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2 settembreJungkook era solito osservare la sveglia sul comodino ogni notte. Osservava come le 04:59 scoccassero velocemente all'ora successiva, il cambio avveniva repentinamente e in maniera silenziosa, in quelle quattro mura che lacrimavano stanchezza e con esse lacrimavano anche gli occhi di Jungkook. Venivano portati allo stremo, segnati da aloni violacei appena sotto le ciglia sottili e gentili, delle crepe rossastre tracciavano invece con assiduo le sue pupille bianco perla. Una perla ammaccata e sporca, calpestata dai passi degli insensibili, l'avevano resa instabile.
La testa, non immune a tutto il caos silenzioso che percepiva all'interno, non trovava riposo. Il silenzio avrebbe potuto giovargli, ma quello che sentiva lui era più rumoroso delle parole. Aveva spostato lo sguardo al letto accanto e per la prima volta dopo mesi non era distratto solo dal chiarore della luna, ma anche dalla sagoma che abitava quelle lenzuola bianche, ruvide e spesse. Avrebbe dato qualsiasi cosa in quel momento pur di spezzare quell'agonia, quel silenzio, perfino sentir parlare Yoongi. In uno stato catatonico Jungkook vedeva se stesso all'interno della sua testa perdere il controllo e agitarsi, urla e lacrime, vedeva il mondo muoversi, le pareti crollare. Un anima fragile intrappolata all'interno di mura gelide quali erano il proprio corpo. In quella stanza non stava in realtà accadendo nulla, solo un respiro leggero si innalzava nell'aria dal letto accanto mentre Jungkook quasi tratteneva il respiro andando in apnea.Tutto ciò che vedeva era un piccolo viso dalle guance piene, la sua pelle appariva delicata come porcellana e le sue labbra rosee, sembravano essere state scolpite da un'artista. Il suo profilo mentre dormiva sembrava innocuo, ma appena il suo cuore pompava un po' di più tutta quella finta apparenza si annebbiava e di lui ne rimaneva solo quello che Yoongi stesso decideva a mostrare di se. Quei piccoli dettagli, in pochi secondi, si impressero nella mente di Jungkook e ritornò ad osservare la luna, un oggetto in quel momento insulso se messo a confronto con Yoongi. E la luna splendente saliva, e saliva, fino a quando lentamente la placca bluastra non iniziò a sbiadire. Dal fondo, dove nessuno mai era giunto, qualcosa di lucente stava crescendo; qualcosa che aveva portato vita ma che aveva anche il potere di toglierla. Lì, in fondo all'orizzonte, Jungkook si chiese se l'erba non risultasse arida, se un fiore in mezzo al nulla avesse la capacità di sbocciare sotto i raggi bollenti del sole o se qualcuno in quel momento stesse giacendo in orizzontale sul suolo perso tra la follia che si muoveva in linea all'interno della sua testa. Troppi 'se' stavano viaggiando in quel momento nella sua mente dolente, perdendo la cognizione del tempo e ignorando la sveglia suonare, come se quel suono fastidioso lo udisse appena e in lontananza. Quando il suono cessò, Jungkook non se ne accorse neppure ma non era stato lui a spegnerla.
«Che ci fai già sveglio?» Una voce roca si elevò dal letto affianco; era bassa, impastata dal sonno, ogni singola nota graffiava e vibrava la sua gola con rudezza. Jungkook voltò il viso appena solo per vedere Yoongi che, con gli occhi semiaperti, aveva allungato una mano per spegnere la sveglia.
«Non riuscivo a dormire.»
Yoongi non si era preso nemmeno il disturbo di ascoltare la sua insulsa risposta. Jungkook lo vide infatti alzarsi dal letto e dirigersi verso il bagno, non curandosi di nulla, neppure della sua esistenza. A Jungkook non importava, questo significava meno spiegazioni scomode da dare agli sconosciuti, ma il sospiro che gli sfuggì dalle labbra pallide subito dopo suggeriva il contrario. Forse era proprio Jungkook a volersi finalmente liberare di quel peso che aleggiava indifferente nel suo petto, forse era proprio lui ad avere l'intenzione di lasciar fuggire via qualche demone che risiedeva stabilmente da qualche mese dentro di se. Yoongi aveva fracassato in pezzi la possibilità di farlo.
Ritornato in camera, si sedette sul quel letto disfatto e si infilò il suo paio di anfibi con movimenti automatici. Il suo sguardo passò dai suoi lacci alla figura rannicchiata di Jungkook e quest'ultimo lo percepiva come se un accendino stesse riscaldando la sua pelle a pochi millimetri. Lo percepiva bene. Sentiva su di se il peso dei suoi occhi, si sentì il respiro mozzato e appena tentò di voltare il viso verso di lui, lo sguardo di Yoongi era ancora lì. Non era da lui provare disagio, ma gli occhi scuri, profondi e rabbuiati che stava fronteggiando in quel momento gli stavano trasmettendo una sensazione poco piacevole. Improvvisamente gli si era seccata la gola, voleva parlare ma aveva paura che le parole non sarebbero risuonate all'interno di questa. Aveva bisogno di acqua, di qualcosa di bagnato, niente di cui in quel momento aveva a disposizione. Arido, come il deserto.
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Ghiaccio su pietra
Fanfiction{yoonkook} "C'è un limite oltre il quale la sopportazione cessa di essere una virtù." ©autunnoallacannella / 2018