Caro Diario,
in questa notte silenziosa, tranquilla, inizio questa corrispondenza con te. In realtà non ho mai voluto scrivere un diario, non ne vedevo il motivo. Sono stato costretto. Più che costretto, sono stato persuaso dal consiglio di un mio vecchio amico, il quale mi ha detto che ho bisogno di parlare con qualcuno poiché ho un universo dentro.
Psicologi? No. Non ho bisogno della gente ora! Ecco perché scrivo su questi fogli. Carta che non ti giudica, che ti dà la libertà di dire ciò che pensi su tutti a prescindere da tutto, perché sai che qui resta tutto chiuso, sigillato come in uno scrigno, la cui chiave la possiedi tu solamente.
Sembra che io ti tenga in trappola così, ma tranquillo. Chi è veramente in trappola sono io.
Sono io il prigioniero condannato all'ergastolo in una vita sterile, fredda. Sono io l'uccellino in cerca di libertà, costretto a vivere in gabbia.
La mia gabbia sono io stesso. La mia gabbia sono i miei pensieri, tormentati, tremendi, contrastanti. Essi si rincorrono all'infinito, scontrandosi tra di loro, senza che nessuno realmente vinca, solo gettando merda nella mia testa! Sono i miei pensieri che dominano la mia esistenza, essi sono le mie catene, la mia gabbia.
E tu, Diario, sentirai solo loro. Forse impazzirai anche tu insieme a me!
Che dico. Tu sei frutto di un albero e un albero si sa, è forte, sopporta mille tempeste e con la sua maestosa chioma, protegge.
Ecco, considerami un viandante seduto sotto la tua chioma, all'ombra del mondo. Proteggimi. Aiutami a capire chi sono realmente.
Solo così non attuerò nessuno dei miei progetti per la libertà. Ho solo un ennesimo nemico, è bene che tu lo sappia. Lui non posso più lottarlo.
Si chiama Alzheimer.
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Memorie di un viaggiatore in gabbia
General FictionCosa accade se un giorno ci viene diagnosticato il morbo di Alzheimer e siamo costretti a fare i conti con i ricordi prima che svaniscano del tutto? Cosa accade se a farlo è un uomo costretto a chiudersi in tante "gabbie"? Questo è il dramma che vi...