Lo specchio dell'anima

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La signora Amalfitani, incoronata dai primi bagliori mattutini usava aggirarsi tra le ampie ale della villetta ordinando ai suoi dipendenti, con un fare elegante da direttrice d'orchestra. 
Al suo risveglio pareva che insieme a lei l'intera abitazione si animasse improvvisamente.Un palpitante  aroma di caffè si spargeva ovunque cucito agli avvolgenti profumi di confettura.Io, semplicemente affascinata dal suo essere sia donna che il capitano di quel vascello, la contemplavo silenziosa . Con un dolce accenno di trucco accarezzava il filo di perle  e si scostava rapida la bronzea chioma  stringendola nel  laccio brillante. 
Una casa la mia ,talmente speciale e consapevole, da dimenticarsi talvolta delle origini carnali e di elevarsi d'un tratto all' onnipotenza. I miei genitori, molto distinti e rispettati avevano la brillante capacità di mostrarsi candidi di fronte a chiunque li avesse dinnanzi. L'unica figlia di un matrimonio tardivo, complicato nato per interesse e nobiltà che distrusse lentamente entrambi. Nella notte più profonda dalle pareti sottili traspirava comunemente il pianto angosciato di mia madre nell'aspettare il marito sempre più in ritardo. Al suo rientro sbottonato, storto e confuso lei non aggiunse mai niente. Spegnava la bajour a lato del letto e  chiudeva finalmente gli occhi aspettando il nuovo giorno. Appena sveglia era come se nulla fosse capitato ed ordinava severa ai suoi dipendenti mascherando il dolore e il malcontento che i suoi genitori la costrinsero ad accettare. Un'aria pesante e quel frastuono di  odio silenzioso  riempiva le pareti e  torturava gli animi. Questa realtà d'implacabile dolore spariva d'un tratto tra le persone, che erano sinceramente  convinte che la nostra vita fosse un modello imitabile. Una ricchezza, unicamente materiale e capitalistica che mai riuscì a sanare le falle di un matrimonio senza fondamenta.

Il signor Amalfitani era un uomo slanciato dai ricci capelli brizzolati, dalla carnagione olivastra e da uno sguardo maliziosamente turchese. Nonostante i vizi che si concedesse fu  sempre visto di buon occhio e severamente rispettato  grazie alla fortuna che ereditò in precedenza dal padre. Un rispetto e una devozione che solo il denaro può concedere innalzando una persona al di sopra di chiunque altro. A nessuno importa  realmente la provenienza del denaro né la sua moralità, l'importante è averlo tra le mani e saperlo spendere. Gestiva una ricercata azienda tessile immischiata in troppo rumore e poca chiarezza in cui mai volli c'entrare. Dopo che delegava la sua squadra di fabbricanti ne usciva ed era solitamente impegnato in commissioni di lavoro che vagavano dalla visita di case chiuse alla ricerca,talvolta, di nuova clientela. Amava l'effetto che la sua posizione e il suo conto bancario affermava sulle persone che lo attornavano crogiolandosi infine in una puntuale auto soddisfazione.  A suo avviso credeva nel matrimonio e ai doveri che ne derivassero, ma sentiva  l'altruistico ed irrefrenabile desiderio di coprire i turni dei suoi dipendenti anche a notte fonda ,quando la fabbrica era  chiusa. Profondamente radicato a valori per lui imprescindibili dettava la sua visione con autorevolezza come un fedele funzionario del fascio. Non cadeva mai in errore, era semplicemente distratto, o le persone al suo fianco non concepivano il suo punto di vista ovviamente superiore.

Io invece ero solo una ragazzina, con ben pochi freni e con un'adulta visione della nostra vita. Ho sempre rimpianto quella bolla di sapone tipica dei bambini che offusca la loro vista proteggendoli dalla realtà. Ho sempre guardato il mondo chiaramente con lo sguardo della donna che sono adesso giudiziosamente coinvolta dalla mia sensibilità. Ricercavo costante delle attenzioni che ricevevo prontamente dalla Signora Maria, la mia tata e la mia reale figura materna. Seppure mia madre fosse presente era come inesistente, persa tra i reami dei suoi problemi e i turbamenti della sua vita. Non credo neanche di poterla incolpare nè di poterla definire disattenta o crudele solamente distratta ,una spettatrice della vita che nel mentre le scorreva dinnanzi. Vedevo il mondo in bianco e nero incorniciando le persone in un' analisi attenta. In breve sapevo cosa significasse diffidare dai giudici di circostanza che non esitano difronte alla soddisfazione di esprimere una loro opinione personale. Non cedevo ai complimenti o alle domande curiose circondavo e terminavo le discussioni schiettamente.Ero unicamente interessata alla ricerca di una tranquillità stabile che potesse contenere e placare la mia insoddisfazione. Sentivo sulla pelle il ruggito feroce della rabbia e del pensiero costante di non comprendere a pieno quello che nella mia vita capitasse. Cercai di placare questa irrefrenabile sensazione focalizzandomi nello studio e nell'apprendimento costante dell'arte e della filosofia. Mi avvicinai ai crucci e ai dilemmi della storia dell'uomo e alle visioni complesse che li rappresentarono. Compresi visioni affini e differenti e mi sporsi al cammino della conoscenza. Questo scenario che andai costruendomi modellò la mia vita introducendola alla chiarezza. Impiegavo le mie ore scoprendo ed avvicinandomi a luoghi mai visitati, ma che percepii vicini e concreti. Mi ritrovavo d'un tratto nella Grecia Antica e l'attimo seguente tra l'immensità delle Fiandre. Il mondo era sul mio palmo e il mio cuore fremeva nella quantità di argomenti che riuscì ad assimilare. Mi sentivo legata ad un filo storico srotolato lungo migliaia di anni che pareva tessere i pensieri e le evoluzioni del cuore battente della vita umana. Respirai a pieno quel bagliore di speranza nello scorrere barbugliante di riflessioni e possibilità di un futuro differente. Avrei dovuto seguire i severi binari del matriarcato attraversando ogni tappa che esso offrisse,ma ero incantata difronte ad una rotta alternativa,una deviazione inaspettata verso l'emancipazione. Percepivo le mie origini e i lucenti sentieri che si cementavano all'orizzonte.

Teresa, ingenua rincorreva i suoi passi, incastrata  da una vita che non potè vivere. Con gli occhi bassi traeva le somme della sua vita mentre il vento le scompigliava i boccoli cenere. La mattina riconosceva a stento la signora dietro allo specchio ricercando tra le pieghe del suo volto i suoi occhi vispi e il suo sorriso malizioso. Mille lei sgomitavano per una voce. Da troppo tempo le avevano tappato la bocca. Aveva bisogno di parlare e liberarsi dai suoi pesi. La tradiva il suo sguardo, avvolto di una furia pacata che si diluiva nei suoi modi delicati e il suo sorriso convincente.

'La mia vita è dolore. Avrei solamente il desiderio di piangere ed urlare fino a quando la mia anima piena di risentimento iniziasse a smacchiarsi. Odio sentirmi fragile e vulnerabile e vorrei che tutto il mondo si voltasse quando mostro le mie emozioni e i tradimenti di una vita dalla mia famiglia. Chiudo gli occhi e rivedo mia sorella che mi guarda e mi saluta spavalda. Mi sento fremere. Se ne va  rendendomi schiava dell'uomo che lei avrebbe dovuto sposare. Questa non è la mia vita. Non può essere. Voglio sparire.'

' Sta bene signora?' 

' Si, ovviamente. Stavo solo pensando.'

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 14, 2020 ⏰

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