-Francesco...Francesco...-
Lorenzo non riusciva a pronunciare altro che il suo nome, con voce strozzata e tremante.
Aveva gli occhi pieni di lacrime che premevano per uscire, la ferita al collo che continuava a sanguinare, ed una ben più dolorosa, apertasi nel suo cuore, come una voragine.
Suo fratello era morto per mano dell'uomo che ora gli stava davanti, e che voleva portare a termine il piano dei congiurati.
Francesco Pazzi appariva Terribile alla vista: imbrattato dello stesso sangue che scorreva nelle vene di Lorenzo, quello di Giuliano, il volto deformato dall'odio e dalla sete di vendetta, rabbioso.
-...Francesco...-
Non era più il suo Francesco.
Tuttavia, stava esitando nell'infliggere il colpo che lo avrebbe ricongiunto al fratello, mentre lui continuava ad indietreggiare, strisciando sul pavimento, invocando quel nome tanto amato e facendosi scudo con la mano.
La voce di Jacopo Pazzi rimbombò all'interno del Duomo, ormai praticamente vuoto: -UCCIDILO!-
Francesco sembrò riscuotersi dalla propria indecisione e in un attimo gli fu addosso, con un ringhio, come una bestia feroce.
Lorenzo scattò, senza sapere bene neanche lui come. Colpì l'altro alla gamba col pugnale, riuscì ad alzarsi e a correre, mentre l'altro rimaneva a terra, ferito.
Gli si fecero innanzi altri due uomini, che riuscì a colpire, liberandosi dalla loro presa.
-Giuliano...Giuliano...GIULIANO!-
Era così immobile, immerso in una pozzanghera rossa...
-LORENZO! LORENZO, ENTRA SUBITO NELLA SAGRESTIA! -
Francesco era tornato all'attacco, era ad un passo da lui e se non fosse stato per Clarice, probabilmente lo avrebbe preso.
Si erano barricati in sagrestia. Lorenzo piangeva, singhiozzava.
Ora invocava il fratello, gli chiedeva scusa, ora sussurrava il nome di Francesco.
Non riusciva a ragionare coerentemente.
Giuliano era morto, lo aveva visto; occhi vitrei, pallido, aveva dato a lui il suo coltello, rinunciando alla possibilità di difendersi, perché potesse salvarsi.
Francesco lo aveva pugnalato.
Era stato lui.
Lo aveva colpito ripetutamente, con rabbia.
Francesco.
-LORENZO! LORENZO!-
La sua voce.
-Esci fuori e arrenditi!-
Era un incubo, doveva esserlo.
Clarice stava cercando di lavargli la ferita, Lorenzo non capiva, sussultava ogni qualvolta Francesco lo chiamasse dall'altra parte della porta.
-No, no...no, ti prego. -
Non poteva essere vero tutto quello.La congiura era stata sventata, i congiurati arrestati; mancava all'appello solo Jacopo Pazzi.
Lorenzo sapeva che avrebbe dovuto condannare Francesco a morte.
Era un traditore, aveva strappato il fratello dalle braccia della vita e aveva cercato di fare lo stesso con lui.Lorenzo aveva tanto amato, ma mai nessuno gli aveva fatto provare emozioni simili a quelle scatenate in lui da Francesco Pazzi.
Fin da bambini, aveva avvertito il desiderio di proteggerlo dallo zio; una volta cresciuto aveva cercato il dialogo, l'amicizia, e aveva trovato il sesso: uno scontro verbale, iniziato in una taverna e dovuto al vino, era finito tra le lenzuola di una stanzetta squallida.
Jacopo aizzava continuamente Francesco contro di lui, facendo in modo che lo ritenesse la causa di ogni male della propria famiglia; i loro incontri erano casuali e dovuti più a frustrazione che ad un vero e proprio sentimento.
Dopo il primo agguato a Giuliano, quando Lorenzo lo aveva perdonato, avevano smesso di vedersi.
Francesco evitava il suo sguardo, era sfuggente.
Qualcosa era cambiato.
Lorenzo era riuscito poi a convincere Francesco a collaborare con lui, in seguito al matrimonio di Bianca e Guglielmo.
Lo aveva guardato come se lo vedesse per la prima volta.
Quella sera si erano incontrati ed anche in questa occasione, era stato diverso.
Francesco non lo aveva fatto suo con prepotenza, in piedi, contro una parete, mezzi vestiti e senza prepararlo a dovere.
Era stato stranamente pacato, delicato, quasi dolce.
Lorenzo non poté far altro che rispondere ai baci affamati, novità per i loro incontri, e cercare di imprimere nella memoria più dettagli possibili di quell'essere che lo stava conducendo in Paradiso, con le sue spinte ritmate e il suo sguardo penetrante.
I loro incontri erano diventati via via più regolari;
La sera successiva al battesimo del figlio di Lorenzo, cui Francesco aveva fatto da padrino, giacevano pigramente sul letto, scambiandosi baci, quasi come una coppia di sposi.
La voce bassa e roca di Francesco aveva invocato il nome di Lorenzo.
