Il colore del tempo

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Sporta al davanzale dell'universo riascoltavo dal bilico silenzioso le dolci note del tempo. La giovane amante del destino, componeva scaltra gli spartiti e le innumerevoli strade c'ogni anima avrebbe dovuto percorrere. In quello strapiombo di penombra capii ingenuamente che la mia esistenza non fu altro che un labirinto contorto tra le mani del fato. La dolce incantatrice la sfoggiava incastonata nel prezioso girocollo insieme ad innumerevoli altre storie ed essenze di vite passate che narravano i colori e i sapori di tempi lontani. Mi sporsi dalla sfarzosa colonna ed intravidi per pochi attimi la penna incantata che realizzò così tanti destini. Da tempo immaginavo la creatura che tratteggiasse le vie degli uomini, e in quell'istante placai finalmente questa sete di sapere . Pareva confusa ed amareggiata dalla mia presenza, ed io sfuggivo attentamente al suo sguardo sabbioso e contorto capace di tramutare in pietra i suoi sfidanti. Di fianco a lei, un'ampia finestra sul mondo degli uomini e al suolo una vasta matassa di carte, i destini contorti. Alla mia entrata una biglia al suo collo si illuminò di un lucciolio brillante come attirata dagli intricati colori della mia anima.
Della mia vita terrena non ereditai neppure il nome. Tutto cancellato dalla mia mente nella rinascita in questo luogo incredibile, talmente limpido e cortese da apparire ingenuo. Fin da subito fui una pagina bianca, slegata al peso di un tortuoso passato insormontabile. Nell'immenso piazzale principale sorgevano luminose  le Cascate Gorgoglianti che a un solo sorso delle loro acque bisbigliavano incredibili enigmi.Ovunque si volti lo sguardo un'avvolgente sensazione di completezza t' avvolge pienamente. Ognuno è solo i colori della sua anima e nessuno possiede nulla, ma al contempo possiede ogni cosa .Il tempo non scorre, sembra solamente essersi ghiacciato in un istante di perfezione. Il mondo tra le mie mani, ma mai ne ebbi a sufficienza. Un peso lacerante continuò ad opprimermi fino a marchiarmi d'oscurità. Fu per questo che decisi di rivolgermi all'autrice del mio piccolo mondo, giostraia d'ogni dettaglio.Lei avrebbe dovuto spiegarmi tutti i quesiti della mia esistenza e il perchè la mia anima stesse lentamente raffreddandosi a battito lento. Pretendevo risposte e la trama di una vita da cui ero stata privata. Chiedevo il diritto di poter concepire,magari rimpiagere, o saltanto provare qualcosa. Così uscì allo scoperto. Lei mi scrutava impegnata avvolta da una nuvola di scetticismo. <La vita è breve, l'arte è lunga, l'occasione sfuggevole,l'esperimento pericoloso>.
<Tutto ha un prezzo amore mio , ne sei ancora certa? >mi apostrofò maternamente <ovviamente> le sussurrai in un tremito d'incredulità . Sapeva tutto.
Afferrò il taccuino dall' ingombra scrivania e con la penna intrisa d'incertezza incise sulla carta parole fugaci. Delicata sfilò la biglia dal fulgente girocollo e al suo tocco si sciolse liberando nell'aria l'energia del tempo . Crepò la clessidra del mio passato, sommergendomi infine dei suoi bagliori natii . Non vi chiedo di capirmi, ma di comprendermi.
Mi svegliai di soprassalto , palpitante e in preda ad  un urlo  di terrore legato alla sconsolata amarezza di un pianto. Sola, confusa ed eternamente sperduta nell'oscurità di un silenzio giacevo supina . D'un tratto il sole, invadente che bussava alla persiana semiaperta investendomi  dei suoi aculei lucenti . Era mattina . Mi sporsi ad un nuovo giorno e scesi sulla piazza. Accerchiata da un vento di agrumi percepivo nell'aria una scarica di tempesta. Il cielo iniziò ad incupirsi ed impastarsi e rapidamente si scatenò una pioggia impetuosa. In pochi attimi sciami di visitatori si dileguarono tra un maneggiare svelto di ombrelli. Tra la nutrita folla  scorsi una ragazza longilinea dai lunghi capelli carbone e dagli occhi penetranti. Portava un cappello color bianco d'uovo che posava sul capo con estrema eleganza e un ombrellino roseo dal manico prezioso che sempre la protesse  dall'oscurità . Armoniosa s'incamminò verso le sfumature del crepuscolo cullata dal lieto battito della pioggia. Si voltò fugace mostrandomi un  sorriso aspramente disinteressato .Mi avvicinai sempre di più a lei che nel mentre parve dileguarsi tra le accavallate strade della piazza.D'un tratto la raggiunsi.Ancora lei.Un suono acuto d'intermittenza mi travolse in un turbinio di palpitazioni e un farfallio di ricordi. Riassaporavo disgustata quelle sensazioni , quel dolore, quell'assoluta voglia di piangere infinitamente. Avvolta da questo folle cataclisma emotivo avevo la sensazione di osservarmi al di fuori della mia scocca mortale, da un limbo senza loco. D'un tratto caddi nello scivolo dei miei pensieri fino a vedermi annegare in un oceano smeraldo. <Vergogna!