Eccoci qui. È primavera, con i suoi fiori, colori, profumi. Dolori.
Si.
Perché in primavera sento di più la mancanza. Ricordo che lui è andato via. È salito sul treno ed è volato oltre la collina, verso il mare. Dove io non posso andare.
Il mio migliore amico. La mia anima stellare.
Noi che siamo due stelle che brillano insieme, alla stessa intensità.
Eravamo.
Perché poi suo padre ha cambiato lavoro e me lo ha portato via. Forse non per sempre, ma a dieci anni anche solo un giorno è un per sempre, se non sei con le
persone a cui vuoi bene.
E di persone che mi vogliono bene ne sono rimaste poche ormai.
L’orfanatrofio dove vivo dalla morte della nonna è ben tenuto, caldo, accogliente. Le suore sono gentili e ci lasciano giocare liberi.
Però io non mi sento mai libera.Sono una dei più grandi qui. L’altro giorno Suor Chiara è venuta da me, mentre leggevo sotto il
melo in giardino. Dalla sua faccia ho capito che non era contenta di dovermi fare quel discorso.
Mi ha detto che purtroppo le mie chance di essere adottata si stanno riducendo sempre più. Perché più divento grande, meno sono carina agli occhi dei miei possibili genitori.
Beh, grazie Suor C. questo lo avevo capito anche da sola.
Sono piccola, non stupida.
Non posso andare al mare. Per me è così la vita. Piccola prigione.
Al mare lui c’è. Mi rincorre sulla sabbia e insieme facciamo le costruzioni. A volte mangiamo il
gelato.
Ma questo è solo un sogno.
Il mio sogno oltre l’orizzonte.Un anno. Un altro. E poi un altro ancora. Prima o poi potrò andare.
Libera. Forte e libera.
Salirò sul treno e volerò anche io oltre la collina.
Lui mi aspetterà. E finalmente giocheremo ancora insieme.
È già passato un anno da quando è partito. Mi ha chiamato, ma non è la stessa cosa.
Altri bambini vanno. Altri che vengono. Mi piacciono quelli piccoli piccoli. Non sono difficili da capire.
Piangono. Hanno fame. Piangono. Sono stanchi. Non mi danno fastidio le loro lacrime.
Io non piango. Lascio che siano loro a farlo per me.Vado a scuola. Come se nulla fosse cambiato. Eppure la mia vita mi sembra sfuggire, messa sottosopra in un secondo.
Guardo il banco accanto a me, vuoto. Privo della vita e felicità che prima lo circondava.
La mia materia preferita è lettura. Che non è una vera materia. La mia scuola ha una biblioteca fantastica. È il mio rifugio, da sempre. Mi perdo nelle pagine dei libri, ogni storia mi porta via.
E sogno. Troppo spesso a occhi aperti e quando mi risveglio cado pesante verso terra. Ma non smetterei o rinuncerei per nulla al mondo.
Beh, forse per lui potrei. Per un po’.Vado avanti. Ho undici anni oggi.
Suor Adele, grande capo della tribù degli orfanelli, mi ha promesso una sorpresa. Perché sono stata brava.
Non riesco a trovare la forza di giocare come prima. Arrampicarmi sugli alberi, cercare di raggiungere la cima, non è più divertente, se da sotto non senti le urla della tua stella, che ti incita a salire di più, perché sa che comunque vincerai.
Piccola scimmia. Così mi chiamava. Perché la prima volta gli sono apparsa alle spalle, appesa a testa in giù dall’albero che era il suo rifugio. Ogni bimbo ne ha uno. Di rifugio intendo. Anche i bambini in apparenza felici. La sorpresa di sicuro non me l’aspetto. Così ha detto Suor Adele, invitandomi a vestirmi bene.
Per festeggiare. E mi vesto al meglio, perché Suor Adele è sempre stata buona con me. Tutte loro lo sono state.
In un attimo di nuovo la mia vita cambia.
Troppo grande, diceva Suor C. Beh, si sbagliava.Eccomi qui, posto nuovo, vita nuova. Ho una camera tutta per me ora. È gialla e accogliente, però non riesco a dormire la notte, tutta
sola.
Quando ho conosciuto i miei nuovi genitori, speravo che fosse il destino, che grazie a loro mi sarei
avvicinata al mare.
Quanto mi sbagliavo. Ma si dice che la speranza sia l’ultima a morire. O qualcosa del genere. Abito in montagna ora. Qui tutto è fatto di legno, o ricoperto di legno.
Mi piace.
È tranquillo, pacifico. Quasi libero. Ma lontano.
Anna è gentile. È bella e profuma di buono. Rose, credo, perché mi ricordano il roseto dell’orfanatrofio. Paolo credo sia spaventato da me. Oppure non ha idea di come parlarmi. Perciò sta in silenzio. Va bene. Anche io non parlo molto.
Potrei essere felice. Ci proverò. Perché l’ho promesso, quel giorno. Quando lui mi ha abbracciato e salutato.
Un sussurro nell’orecchio.Nuova scuola.
Non pensavo di sentire tanto la mancanza di quel banco vuoto accanto a me. Appena entrata mi guardano tutti. Ovvio, sono la ragazza nuova.
Immagino cosa pensano. Ma non indovineranno mai.
Nella pausa cerco la biblioteca. Mi manca la mia nicchia nella vecchia scuola e il sorriso di Bianca,
la bibliotecaria, che mi faceva mangiare i biscotti della merenda sul divano nell’angolo lettura,
dove non dovevo.
Anna mi viene a prendere. Le chiedo della biblioteca pubblica, in quella della scuola non c’era il
mio libro. Lei mi porta in libreria. Compra quello che ti piace, riempiamo gli scaffali, mi dice.
Non me lo faccio dire due volte. E sorrido, davvero felice.Un altro anno è passato. Sono felice.
L’altro ieri ho chiamato Anna mamma. Le si sono riempiti gli occhi di lacrime. Lei e Paolo sono i miei angeli. Mi hanno organizzato una sorpresa per il compleanno.
L’ultima è stata bella, per cui non vedo l’ora.
Mi sveglio in macchina, i finestrini oscurati dalle sciarpe. Non mi dicono dove andiamo, ma sorridono. Sorrido anche io. Dopo un po’ però sono stufa di aspettare. Allora Mamma mi fa fare un gioco con la musica.
Non mi accorgo del tempo che passa e siamo arrivati. Scendo dalla macchina di corsa e non credo a quello che vedo: il mare.
Davanti a me.
Mi giro, incredula. I miei angeli sorridono, un gesto per andare avanti.
Piano faccio un passo, poi due, tre. Corro.
Ho i piedi in acqua.
E rido. A pieni polmoni, urlo felice e salto ovunque.
Mi giro, cercando mamma e papà.
Mi blocco.
Perché lì c’è lui.
La mia anima stellare.
Il mio sogno ha superato l’orizzonte. È qui.> Scritto in occasione del concorso letterario Sara Sanna 2018
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Dream
Short StoryEcco una raccolta dei miei spunti, le mie idee e tutti quei "primi capitoli" che scrivo fin da bambina, nei momenti bui, chiari e persi, ma che, proprio perché la mia fantasia corre più veloce delle mie dita sulla tastiera, non ho mai il tempo per p...