IL PETTIROSSO SANGUE

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Le ombre si muovono all'unisono, osservando le loro prede e il trofeo pendente: la graziosa donna. Il suo corpo dalle forme perfette ora pare un quarto di bue in una macelleria. Gli occhi vitrei ammirano il fallimento con disgusto e sussurrano: "E' solo colpa vostra."

I vetri giacciono infranti e annunciano la fine del carnevale. Non è più tempo per condividere ciance da bar. E' tempo di agire: Balthus esplode colpi alla cieca, illuminandosi il sentiero con una sequenza di flash odor di zolfo.
Strattona la maniglia. La porta è chiusa.

Will lo segue, facendolo sentire ancora in missione, quando la sua esistenza aveva un senso. Quando non era uno stupido ex-galeotto, bensì un degno servitore di Sua Serenità.

Chris ha i sensi disintegrati dall'esercito di pensieri che bussano alle porte dell'inconscio.

La freddezza di Nolan, maturata con anni e anni di cadaveri chiusi in buste sintetiche, spiana ogni tipo di timore e gli consente di comprendere la situazione. Prova condividere i suoi pensieri in un urlo.

Inutile.

L'adrenalina urla contro il cranio del missionario e risponde con odio a tutto ciò che tenta di insinuarsi nella sua mente: Oscurità, paura... e anche consigli.

La Fede non sempre è Luce e, per questo, non sempre è ragione.

Bang!... e poi un urlo. E' Nolan che crolla a terra sporcandosi del suo rosso nettare, dagli aromi di ferro.

Lo stesso ferro di cui era composta la porta che ha causato il rimbalzo poco atteso del calibro .50. Il colpo è passato di striscio, sufficiente a provocare immenso dolore. - La porta è aperta! - Questo è l'unico pensiero dell'ex-militare che vede l'incidente come un danno collaterale. Una delle tante uova rotte per ottenere la frittata della vittoria. Chris è pietrificato, ma il dolore dell'amico lo spinge a reagire: lo afferra per un braccio. - Andiamo! -

L'oscurità è una melma dalla quale è difficile divincolarsi, proprio come il terrore. L'una è estroflessione dell'altra.
Madre e figlia.
Maligne e incestuose.

La mano già forte di Balthus, acquisisce moltiplicata energia quando le sue labbra pronunciano una preghiera. La cantilena non ha molto effetto contro i demoni del buio, ma aiuta i compagni nel seguire il sentiero di una luce lontana.
Tutti fuori.

In un attimo, le scale vengono percorse a grandi balzi. Finalmente, la strada. L'aria, qui nei quartieri alti, pare più pulita... e probabilmente lo è.

Chris rimane interminabili minuti assorto, con occhi saettanti in cerca di qualcosa. Un segno dettato dall'universo. I compagni tentano in tutti i modi di farlo tornare in sé e, soprattutto, di nuovo dentro casa.

Nella casa dove Balthus, da qualche minuto, contemplava il fallimento.

Nessun morto.
Nessuna ragazza appesa.
Nessun mostro da uccidere in nome della fede.
Solo rabbia... per essere stato giocato ancora una volta dal Male.

Del resto, è così. - Dividi e conquista.- Pensa.

Una volta tornati tutti nell'appartamento, sconvolto dalla paura e dalle pallottole vaganti, la tensione scende e, finalmente, i pensieri iniziano a riordinarsi.

Gli indizi riaffiorano e un tatuaggio, raffigurante un pettirosso, è un graffito sulle pareti cerebrali di Chris: lo stesso pettirosso che lo osserva, in questo preciso istante, da un cavo dell'alta tensione, fuori dalla finestra. - Eccolo! -

- Dovrebbe essere estinto! - Esclama Nolan, ripensando ai vari compendi di studio riguardanti la Terra, il Dark Eden abbandonato da molti secoli.

Poco importa agli altri, che mordono il freno e tornano ad affrontare la notte che ammanta Luna City. Chris corre. Gli altri seguono senza comprendere il navigatore spirituale che sussurra alle orecchie del detective. Di quartiere in quartiere, di passerella in passerella, i segni del destino sono chiare indicazioni agli occhi del veggente. Infine si ferma, con il fiatone di un mantice da fucina: - E' qui. -

La banchina di un'azienda di trasporti, con diversi furgoni parcheggiati. Qualche finestra è illuminata: che siano gli stronzi o solo lavoratori ligi al proprio dovere?

Qualche esitazione ma è proprio il nemico a farsi avanti. Sparano, i figli di puttana.

Il Punitore del missionario legge preghiere di morte. Grani di metallo che fanno scoppiare testa e petto del primo bersaglio.

Sangue chiama sangue.

Urla e porte che sbattono dalla direzione opposta: dal basso. Fanno capolino alcuni uomini armati di ferri che parlano la stessa lingua di Balthus.

Il gruppo di investigatori risponde con manovre di accerchiamento, fino a che il prete non scarica tutto il suo caricatore sui nemici, occultati dall'angolo che conduce all'Inferno. La scala, sulla quale ora giacciono i corpi dei nemici, è la gola di una puttana e la porta è spalancata.

Un lungo corridoio. Una cantina. Una prigione per gli avversari della Corporazione.

Lo scontro riprende e Will quasi si fa ammazzare dalla raffica di un muso giallo che sventaglia piombo, ma il corridioo è stretto e viene raggiunto dal fuoco amico di Balthus, che lo ferisce lievemente alla gamba.

Il pilota dell'Impero ringrazia il Sacro Kevlar e poi la Luce.

L'odore del sangue pare dissiparsi quando, finalmente, i due ex-soldati scorgono la martire, un tempo bellissima e ora deturpata dagli aguzzini, poggiata su una vecchia sedia incrostata di dolore, come una bambola spezzata.

I due poliziotti non mantengono la posizione... e questo significa una mancata copertura del fronte opposto: - Come sta? - chiede Chris ancora elettrizzato dalla vittoria.

- Vi avevamo detto di mantenere la posizione, fottuti civiloidi! - Sputa Will nella lingua dei veterani.

Urla dall'esterno si disperdono nel corridoio. Stanno arrivando. Una sola porta li separa dalla fuga... ma è chiusa. Le lezioni di vita sono dure da comprendere e Chris spara contro la serratura di metallo. Risultato: il karma riflette il proiettile contro la gamba di Balthus. Il ferro battuto della porta lo devia nella sua carne.

- Cazzo! -

Ma almeno la porta è aperta, pensa Will.

Corrono dalle tenebre al grigio di una notte nuvolosa. Un furgone parcheggiato pare buona idea per infrangere l'ennesima legge. Aggressione, abuso di potere e ora, furto.

Il furgone parte, per manomissione da parte di Will, che sgasa come un teppista del ghetto. Le pallottole della gang raggiungono la lamiera, scoppiettando come popcorn in una pentola rovente. Sono salvi.

- La mia pistola! - esclama Balthus. - Ce l'ho qui con me, bello! - Rincuora Chris.

La notte è dell'Oscurità.
Gli uomini si uccidono, ancora una volta.
La giustizia appartiene al più spietato.

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