>  bisbigliavano il vento e il mare in un inusuale orchestra sonora. Le  acque si stavano agitando, avvertivo le onde buttarmi a fondo e il vento fendere tagliente il mio corpo. Soffocavo inerme ai salati schiaffi che continuai ad imbarcare. Cadde il buio e il mio respiro strozzato si dibatteva vano verso un'agognata salvezza. Cedevo così alle braccia oscure di quel fondale inesplorato.Caddi sconsolata in un urlo insaziabile e disperato. Mi svegliai in una stanza d'ospedale, completamente sola e ricoperta dalle mie stesse lacrime. Lei entrò nella stanza, prese una sigaretta dalla mia borsa e si sedette sulla poltroncina senape al lato del letto.Mi squadrava silenziosa avvolta dalla sua candida nuvola lucente. Percepivo la fiamma delle sue sensazioni avvolgermi e stritolarmi in un abbraccio soffocante. I suoi occhi penetranti mi guardavano confusi. Spense la sigaretta frettolosamente nel polveroso posacenere di coccio e si avvicinò a me in un'aria calma e compassionevole. Pose le mani sulla mia fronte. Al suo tocco sfiorai i colori del tempo e la sua tela speziata. I miei occhi straripanti di lacrime sorridevano di una gioia immensa. Rivedevo il mio mondo bambino stringermi amorevolmente. La mia casa, le mie distese infinite ,lo sguardo dei miei famigliari dolce e cortese. Correvo verso il mio mondo da tempo sperduto riassaporando il sapore dei miei giorni di amorevole spensieratezza. Il mio nido infantile parve stringermi e proteggermi sotto le sue nobili ali nuovamente, e d'un tratto ero di nuovo una signora. Poi tutto scomparve, dissolto nell'ombra e ripiombato nel buio. Nuovamente in ospedale  confusa ed amareggiata, travolta da un lume di speranza che si era improvvisamente spento. Si allontanò e parve sparire. Sentivo il fruscio del tempo scorrere nuovamente sul mio corpo. Riaffioravano ricordi che credevo pienamente dissolti nei brulli campi della mia mente. Degustavo l'aroma del mio passato e le fragranti cascate dei miei ricordi. Una dolce amara  malinconia mi annebbiò la mente. La mia famiglia, la mia casa, la mia vita. Tutto era finito. Il mio traballante mondo bambino mi ero sfrecciato davanti e non avrei mai potuto farne ritorno. Ero bandita da un amore inequivocabile, ma completamente disgustato dalla violazione del mio corpo. Marchiata per sempre dal disonore della carne.  Una vittima carceriera della realtà, costretta a fuggire senza voltarsi indietro.Per tutti adesso ero la giovane vedova tesoriera di una bambina. Rimaneva in sordina la realtà dello stupro, le mie 'medicine' speciali e tutto il dolore che il mio cuore rigettava. Il terrore della mia famiglia di macchiare la loro trapunta immacolata mi convinse stupidamente di essere una persona terribile . C'erano giorni in cui non potevo guardare mia figlia negli occhi senza che dalla filmoteca dei miei ricordi più oscuri non fuggisse quella scena, ma ovviamente niente era più importante dell'onore. Rivivevo quelle mie urla strozzate e percepivo  ogni singola lacrima scorrermi sul viso. Un implacabile senso d'impurezza rimaneva indelebile sul mio corpo esausto e contaminato.Un incessante frastuono di giudizio pareva stritolarmi e schiacciarmi in una morsa costante. Mai comprenderò questa sorte pedinatrice né questo mondo che rilascia la solita pena a vittime e criminali. Mi ammutolisco, riascolto tutto quel dolore e i ricordi che evocano le sue parole e nel mentre sul mio corpo scorre una pioggia di malinconia.Mi sento sperduta nel labirinto dell'universo senza nessuno che voglia realmente ritrovarmi. Resto comunque sempre sola nel monologo di un silenzio o tra il chiasso della folla.Comunemente inerme e delicata prossima ad una lapidazione di accuse in un sistema impossibile. Una farfalla dai colori di piuma imprigionata in una campana di vetro dalla quale le sue velati ali non potranno mai farla fuggire. Chi sono? Sono semplicemente io, il risultato dei miei lunghi passi e del percorso che vanno a formare. Sono una figlia, una madre, ma soprattutto una donna, da troppo tempo triturata dalle fauci ingrate di questo  mondo.È giunto il momento che la terra tremi e che cambi il suo moto che da troppo tempo ci  intrappola . Ascolto l'eco del vento che mi sussurra respiri di vita e luci di paesi lontani che non rivedrò. Sospiro. Tutto, niente, infinitamente nuda dinnanzi ai volti del silenzio.

L'urlo del silenzioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora