Certe notti

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A volte mi capita di aprire il diario e fissare quella pagina bianca per un tempo indefinito.

Ho migliaia di parole che mi vorticano nella testa, ma non riesco ad afferrarle.

Non riesco a fermare il loro moto perpetuo, formano frasi e poi si sgretolano, e più la mia penna picchietta sul foglio nervosamente, più quelle parole non ancora scritte mi fissano minacciosamente, facendomi sentire in difetto.

Come se dovessi scrivere necessariamente qualcosa. Ma purtroppo, sebbene le parole siano l'origine di tutto, non sempre riescono ad esprimere a pieno ciò che sentiamo, nel profondo.

Gli occhi, però, sono il mezzo più potente per interpretare quelle parole. Potrà suonare strano, detto così, ma certe parole così cariche di sentimenti si possono ascoltare solo con gli occhi.

Cammino col diario nella borsa, la forza di quelle parole non ancora scritte sembra trascinarmi via, verso un posto indefinito, un posto che forse conoscono solo loro.

È quasi sera, i lampioni man mano si accendono quasi come fossero sincronizzati coi miei passi, e mi sembra di essere in un video musicale.

A volte mi capita di fare come Amelié. Mi capita di pensare a cosa stiano facendo le persone in un determinato momento.

Io sto camminando, ma loro? Chissà quante persone proprio adesso stanno piangendo, quante stanno dando alla luce una nuova vita, quante si stanno lasciando, quante stanno facendo l'amore, e quante stanno semplicemente camminando, proprio come me.

L'aria fredda di Novembre mi ha arrossato le guance e la punta del naso. Tengo il collo nascosto in un giaccone celeste, gli occhi stretti a fessura e gli anfibi affondano noncuranti nelle piccole pozzanghere ai lati del marciapiede, sollevano schizzi d'acqua.

I pub ai lati della strada sono affollati, in questo venerdì sera così singolare.

Domani è Dicembre.

L'aria è impregnata di musiche natalizie che mi scaldano il cuore. I fili di luci intermittenti brillano sui cornicioni dei palazzi, le vetrine dei locali fanno sembrare le persone all'interno protagoniste di quadri animati.

Le loro bocche si muovono ma non producono nessun suono udibile dall'esterno, ed io mi diverto ad interpretarne il labiale.

Mi fermo ad osservare per qualche secondo i fili dei loro destini che si intrecciano, creando melodie nuove, parlandosi anche se loro sono in silenzio.

Vedo i fili delle loro anime fare una danza sconosciuta per ricongiungersi ed intrecciarsi, altri invece si allontanano con diffidenza. Eppure quei due ragazzi sembrano così affiatati.

Ma probabilmente il destino conosce già la direzione che prima o poi prenderanno, e nonostante quegli umani siano ignari di questa verità, i fili si sono già allontanati prima che possa succedere alcunché .

E poi ci sono fili che corrono per strada, formando sotto ai miei occhi increduli un groviglio enorme che si attorciglia sempre di più.

Non riesco più a visualizzarne gli estremi, ma loro sanno esattamente a chi appartengono.

Un po' come me.

Mi sfrego le mani gelate, le rinfilo in tasca e butto fuori una boccata d'aria che si tramuta in vapore.

Ma poi, una vetrina attira la mia attenzione. Piena di faretti dalla luce calda, un enorme albero bianco alto quasi due metri, decorato in oro e argento brilla festoso attraverso i vetri immacolati.

Some Nights || One ShotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora