capitolo due

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Prima che qualcuno potesse vederci, trascinai Altea per un braccio dietro dei cespugli folti e rigogliosi, per essere sicura che nessuno ci notasse.
Era già qui? Perchè? Perché nessuno me l'aveva detto?
<<Ma sei pazza? Stava per venirmi un infarto>> disse Tea respirando affannosamente. << Scusami, ma non mi aspettavo..>> non riuscì a finire perché fu Altea a farlo << Di vederlo>>. La guardai con il panico negli occhi << esatto, ma che ci fa qui? Non doveva tornare oggi>> dissi in un lamento. << Ne so meno di te amica. Ma conosco qualcuno che forse ci può aiutare. Vieni con me>> rispose Tea con un ghigno.

Stavamo camminando da dieci minuti abbondanti e più mi guardavo intorno, meno riconoscevo gli edifici. Non ero mai stata in quel quartiere della città. Non era certamente come quello in cui vivevo io; al contrario, era mal ridotto e tetro, come se il sole non raggiungesse quella parte  di città.
<< Si può sapere dove stiamo andando?>> Chiesi ad un certo punto sconfitta nel non aver indovinato la destinazione.
<< Beh ma è ovvio, a casa di Michele>> rispose Altea continuando a camminare svelta. Ogni volta che pronunciava il suo nome le si illuminavano gli occhi, come se stesse parlando di un Dio. Sorrisi inconsciamente; ero felice che almeno a lei le cose andavano bene. Non c'era ancora nulla di serio fra di loro, ma stava nascendo e sotto sotto, Michele poteva essere la persona giusta per lei.
<< Bell'idea! Perché non ci ho pensato?>> Dissi più a me stessa che alla mia amica.
Camminammo per diversi altri minuti e finalmente Tea si fermò davanti a una casetta molto monotona. Mi ricordava tanto la mia vecchia dimora a Parigi, la mia Parigi.
<<Arrivate>> disse infine la mia amica suonando il campanello.
In pochi secondi una donna minuta e con l'aria triste ci venne ad aprire. Non appena notó Altea, la figura femminile davanti a noi sorrise raggiante. << Buongiorno signora Giunti>> disse Tea felicemente. << Ciao cara, che piacere. Adesso ti chiamo Michele>> rispose la donna, che supposi fosse la madre di Michi. Prima di rientrare, lo sguardo della signora Giunti si soffermó su di me e le mie guance si infiammarono improvvisamente. << Lei è Camille>> disse Altea notando la scena. << Ma certo, la nuova figlia dei Gon>> mi sorrise la donna e scomparve in casa.
Osservai meglio l'abitazione, tutto sommato era ben curata, si vedeva che la   madre di Michele ci metteva anima e corpo in quella casa, ma la tristezza che avevo visto nei suoi occhi? Chissà a cosa era dovuta.
In pochi secondi Michi si materializzó fuori casa di corsa. << Ciao ragazze>> ci salutó felice << a cosa devo la visita?>> Concluse infine. Poi spostó lo sguardo sulla mia amica, incantato. << Matteo è tornato.>> Disse Altea sbrigativa << oggi>> continuai io. << Adesso>> concluse Tea.
Michele ci guardó corruciando la fronte. << Aveva detto che non sarebbe riuscito a tornare prima di domani. Quello scemo non mi ha avvertito>> disse lui un po' infastidito. << Anche se tornava domani era presto>> aggiunsi io per fargli capire che volevo sapere il motivo del suo arrivo anticipato. << Deve andare con Sofia in ospedale da quello che so. Dopodomani. Per...>> Si interruppe, si vedeva lontano un miglio che era in imbarazzo. Io lo mettevo in imbarazzo. << L'ecografia>> finii io la frase stringendo i denti. Un sorriso di rammarico si formó sul volto di Michele. << Grazie ragazzi. Io adesso devo andare>> dissi rapidamente girandomi. << Camille>> mi chiamò Altea triste. << Va tutto bene, devo tornare a casa, Elisabeth sarà in pensiero>> continuai senza voltarmi. << Ci vediamo domani alla festa di Chiara>> finii prima di scappare via di corsa. Ero frustrata e arrabbiata. Non volevo tornare a casa, ma prima o poi sarebbe arrivato il momento di affrontare Matteo. Mi ero preparata due mesi a quel momento, ma adesso che era arrivato non ero pronta. Non ancora.
Ci impiegati diverso tempo prima di trovarmi davanti all'enorme cancello di casa Gon. Lo fissai per diversi minuti immobile. Incapace di pensare e agire. Incapace di varcare la soglia.  E adesso? Mi domandai poco convinta.
<< Signorina Camille, le apro?>> La voce di Arianna dall'altra parte del citofono mi fece tornare in me. Titubai qualche altro secondo e rassegnata sospirai <<sì grazie>> conclusi.
Il cancello inizió ad aprirsi piano e i miei passi iniziarono a farsi pesanti. Forza mi dissi fra me e me. sei forte.
Raggiunto l'ingresso dell'abitazione, sperai di non essere montata e di sgattaiolare in camera mia rapidamente. Errore.
<<Camille>>

Un amore che scivola (sequel 'un amore all'improvviso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora