Capitolo 6

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Sulla panca in marmo di fianco all'ingresso principale della casa era seduto un ragazzo e ai suoi piedi stavano due trolley, uno di piccole dimensione e l'altro più grande.

«Cosa ci fa lui qui?» disse Aidan tra i denti, parlando nella sua lingua madre, ma stavamo camminando così vicino che riuscii a sentirlo e capirlo.

«Chi è?» chiesi incuriosita, guardando lo sconosciuto che si alzava dalla panca e ci veniva incontro con un sorriso a trentadue denti.

Non avevo idea di chi fosse, ma su una cosa ero certa: era bello come un dio greco. Era poco più alto di Aidan, aveva le spalle larghe, il fisico di chi faceva sport da sempre, i capelli corti castano chiaro e gli occhi azzurri.

Il ragazzo si sporse per abbracciare Aidan, poi mi porse la mano.

«Lia, questo è Nathan, mio cugino» disse il padrone di casa in italiano.

L'altro mi strinse la mano, mi rivolse un sorriso amichevole e poi cominciò a parlare velocemente in una lingua di cui non capii nemmeno una sillaba, figurarsi una parola.

Rimasi esterrefatta e muta. Mi era sembrato che Nathan mi avesse chiesto qualcosa, ma avrebbe potuto benissimo insultarmi che per me non avrebbe fatto nessuna differenza.

Mi voltai verso Aidan, la mano ancora imprigionata nella stretta di Nathan. «Che lingua ha parlato tuo cugino, di preciso?»

Il mio nuovo conoscente non la smetteva di fissarmi, come se si aspettasse una risposta da parte mia.

Aidan invece mi tirò per un polso e liberò la mia mano.

«A Nate piace fare lo spiritoso. Quindi ogni volta che gli presento una persona qui in Italia fa finta di saper parlare solo il gaelico. Divertente, no?»

Scoppiai a ridere, non tanto per lo scherzo di Nathan, ma più per l'espressione contrariata di Aidan.

«Anche io ho riso le prime cinque volte. Poi però è diventato noioso, se non addirittura fastidioso.»

«Comunque per alcune persone qui risulterebbe incomprensibile anche l'inglese» osservai, parlando a Nathan, proprio in quella lingua.

Continuammo a conversare per un po' e facemmo conoscenza. Il mio inglese non era perfetto, ma ci capivamo.

Aveva ventotto anni e lavorava per l'azienda di famiglia. Mi raccontò che era appena arrivato dall'Irlanda e che intendeva trascorrere qualche mese in Italia. Quando si parlò di dove avrebbe alloggiato, stavamo sorseggiando del té freddo nella bella cucina della tenuta.

Mi presi un attimo per osservare quella stanza stupenda, i mobili dall'aria antica e pregiata ma anche familiare. Non mi sembrava vero che da quel momento in poi avrei vissuto lì. Certo, non sapevo ancora per quanto, né avevo idea di come fosse vivere con un uomo, visto che con il mio ex non avevamo neanche fatto in tempo ad andare a vivere insieme. Inoltre Aidan era un tipo così imprevedibile, così...

Quanto era sexy quando si arrabbiava e urlava contro qualcuno.

Un attimo, cosa mi ero persa mentre ero immersa nei miei pensieri? Perché Aidan stava urlando in quel modo contro il cugino? Soprattutto, erano passati al gaelico, quindi anche volendo non ci avrei potuto capire un'acca. Ricordavo di aver letto una volta che era raro trovare giovani che parlassero quella lingua, possibile che li incontrassi tutti io?

Quelli che si stavano rivolgendo in quel momento sembravano degli insulti e pensai che non ci avrebbero messo molto a passare alle mani. Stavo per intervenire, chiedendo loro di tranquillizzarsi, quando entrambi si voltarono verso di me.

Non ricordavo di avere mai avuto due paia di occhi appartenenti a ragazzi così belli puntati addosso nello stesso momento. Proprio mai, nemmeno nei miei sogni più proibiti. Mi chiesi se la mia vita negli ultimi giorni non fosse diventata un reality e un regista svitato mi stesse sottoponendo per qualche bizzarro esperimento a situazioni quasi surreali.

Nathan si rivolse a me, grazie al cielo tornando all'inglese, domandandomi: «Cosa ne penseresti se durante il mio soggiorno in Italia stessi qui alla tenuta con te e Aidan?»

Rimasi interdetta, perché non mi sentivo in diritto di compiere una scelta del genere. Sarei stata ospite in casa altrui, la tenuta non mi apparteneva, non potevo essere io l'ago della bilancia.

Il padrone di casa diede una pacca sulla spalla al cugino, non proprio un gesto amichevole, poi sbottò, in italiano: «Adesso puoi anche piantarla con la commedia, Nate!»

L'altro aggrottò la fronte, con l'espressione di chi non capiva la lingua.

Aidan imprecò in inglese, visibilmente irritato dal comportamento del cugino. Era chiaro che quei due non andavano proprio d'amore e d'accordo. Da una parte sarei stata curiosa di vederli sotto lo stesso tetto e non solo da un punto di vista fisico. Sarebbe stato divertente vedere Aidan snervato dalle provocazioni del cugino. Non proprio la migliore delle vendette, ma già qualcosa.

«Lia, questo coglione continua a prendersi gioco di te. Parla un italiano ancora migliore del mio, dato che è nato e cresciuto qui in Italia!»

Nathan scoppiò a ridere, poi mi rivolse un sorriso complice ed esclamò: « È stato divertente, no? Pensa come ci divertiremo se rimarrò a vivere qui con voi. Questa tenuta è troppo grande per sole due persone. Convinci tu questo rompiscatole!»

***

Ciao a tutti!

Ci tengo a scusarmi per il ritardo nell'aggiornare, ma ultimamente ho avuto pochissimo tempo per scrivere. Non volevo lasciare la storia ferma troppo a lungo, quindi ho deciso che d'ora in poi pubblicherò anche capitoli più brevi, come questo.

Spero che vi sia piaciuto e vi ringrazio per i vostri commenti sulla parte precedente.

Magari avrete già capito quale domanda intendo porvi. Eccola:

VOLETE CHE LIA ESPRIMA UN SUO PARERE PER QUANTO RIGUARDA LA RICHIESTA DI NATHAN DI ANDARE A VIVERE ALLA TENUTA? SE SÌ, PRENDEREBBE LE PARTI DI AIDAN O DI NATHAN?

Come sempre vi lascio una settimana di tempo per farmi sapere le vostre risposte, per quanto riguarda l'aggiornamento, spero di riuscire a farvelo leggere con tempi minori rispetto a quest'ultimo. Se avete suggerimenti o richieste riguardo alla trama, fatemelo sapere. Anche una scena in particolare che vi piacerebbe leggere. Sarei felice di accontentarvi!

Grazie ancora di tutto,

alla prossima!

Maria C Scribacchina



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