E questo sarebbe l'Inferno?

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Nell'enorme ed al tempo stesso minuscola nave del Disagio si sentì un'aria natalizia, un'aria diversa dal solito e marcio olezzo di Disagio e "carbonara" olandese. Tutta la ciurma aveva addobbato la decadente nave con stelline, nastrini e palline natalizie. Sotto la nave avevano poi attaccato un enorme pino, che con la sua voce da doppiatore continuava a dire:
-Buon Natale! Ma perché questi pensano più agli addobbi che alla manutenzione di questa bagnarola?
-Silenzio!
Disse una voce seguita da un fortissimo colpo.
Era proprio lui: Barbascura X.
Colui che ha affrontato uno stormo (si, uno stormo) di panda che sparavano zanzare dagli occhi, le quali parassitavano Nino d'Angelo che con la sua voce rese milioni di gattini dei gattini zombie. Un esercito imbattibile all'apparenza, ma Barbascura li fermò tutti urlando:
-CHE AL MERCATO MIO PADRE COMPRÒ!
Tutto quell'esercito cessò di esistere e...
-Ma che stai a fare? Questa non doveva essere una storia di Natale?
Mi disse Barbascura. Scusate se ho divagato.
Dicevo, Barbascura soleva osservare l'orizzonte sulla prua con il suo sguardo fiero. In mano teneva la sua leggendaria valigia, impossibile da trasportare e piena di scotch di un marrone scuro; usata per richiamare l'attenzione.
Poi nell'oceano infinito del Disagio vide a malapena una strana figura.
-Ludwig cos'è quella cosa?
Chiese al busto di Beethoven che stava di vedetta, ma non ricevette risposta.
-Ludwig? Ah giusto.
Così andò a prendere il suo costume da dinosauro per nuotare nel mare del Disagio. Lo indossò e si buttò a capofitto canticchiando:
-Naufragar m'è salato in questo mar!
Raggiunse finalmente la figura uman...
-Ma cosa stai dicendo? Chi sei tu?
Io mi voltai, e lui mi vide.
-E perché hai la maschera di Steve Jobs?
-Per non mostrare il mio volto, a proposito sono il narratore di questa storia.
Barbascura tentò di eseguire un facepalm, ma non ci riuscì perché la testa del dinosauro era troppo alta. Poi io lo riconobbi.
-Ma tu sei Barbascura X!
-Ti prego, non dirlo!
Soggiunse il capitano. Ma in preda all'emozione sussurrai ciò che non dovetti mai sussurrare.
-BRAN!
Improvvisamente si aprì sotto di noi un'enorme voragine, e la caduta fu inevitabile.
-Ma questa non doveva essere una storia a tema natalizio?
-Infatti è così. A proposito mi chiamo Adracme.
-Ti chiami come?
Chiese una volta atterrato nell'Inferno.
-Ma questo è il buio più totale!
Soggiunsi sorpreso.
-E ci credo. È l'inferno. Ma da quando sono andato ad Epinàl nulla può più spaventarmi!
-Ma non si vede niente!
Dissi io spaventato.
-Biascica apri tutto!
Urlò Barbascura. L'illumimaziome passò in un millisecondo dal buio pesto ad una forte luce smarmellata.
Ora dovrei descrivere l'Inferno come una selva oscura, Pisa vituperio delle genti, la bocca sollevò dal fiero pasto una pizza all'ananas eccetera eccetera.  Ma siccome è una storia natalizia quì l'Inferno è una cittadina allegra i cui addobbi degli alberi sono uomini appesi a testa in giù; e la cittadina è popolata da bambini forzati ad essere felici di ricevere come regali pigiami color divisa da paziente di ospedale.
-C'è solo una persona che può farci uscire da quì.
Dissi convinto. Ed estrassi un registratore (quantistico).
Poi lo accesi dicendo la parola che pochi oltre alla persona che l'ha concepita sanno pronunciare.
-Detetragrammatizzazione!
Il registratore scomparve.
-Ma che hai fatto? Che era quella cosa, la detraret...
-Ho chiesto aiuto all'unica persona che può arrivare quì senza problemi. Sperando non abbia impegni. Ma sì, è un filosofo/youtuber/studente di medicina/scrittore/semidio. Non avrà poi così tanti impegni!

Da ora in poi sappiate che tutti gli oggetti che compariranno saranno quantistici.

Intorno all'enorme fortezza eretta in mezzo al paradiso apparve un gigantesco albero addobbato.
Lo studio all'interno della fortezza era anchesso addobbato.
Accanto alla porta c'era il corpo appeso a testa in giù del Dittatore, usato come appendino. Dal lato opposto un enorme quadro raffigurante Mentana guardava l'appendino quasi con soddisfazione. Tutta la stanza era piena di palline, nastri e addobbi. Sulla scrivania c'era un vasetto pieno di anime di commentatori, se ascoltaste attentamente riuscireste ad udire le loro vocine stridulanti:
-Marrtebbianche ma quando faraei la filosofiae de codde ghiasse? Ecsedeecsede.
Accanto a quel vaso c'era la scatola in cui era contenuto il gatto di Mortebianca; un giorno ebbe una discussione con un bambino perché sosteneva che lì dentro ci fosse una pecora.
In mezzo alla scrivania c'era il computer di Mortebianca: che mostrava la schermata di gioco di Half Life tre.
Ed intanto ci giocava lui: Mortebianca, il Re del Sud. Era vestito, chi l'avrebbe mai detto, tutto di bianco. Con il suo cappuccio che gli copriva il volto. (Insomma, il suo avatar di Youtube.)
Una volta conclusa la partita si alzò e si voltò.
Dietro la sua scrivania c'era una finestra che mostrava cento enormi punti uniti tutti da un filo conduttore.
Lui guardò soddisfatto ciò che aveva scritto in tanti anni. Poi vide con la coda dell'occhio materializzarsi sulla sua scrivania un registratore.
-Santo Platone! Chi è proprio oggi rompe i coglio...
TO BE CONTINUED...

Il Disagio quantistico natalizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora