Questa è la storia di una ragazza di origini Pakistane, di nome Laiba.
Arrivò in Italia all'età di 14 anni.
Il suo paese vietava alle ragazze di continuare gli studi dopo le elementari, quindi il primo giorno di superiori si sentì molto spaesata.
Sia per il fatto di non sapere la lingua, sia per la paura di essere cacciata con la forza.
Aveva i capelli scuri, non molto lunghi ma nemmeno molto corti, due occhi castano chiaro e un paio di occhiali neri.
Per l'inizio della scuola indossò una gonna che arrivava a metà gamba, con sotto un paio di leggins neri, un paio di scarpe adidas nere e una felpa, ovviamente, nera che copriva una maglietta a maniche corte bianca.
Passò il primo giorno nel suo banco, nessuno le venne a parlare, i suoi compagni la ignorarono per paura di non capirla, lei stava male, molto male.
Arrivare in una piccola cittadina dall'altra parte del mondo, frequentare una cosa da lei proibita, essere esclusa, beh, non le fu d'aiuto.
Tornata a casa prese il libro di grammatica italiana e iniziò a imparare l'alfabeto.
I segni erani difficili, ognuno diverso dall'altro e di certo non le risultava facile scrivere da sinistra a destra.
Dopo una giornata passata sui libri si diresse verso la cucina per mangiare qualcosa.
Incontrò sua madre che non esitò a chiederle se le piaceva la classe.
Lei mentì; non voleva far stare male colei che l'ha creata.
Disse che le piaceva molto, che durante l'intervallo parlò in inglese con tre ragazze, erano molto simpatiche.
Ma in verità la classe non le piaceva affatto.
I compagni la ignorarono, nessuno volle parlare con lei, non aveva nemmeno un vicino di banco.
Laiba sperava con tutto il cuore che il giorno seguente qualcuno si sarebbe seduto di fianco a lei, almeno per chiaccherare un pochino e scoprire il posto.
Varcò l'ingresso della scuola per la seconda volta, entrò in classe e si sistemò.
Dopo due minuti una ragazza dagli occhi scuri, capelli lunghi e di un castano nocciola che le ricordava le castagne autunnali,
le toccò la spalla destra, facendole una domanda in italiano.
Lei non capì. Non aveva ancora imparato la lingua, solo l'alfabeto.
Giulia, così si chiamava la ragazza, le domandò in inglese se poteva sedersi di fianco a lei.
Quelle parole le rallegralono il cuore, ovviamente accettò.
La lezione passò più velocemente con una compagna di banco.
Era contenta, ogni tanto guardò Giulia, sorridendole.
Laiba sprizzava gioia da tutti i pori, e si vedeva.
Al suono dell'intervallo Giulia uscì dalla classe. Laiba si rattristò, ma dopo un paio di minuti Giulia entrò con due pacchetti di crecker in mano.
Li dividettero.
Alla fine dell'intervallo arrivò il bidello e disse che, dato che la prof non c'era, potevano anche andare a casa.
Giulia propose a Laiba di venire a casa sua, almeno ripassavano francese per la verifica; Laiba accettò.
Da quel momento potevano definirsi amiche.
Iniziarono a vedersi fuori scuola, andare in giro, divertirsi e Laiba non pensava al resto della classe.
Giulia era una persona magnifica, in grado di farti dimenticare tutto il resto.
I mesi passarono e la loro amicizia diventò sempre più forte quando, un giorno, Giulia stette male durante la notte.
Fu ricoverata in ospedale, ma per lei c'era poco da fare.
Morì in una giornata di metà Febbraio.
Appena Laiba lo scoprì, stette talmente male da saltare una settimana di scuola, non riusciva a credere che Giulia se ne fosse andata.
Le seguenti settimane furono molto brutte per Laiba, iniziarono a prenderla nuovamente in giro, ad escluderla e a insultarla. In più soffrì molto per la morte di Giulia.
Nonostante tutto andò regolarmente a scuola, si impegnò moltissimo per prendere ottimi voti in ogni materia, proprio come faceva Giulia.
Un giorno di fine Aprile un suo compagno la aggredì fisicamente durante l'intervallo, iniziò a picchiarla molto forte, fino a che lei svenne.
Si risvegliò in ospedale, attaccata ad una flebo.
Intorno a lei c'era un'infermiera e un poliziotto.
Con calma spiegò l'accaduto per filo e per segno, partendo dal primo giorno di scuola.
Raccontò di quando nessuno si sedette vicino a lei, di tutte le volte che Giulia l'aveva difesa, di tutte le offese e fece vedere un libretto.
Questo libretto conteneva tutte le volte che era stata offesa da ciascun compagno.
La polizia decise di agire e parlare con i genitori, i quali non erano al corrente di tutto ciò.
Parlarono anche con i professori, che in tutto questo periodo continuavano a ripetere agli alunni di quanto uno possa stare male dopo un'offesa.
Parlarono anche con i ragazzi, i quali darono una risposta fuori dal comune: hanno fatto soffrire così tanto la compagna per le sue origini.
Questo era razzismo puro.
Presero provvedimenti: parlarono coi genitori dei ragazzi, anche loro affermarono di non sapere niente e di essere completamente delusi dal comportamento dei figli, ma questo non cambiò la situazione.
Laiba subì atti di razzismo e i colpevoli dovevano essere puniti.
Il giorno seguente, quando entrò in classe, si accorse che molti suoi compagni di classe furono assenti.
Non diede molta importanza, capitava molto spesso.
Durante la seconda ora entrò un professore e fece un discorso sull'uguaglianza alla classe.
Disse testuali parole: "In questa classe ho visto episodi di razzismo, questo non deve più succedere dato che siamo tutti diversi e ognuno di noi potrebbe essere preso in giro per qualcosa. Non dobbiamo promuovere il razzismo, dobbiamo affrontarlo. Se vedete episodi del genere, chiamate la polizia, fate qualcosa. Non statevene fermi. Agite. Potete salvare una vita umana. Avete sempre in mano quel telefono, usatelo per chiamare la polizia. Non statevene fermi. Chi di questa classe ha compiuto atti di razzismo ora è stato punito.
Questo non deve più succedere.
Se subite atti di razzismo, parlatene con qualcuno. Con i vostri genitori, con degli amici, con i professori.
Parlatene."
Laiba fu molto contenta di questo gesto.
Passò i giorni seguenti tranquillamente, nessuno più la prendeva in giro o picchiava.
Potè finalmente essere felice.ImSusyRavenClaw
Mary_Jo_Mercury_07
TheRainDog
_MrsPadfoot
SolJackson394
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Uguaglianza: davvero l'abbiamo raggiunta?
Ngẫu nhiênOne-shot sui diritti all'uguaglianza. Siamo nel 2018 e ci sono ancora molte persone discrimitate per caratteristiche considerate "diverse" oppure "strane". No, non si parla solo di Lgbt+, dato che non sono gli unici ad essere discriminati. Questo li...