chapter two

3 0 0
                                    

Gli allenamenti quella sera terminavano un ora prima; c'erano stati dei problemi con l'impianto di riscaldamento e finalmente qualcuno arriva a salvarci dalla morte per ipotermia. Avrei voluto trascorrere la serata a studiare per rimettermi in pari ma mio padre mi aveva proposto di andare a cena da "Japanese Vibes" il mio ristorante giapponese preferito e non potevo rifiutare. Finiti gli allenamenti, mi rilassai sotto la doccia e mi preparai per uscire; passai il mascara fra le ciglia e stesi il rossetto bordeaux sulle labbra.
Non mi piaceva truccarmi tanto; la mattina preferivo dormire quei venti minuti in più che applicare creme varie sulla mia faccia.
Avevo appuntamento con mio padre direttamente al ristorante, e approfittati per fare una passeggiata. Il vengo scompigliava i miei lunghi capelli biondi, mi strinsi nella pelliccia e accelerai il passo.
L'Upper East Side era, a parer mio, il quartiere più bello di New York, anche per la sua ubicazione: facilmente raggiungibili erano Manhattan, Central Park, la 5th Avenue, la 59th street, la 96th street e l'East River, ovvero i posti più belli di tutta New York. Io abitavo a Park Avenue, e quello era per me il posto più bello del mondo. Grattacieli, enormi palazzi e costruzioni altisonanti, una meraviglia per la vista.

Avevo sempre abitato a New York: quando c'era ancora la mamma abitavamo a Flatbush, nel distretto di Brooklyn, una bella zona residenziale con villette e aree verdi

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

Avevo sempre abitato a New York: quando c'era ancora la mamma abitavamo a Flatbush, nel distretto di Brooklyn, una bella zona residenziale con villette e aree verdi. Quando ci ha abbandonato, io e papà siamo andati a stare un po' dai nonni, che abitavano a Manhattan; una volta che papà ha guadagnato una posizione di rilievo al lavoro che gli permetteva l'acquisto di una casa, ci siamo trasferiti a Park Avenue per comodità. Non potevo immaginarmi in un'altra città che non era New York; quando ero piccolina sognavo di visitare l'Italia, e visto che i soldi non erano tanti, papà mi portava a Little Italy. La gente lì é meravigliosa, tutti mi raccontavano delle storie delle loro città e mi facevano assaggiare piatti della tradizione. Avevo imparato ad amare il Colosseo e la carbonara, gli Uffizi e la bistecca alla fiorentina, il Duomo e il risotto alla milanese, Castel Dell'Ovo e la Pizza. Non potevo desiderare un posto migliore dove vivere.
Il "Japanese Vibes" era un locale moderno all'avanguardia, con scritte in neon in rilievo sulle pareti. La mia preferita era "But first sushi". Mio padre sedeva esattamente sotto la scritta, sorridente e bello come il sole, la camicia azzurrina metteva in risalto i suoi occhi meravigliosi. Di una cosa ero sicura: non avrei mai amato nessun uomo come amo mio padre. "Eccomi" esclamai stampando un bacio sulla sua guancia e sedendomi sulla sedia di fronte alla sua.
"Cenetta romantica con la mia fidanzata" scherza baciandomi la mano.
Cominciammo ad ordinare dal tablet, il mio stomaco brontolava. Assaporai lentamente gli hosomaki e mi lasciai cullare dal sapore paradisiaco dei ravioli al vapore. I gamberi in tempura erano croccanti e deliziosi al punto giusto. "Come é andata la giornata?" mi domanda. "Ho preso una A a filosofia e una B+ a chimica, mentre a danza tutto bene, il Maestro ci ha montato una variazione del Terzo Atto di Kiki, quello che abbiamo visto a Parigi" esclamai soddisfatta. "Complimenti piccola" esclama mandandomi un bacio.
"La tua invece?" gli domando.
Mio padre si irrigidì, lasciando cadere le bacchette sul tavolo. "Che succede?" domandai preoccupata. "Devo dirti una cosa" borbotta.
Annuì. "Stamattina il capo mi ha convocato nel suo ufficio, mi ha annunciato che hanno aperto una nuova filiale dell'azienda a Tokyo e vogliono assumere personale del posto e necessitano un capo che sappia far loro le linee guida giuste. Hanno scelto me. Tra tre settimane devo trasferirmi"
Quelle parole furono peggio di un pugno in pieno stomaco. "Però c'è un'altra cosa"borbotta.
"Peggio di così non può essere" pensai.
"Mi ha chiamato tua madre stamattina" sussurra con la voce strozzata.
Le lacrime iniziarono a rotolare lungo le guance.
"Si é rifatta una vita, adesso vive in centro a San Diego, ha un compagno e una figlia" la voce strozzata dalle lacrime mi faceva sentire ancora più in colpa. "Mi ha chiesto di te e le ho raccontato della tua vita. Delle soddisfazioni che mi fai a danza, a scuola e in ogni ambito della tua vita. Che sei una ragazza stupenda, gentile e disponibile" Afferrai la mano di mio padre e la strinsi forte.
"Vuole vederti e fare la madre. Mi ha chiesto se avresti potuto stare da lei per un po', prima di risponderle ho parlato con l'avvocato. Lei ha pieni diritti su di te e può richiedere la tua custodia quando vuole"
Respirai profondamente ed aumentai la stretta.
"Sarebbe troppo per te venire in Giappone, apprendere una nuova lingua, il fuso orario, una nuova cultura e uno stile di vita differente"
"Potrei andare dalle zie, o dai nonni, sono sicura che i Carden sarebbero disposti ad accompagnarmi a teatro, come i Russell o i Morgan" tentai.
"Lei é tua madre. Sarebbe giusto che tu passassi del tempo con lei" sussurra.
"Dove cazzo era mia madre quando avevo bisogno di lei? Dov'era quando avevo l'appendicite? Dov'era in ogni singolo momento della mia vita? La considero un estranea."
"Non ci sono altre opzioni; sarebbe troppo per te trasferirti in Giappone e non puoi chiedermi di rinunciare al lavoro. Non c'é altra scelta"
Asciugai le lacrime ed annuì. La decisione era già stata presa ed io non potevo farci nulla.
"Va bene, possiamo trovare una scuola di danza importante a San Diego?" domandai.
Mio padre scoppiò a ridere e si tamponò gli occhi. "Domani iniziamo a cercare una buona scuola di danza" ridacchia mio padre.
Annuì e mi concentrai sulla cena.
Non ero mai stata in California, ma avrei tanto voluto visitarla. Finimmo di cenare e tornammo a casa. "Voglio assaggiare un pezzo della torta al rabarbaro" esclama mio padre.
"Vuoi anche tu?" mi domanda dalla cucina.
"Un pezzo piccolo" esclamo salendo le scale.
Andai in bagno e mi accasciai sul pavimento con la schiena poggiata al muro.
Non avevo nemmeno la forza e la voglia di piangere. Non potevo considerare Monica mia madre, ne ora ne mai. Passai un dischetto di cotone imbevuto sul viso ed applicai il siero.
Avevo sofferto di una brutta allergia durate l'infanzia e per evitare eventuali ritorni poco graditi, dovevo prendermi cura della mia pelle.
Indossai il pigiama e pettinai i capelli.
Tra pochi giorni avrei compiuto diciassette anni, la festa per il mio compleanno avrebbe coinciso con la festa d'addio. Cambiare scuola all'ultimo anno non era l'idea migliore del mondo, ma evidentemente doveva andare così.
Mio padre bussò alla porta della mia camera.
"Domani chiamerò Monica" mi comunica porgendomi il piatto con la fetta di torta.
Lo ringraziai e gli augurai buona notte.
La torta era buonissima, dolce e fragrante al punto giusto. Accesi il computer ed aggiornai la mia pagina instagram. Postai una foto scattata questa estate durante la vacanza in Europa.
Pochi minuti più tardi crollai nelle braccia di Morfeo, sognando la California e quei pochi ricordi sbiaditi che avevo di Monica.
Quella mattina, nonostante fosse sabato, la sveglia suonò abbastanza presto, incirca alle nove. Avevo appuntamento con Michelle, Abby, Riley e Kate in centro per acquistare i vestiti per la mia festa. Lucy sicuramente era ancora sbronza per la festa di ieri sera.
Indossai una gonna a vita alta nera e un top che lasciava nude spalle e pancia di colore bianco. Avevo ancora un po' di abbronzatura grazie alla settimana negli Hamptons prima dell'inizio della scuola.
Scesi al piano di sotto e trovai mio padre seduto in soggiorno che smanettava con il computer. "Buongiorno principessa" mi saluta dalla sua postazione. "Buongiorno anche a te" rispondo stampandogli un bacio sulla guancia.
"C'é del caffè in cucina, ma penso sia freddo" mi dice mio padre. "Non ti preoccupare, vado a fare colazione con le ragazze da Starbucks e poi andiamo a scegliere il vestito per venerdì" esclamo. "Mark atterra alle sei al JFK, l'appuntamento é per le sette a casa di zia" mi informa papà. " Stamane Monica mi ha chiamato al telefono" aggiunse. Il mio cuore subì una battuta d'arresto a quel nome. "Novità?" domando tentando di mantenere un tono calmo e controllato. "Hai l'aereo sabato mattina alle sette, io verrò con te e starò in città fini a mercoledì e poi torno a casa per prepararmi alla partenza" mormora mio padre. I miei occhi si riempirono di lacrime. Non ero pronta a lasciare tutta la mia vita, la mia New York, le mie amiche, la North, il NYCB e Sean; ora che le cose sembravano procedere per il verso giusto. Quest'ultimo mi aveva appena scritto se potevamo incontrarci questo pomeriggio per passare un po' di tempo insieme, anche solo cinque minuti. "Sei proprio sicuro papà?" esclamo. "Posso venire a Tokyo con te, tra l'altro ho sempre desiderato visitare il Giappone" continuo.
"Tesoro, esclama mio padre alzandosi e raggiungendo in cucina, tu sei tutta la mia vita, l'unica cosa giusta che ho fatto, ma sarebbe troppo anche per me. Non voglio privarti di nulla, ed è normale che tu adesso provi a creare un rapporto con tua madre" annuì.
"Ci sentiremo tutti i giorni, verrò a trovarti spessissimo e non salteremo un compleanno, un natale, le vacanze di primavera e tutti gli avvenimenti importanti di questo mondo. Io sono tuo padre, e lo sarò per sempre, anche dall'altra parte del mondo e ricorda che in qualsiasi momento tu vorrai, io sono pronto a prendere il primo aereo per venire da te"
Le sue braccia mi strinsero in un abbraccio e mi lasciai cullare dal suono della sua voce. Mio padre era l'uomo della mia vita e lo sarebbe stato per sempre.
Avevo appuntamento con le ragazze a Times Square per poi andare insieme a fare shopping. Il mio compleanno era venerdì: la location della festa era la villa di mio zio, attualmente disabitata poiché era fuori per lavoro a Dubai.
Mia zia e mia cugina l'avrebbero addobbata a festa, sistemato il buffet e la zona drink e allestito lo spazio esterno con luci, lanterne e candele per ricreare in atmosfera magica.
"Buongiorno Ally" esclamano le ragazze non appena entrai da Starbucks.
Sorrisi. Avevano già ordinato, conoscendo i miei gusti; cappuccino con latte di soia e un muffin al mirtillo. In quel momento un alone di tristezza si palesò in me; l'idea che, tra una settimana, questi momenti assieme sarebbero stati solo un ricordo mi faceva sentire sola.
Eravamo così belle e felici insieme. Dovevo trovare il momento giusto per parlare di questa cosa, prima della festa. Oggi poteva essere l'occasione giusta.
"Hai qualche idea sul vestito?" mi domanda Riley non appena entrammo in un negozio.
Scossi la testa e mi concentrai sulla miriade di vestiti appesi alle loro grucce.
"Ho l'impressione che trascorreremo tutta la mattinata qui" mormora Kate ammaliata da tanta bellezza.
"Ciao ragazza posso darvi una mano?" esclama la commessa, una certa Rebecca, come riportato dal cartellino appuntato sul suo petto.
Annuimmo e le spiegammo la situazione.
Cinque minuti più tardi torno con le braccia colme di vestiti e ne consegnó tre per ognuna.
"Provateli e fatemi sapere cosa ne pensate" esclama spingendoci nei camerini.
Il primo abito era color Tiffany, con un dettaglio di brillantini all'altezza della cintura, stupendo ma non mi convinceva più di tanto.
Il secondo era rosa acceso, neanche lo provai per quanto non sopporti questo colore.
Rimasi incantata dall'ultimo vestito: un abito lungo bianco con uno scollo profondo sulla schiena e uno spacco sulla coscia. Mi guardai allo specchio e rimasi incantata dalla bellezza del vestito. Inviai le foto che avevo scattato con i due abiti a mio padre per sentire un suo parere. Una volta uscita dal camerino per poco non scoppiai a piangere dalla gioia. Io e le ragazze vestivamo lo stesso modello di abito in colori diversi: rosa per Abby, color tiffany per Michelle, nero per Riley e rosso per Kate. Ci riunimmo in un abbraccio forte e Rebecca ci scattò di nascosto una foto. Uscimmo dal negozio ed entrammo in un locale per mangiare qualcosa. Ordinammo club sandwich, toast con avocado e bacon e insalate varie. Il pranzo era delizioso e, una volta finito, ordinammo una porzione di torta al cioccolato da dividere. Era arrivato il momento.
"Ragazze vi devo dire una cosa" esordì tra le risa e le chiacchiere generali. Una volta ottenuta la loro attenzione le parole erano come un fiume in piena ed io non ero in grado di fermarle. Mentre parlavo le lacrime scendevano copiose e una volta terminato mi resi conto di avere tutto il volto bagnato da esse. "Noi non ti lasceremo andare" mormora Michelle. "Saremo sempre noi e questo non cambierà" esclama Kate. "Grazie ragazze non potete capire quanto siete importanti per me" esclamo. Continuammo a parlare del più e del meno finché il telefono sul tavolo non vibrò.
Era un messaggio di Sean. "Sono qui fuori"
Mostrai il telefono alle ragazze che iniziarono a ridacchiare. "Alza il tuo bel di dietro e vai da lui" esclama Abby. Salutai le ragazze e uscì al locale. Era così bello, nella sua polo azzurra abbinata ai suoi occhi meravigliosi.
"Principessa"esclama stampandomi un bacio sulla guancia. "Ei" mormorai ricambiando l'abbraccio. "Ti va se andiamo a fare un giro?" mi domanda. Annuì e il suo braccio circondò le mie spalle. Sean era un ragazzo incantevole; mi portò a Central Park e ci sedemmo sotto ad un grande albero. "Ti devo dire una cosa" esclamo.
"Sono pronto" mi sorride.
Avevo la salivazione azzerata ed evitando mezzi termini o giri di parole inutili gli spiegai la situazione. I suoi occhi azzurri luccicavano. Mi strinse in un abbraccio forte. "Tu mi piaci tanto, inutile negarlo" mormora.
"Non credo nelle relazioni a distanza" esclamo.
"Io nemmeno" concorda.
I nostri nasi si sfioravano. Potevo percepire il suo respiro caldo su di me. "Non posso lasciarti andare prima di fare questo" mormora. Le nostre labbra si schiusero in un dolce bacio, si muovevano sincroniche in una danza meravigliosa. Un fuoco ardeva dentro me.
Perché tutto questo proprio ora?

Heiii!!!
Ecco il secondo capitolo, spero vi piaccia🧡

You've reached the end of published parts.

⏰ Last updated: Jun 23, 2020 ⏰

Add this story to your Library to get notified about new parts!

ETERNOWhere stories live. Discover now