure."
"Ho detto, fammi scendere Carlo"
Fermò la macchina poco distante da casa mia. Scesi e iniziai a correre. Stavo per esplodere. Cercò di inseguirmi ma poi cessò, strano, in fin dei conti voleva andare a tutti i costi a quella stupida festa. Non che a me non facesse piacere, io e Alessia eravamo diventate parecchio amiche in tutti questi anni di pranzi a casa loro, ma quando è troppo è troppo.
Tornai a casa parecchio arrabbiata e come i miei mi videro entrare, stupiti mi domandarono cosa fosse successo, ma andai dritta verso la mia stanza.
Mi guardai allo specchio: cosa avevo che non andava?
Ero "alta" per così dire 1.60 m, avevo dei capelli lunghi biondi e occhi celesti. Avevo un fisico minuto ma con le forme al punto giusto. Mamma mi ripeteva sempre che non avrebbe potuto creare ragazza più bella di me, ma non ero per niente sicura del mio aspetto: mettevo sempre jeans e felpe larghe per vergogna sebbene mettessi le hogan per slanciare un pochino la mia figura. Mio fratello Giulio invece era davvero un bel ragazzo: alto, biondo, occhi azzurri e fisico da paura. Mia sorellina serena invece aveva solo 4 anni ma era tutto l'opposto di noi: mora, occhi verdi. A scuola venivo oscurata dalla figura perfetta di mio fratello, anche se poco mi importava, infatti non piace apparire, per questo non mi trucco mai. Vi starete chiedendo come faccia allora ad essere fidanzata con Carlo Castoni a questo punto, bhe: eravamo alle medie e a quei tempi ero un po' diversa da come sono ora.
Portavo sempre i capelli raccolti in una coda di cavallo perfetta e mettevo vestiti davvero troppo stretti. Ero la ragazzina più bella di tutta la scuola tant'è che i ragazzi mi scrivevano in molti e uno di quelli era Carlo Castoni: un anno più grande di me, biondo, occhi verdi e uno dei più popolari di Milano. A cosa poteva ambire di più una ragazzina di 12 anni? Niente ovviamente. Con lui era iniziata per gioco ma poi penso fosse nato davvero qualcosa perché da quel fatidico giorno di Ottobre, non ci eravamo mai più lasciati.
Entrò mio fratello a distogliermi dai miei pensieri che mi chiese se volessi cenare lo stesso con loro ma dissi di non avere fame.
"Lau stai dimagrendo a vista d'occhio, sta succedendo qualcosa?" Chiese lui
"Che palle Giulio sempre a rompere tu eh" dissi, chiudendogli la porta in faccia. Non sopportavo quando faceva il fratello apprensivo, non gli stava proprio bene quel ruolo. Sentii i miei confabulare dal salone su chi dovesse andare a parlarmi, ma dico io, le pareti di cosa erano fatte? Di carton gesso?. Arrivò mio padre che busso alla porta ma in mia risposta ricevette un giro di chiave. Entrai in bagno, per fortuna che avevo in camera, e mi feci un bagno caldo, accesi la musica e dopo un po' decisi di chiamare Francesca la mia migliore amica per sfogarmi.
"Lau sai che verrei da te all'istante ma la situazione in famiglia non me lo permette" disse lei parecchio dispiaciuta, per poi aggiungere "però se vuoi domani possiamo uscire a pranzo, ti va?"
"Certo" Risposi io "poi vediamo domani a scuola" aggiunsi.
"A domani" disse lei e chiuse la chiamata. Chissà cosa aveva combinato stavolta suo fratello, era un pericolo pubblico: andava per le strade a suonare la chitarra, quando i genitori avevano fatto di tutto per mandarlo all'università sebbene lui non volesse. Quel ragazzo era tanto bello quanto dannato: occhi e capelli scuri, mascella pronunciata e fisico da paura, poteva fare a gara con mio fratello se solo non fossero stati entrambi due cretini.
Uscii dalla vasca e mi misi il mio amato pigiama monocromo nero e accesi la TV, non prima di aver ritirato la chiave nella serratura. Mi addormentai pensando a come avrei potuto uccidere Carlo il giorno dopo per non avermi neanche mandato un messaggio dopo l'offesa che mi aveva recato.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 15, 2018 ⏰

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