Sola al mondo, abbandonata da tutti..

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Perché a me perché devo essere io a soffrire, vorrei solo avere qualcuno..qualcuno con cui condividere le mie emozioni, ma sono sola e lo sarò per sempre...

Mi chiamo Alison ho 15 anni sono una ragazza normale, o almeno lo ero, avevo tanti amici che mi volevano bene, una famiglia, una bella casa, ma ora non ho più niente mi hanno abbandonato tutti, a nessuno interessa più di me, i miei genitori se ne sono andati dimenticandosi di me, o forse è quello che voglio farmi credere..

Avevo dei sogni: diventare una cantante, vivere in una mega villa..ma è cambiato tutto da quel fatidico giorno, è cambiata ogni cosa.

Era un giorno come gli altri, la mattina mi alzai presto come sempre, feci colazione con latte e cereali e uscii di casa per andare a scuola, mentre camminavo mi voltai e vidi a qualche metro di distanza da me un bambino, stava lì fermo in mezzo alla strada a guardare una casa così mi avvicinai. Era biondo, occhi azzurrissimi e guance arrossate.

"Ehi piccolino cosa c'è?" non rispose.. "Ehi va tutto bene?" annuì, "come ti chiami?" Quando ebbi finito di formulare la domanda i suoi occhi si sbarrarono, aprì la bocca ma non disse niente; notai che aveva in mano una corda tutta colorata. "Ehi piccolo vuoi che vada a chiamare i tuoi genitori? Mi sembri spaventato.." Dopo 2 minuti di assoluto silenzio parlò "ho dovuto farlo.. Andava fatto, erano cattivi con me" "cosa hai fatto? Chi era cattivo con te?" "Mamma e papà.. Ho dovuto farlo.." A quel punto lasciò cadere la corda..

Sentii la polizia arrivare parcheggiarono davanti alla casa, scesero tutti velocemente ma feci in tempo a fermare un poliziotto "cos'è successo?" chiesi, "è stato denunciato un omicidio, sono morte 2 persone per strangolamento.." "O mio dio.." A quel punto mi ricordai LA CORDA! Mi voltai ma il bambino non era più lì, mi guardai attorno e lo vidi in cima alla stradina; mi misi a correre più veloce che potevo così da raggiungerlo, eravamo arrivati in cima a una collinetta da lassù si vedeva tutta la città lo vidi lì fermo "PERCHÉ LO HAI FATTO, PERCHÉ LI HAI UCCISI?" "Te l'ho già detto il perché:erano cattivi..e la vuoi sapere un'altra cosa non mi dispiace di averlo fatto..non mi dispiace per niente" Detto questo si buttò giù nello strapiombo; cominciai ad urlare, le persone e la polizia accorsero subito, continuavo a guardare fissa lo strapiombo così tutti andarono a vedere cos'era successo, ma non videro niente, intanto le lacrime continuavano a scendermi sulle guance; <<come può essere sparito, io l'ho visto buttarsi giù, deve essere morto per forza>>; un uomo mi prese il braccio delicatamente e mi accompagnò in macchina.

Mi ritrovai in commissariato davanti a me c'era un poliziotto la sua bocca continuava a muoversi ma io non sentivo niente, non riuscivo neanche a parlare. Chiamarono i miei genitori che vennero subito di corsa, ma sapevo perfettamente che l'avevano fatto perché glielo aveva detto Isaac, mio fratello, loro lo adoravano, lui era il figlio perfetto, il primogenito, il più bravo in tutto..io invece ero solo "l'incidente", non contavo niente per loro.

Comunque erano qui, ma vedevo già la faccia di mia madre delusa e schifata, e quella di mio padre arrabbiata e lui già pronta farmi una ramanzina, ma tanto non sarebbe servito a niente, ero abituata a essere sgridata, anche se era una piccola cosa loro la ingigantivano sempre, ma per fortuna a mio fratello qualcosa importava, lui era sempre gentile e disponibile, lo sapeva che mamma e papà se la prendevano sempre con me anche ingiustamente, ed è per questo che forse era sempre fuori di casa; oramai lui era grande aveva già 19 anni.

Ma questa volta no, era rimasto a casa a curare il cane che era molto malato, adorava quel cane, più di tutti, non riusciva a stare lontano da lui, infatti di solito non esce mai senza di lui.

Ma io ero ancora lì a guardare il vuoto senza sentire o dire niente, una poliziotta mi porto un bicchiere di thè che mi fece subito sentire meglio, infatti riuscii ad udire il telefono della centrale squillare, ma le uniche parole che sentii furono "omicidio..ragazzo..19..via dell'erica.." <<o mio dio ma è dove abito io>> pensai; mi alzai di scatto facendo cadere la sedia e mi misi a correre, corsi per 3 isolati senza mai fermarmi, arrivai davanti a casa mia, era circondata da poliziotti, ne vidi uno uscire da casa portava una barella e sopra di essa c'era un corpo coperto da un telo bianco da cui si riusciva a scorgere solo un braccio e.. <<o mio dio è il braccialetto di mio fratello che gli ho regalato 2 anni fa, o mio dio>> mi buttai a terra cadendo sulle ginocchia, sappi di essermi fatta male, ma non me ne importò.Continuai solo a guardare il corpo inerme di mio fratello allontanarsi sempre più da me,e quasi non mi accorsi delle delle lacrime che iniziarono a scendere sul mio viso.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 05, 2014 ⏰

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