-Sì? -
-Voglio che sia tu. -
Inizialmente il giovane non sembrava capire, ma quando realizzò cosa stesse intendendo, fu oltremodo sorpreso.
-Ne sei certo? Non devi se non vuoi...non devi sentirti in dovere di...-
-Lo voglio, Lorenzo, ne sono certo. -
Francesco era un uomo di poche parole, ma quelle che pronunciava erano definitive.
Lorenzo prese a riempirlo di baci, lentamente, su tutto il corpo, lo preparò con cura ed entrò in lui con delicatezza, non volendo fargli del male.
Aspettò premurosamente che l'altro si abituasse all'intrusione, poi iniziò a muoversi.
Intrecciò le proprie dita con quelle di Francesco e durante l'intero amplesso gli sussurrò all'orecchio parole dolci, con voce resa roca dal piacere, confidandogli quanto fosse bello ai suoi occhi, continuando a baciarlo.
Quando raggiunsero l'orgasmo, non riuscì a trattenersi: -Francesco...ti amo. -Poco tempo dopo, Jacopo aveva rovinato tutto.
Aveva convinto Francesco che Lorenzo lo stesse usando, lui ci aveva creduto, era andato a casa Medici e aveva fatto una scenata.
-Francesco, ti prego, devi credermi. Io non ho architettato nulla contro di te! Resta qui, nostro nipote sta nascendo...quando sarà tutto finito avremo modo di parlarne.-
Francesco lo aveva guardato apparendo sia ferito che disgustato, ed era uscito.
Era convinto che gli avesse detto di amarlo solamente per usarlo.
Lorenzo era distrutto.
Da quel momento, gli aveva lanciato solo rapide occhiate.
Fino a quel mattino.
Fino a quando, fuori al Duomo, lo aveva abbracciato.
Lorenzo era sicuro che fosse riuscito a sentire il suo cuore battere all'impazzata.
Non poteva essere esplicito lì in pubblico, quindi si limitò a dirgli:
- Io...ho sempre voluto che noi fossimo amici, Francesco, ho sempre creduto che potessimo mettere pace tra le Nostre famiglie.-
-Lo saremo, lo faremo insieme. -
Gli aveva sorriso.
Lorenzo era felice come un bambino; forse avrebbero potuto farcela!I ricordi di Francesco ormai si mescolavano al grido atroce della madre, quando lo aveva visto colpire a morte Giuliano.
-Perché? Perché, Francesco?-
Non sapeva neanche lui come fosse giunto alla sua cella.
Era sull'orlo delle lacrime, riusciva a malapena a parlare.
-Io...-
-Vuoi dirmi che mi ami? Non prendermi in giro anche ora. -
-Hai ucciso mio fratello...il suo sangue è ancora sul tuo viso...-
-E stavo per uccidere anche te. -
-Perché, Francesco? -
Pazzi era seduto nell'angolo opposto alla porta, le gambe strette al petto con le braccia,incatenato al pavimento.
Lorenzo riusciva quasi a scorgere il bambino di cui aveva da sempre cercato l'affetto.
-Francesco...ti prego...-
-Smettila di cercare di illudermi. -
-Guarda cosa ci ha fatto Jacopo, come ci ha ridotto...-
-Jacopo mi ha solo aperto gli occhi. Mi hai usato, mi avresti buttato via quando ti sarei risultato inutile. -
-No...nonono, Francesco. -
-Io ti ho seguito come un cane, come un folle. Ha sempre avuto ragione Jacopo. -
Lorenzo aveva aperto la cella e si era fiondato dentro, senza riflettere.
Aveva preso Francesco per la camicia, lo aveva costretto ad alzarsi, lo aveva spinto al muro e aveva iniziato a sbraitargli contro, mentre ancora piangeva e quello lo guardava con occhi sgranati.
-Ti ha manipolato! È stato LUI, ad usarti! Giuliano era addirittura geloso di te, di quello che c'era tra noi! Francesco...come puoi dire che non ci sia stato nulla...che...non è stato reale...HAI UCCISO IL SANGUE DEL MIO SANGUE! TI RENDI CONTO CHE ADESSO MORIRAI ANCHE TU PER QUESTO? -
-Ti ho amato. -
Lorenzo, di getto, lo baciò, si allontanò e si chiuse la cella alle spalle.
-Io ti amo. -
Lasciò le prigioni senza voltarsi indietro.-Salviati e Francesco Pazzi vengano impiccati, dove tutti possano vederli. - Fu il suo ordine definitivo.
Francesco accettò la condanna senza battere ciglio.Lorenzo era andato personalmente a caccia di Jacopo, assieme a Sandro e alcuni uomini.
Una volta catturato, fecero ritorno al palazzo della Signoria.
Dentro sè, sperava di arrivare a cose fatte.
Salviati era già stato impiccato alla finestra; Francesco, invece, ebbe modo di vedere Lorenzo per l'ultima volta, prima di essere gettato nel vuoto.
Lorenzo, giunto in piazza, alzò lo sguardo proprio in quel momento.
Incontrò i suoi occhi.
Avvertì le sue ossa spezzarsi, come fossero le proprie.
Francesco era morto.