Le sue gote si stavano arrossando, in preda all'emozione di sapere che il pubblico lì seduto non aspettava altro che l'entrata in scena del protagonista Lee ChinMae, ossia di Park JiMin, anche se nessuno di loro si sarebbe ricordato il suo vero nome una volta fuori. Ad ogni istante di attesa la sua ansia si faceva più consistente e la voglia di scappare via ancora di più. Non si preoccupava delle guance rosse perché lo spettacolo sarebbe iniziato a luci spente, le quali avrebbero mascherato il suo volto. In 1500 lo avrebbero guardato ondeggiare, recitare e fare suo quel ruolo, magari anche giudicandolo, però la sua preoccupazione non era affatto questa: solo una persona presente tra quel pubblico gli interessava e quella persona era l'unica che gli avrebbe potuto far dimenticare l'ansia, le preoccupazioni e persino le battute semplicemente guardandolo, perché se i loro sguardi si fossero incrociati non era sicuro di poter continuare a recitare senza balbettare o farsi venire gli occhi lucidi.
Era pronto, dietro alla tenda dal colore bordeaux non illuminato, per mettere in scena la sua performance che tanto aveva preparato negli ultimi mesi. Le gambe gli tremavano come fa il budino e copiose gocce di sudore già imperlavano la sua fronte, facendolo sembrare appena tornato da una maratona; neanche prendere un profondo respiro bastò per calmarlo ed ormai anche le mani erano un po' sudaticce, tanto che temeva di tremare con la voce alla sua prima battuta o di dimenticarsi come respirare per qualche secondo. Era il suo primo spettacolo di quel calibro, in fondo era normale essere così agitati. Si incamminò al centro del palco, ancora coperto dal sipario, a passo lieve e leggiadro, come non volendo far sentire agli spettatori della sua presenza, che stavano ancora discutendo animatamente del più e del meno.
Chiuse gli occhi, come da copione.
Le persone smisero di parlare, fatta eccezione per qualche bambino lì presente che a quel buio improvviso aveva urlacchiato a metà fra lo spaventato e l'eccitato nell'attesa di scoprire cosa sarebbe successo. Adesso lo stavano aspettando davvero tutti, trepidanti e silenziosi, in un oblio dove l'assenza di rumori gli stava per far esplodere le orecchie e addirittura percepire il battito del suo cuore andare a mille.
Venne preso nuovamente dal panico quando sentì il rumore cigolante del tendone aprirsi, ma doveva concentrarsi: doveva farlo per tutti coloro che lo avevano sostenuto, che l'avevano portato fin là sopra e che credevano in lui. Il pubblico non sussultò né fece altro, c'era un silenzio ricco di ansia ed impazienza: erano tutti curiosi di quello che lui, figura che si riusciva ad intravedere solo a causa delle luci poste nei corridoi, avrebbe fatto. Alzò il braccio sinistro, facendolo coincidere con la guancia ed inclinando leggermente il capo. Era confuso: stava accadendo o era tutto una bugia?
Si mosse, come una farfalla, facendo una piroetta in aria e ripoggiando la sua gamba sul pavimento, provocando il crepitio delle travi in legno ed avvertire il leggero movimento dell'aria sulla sua pelle già leggermente bagnata, facendola accapponare.
«Sono intrappolato in una menzogna.» iniziò, interrompendo la taciturna aria nella sala con la sua voce acuta, ma potente, che rimbombò anche negli angoli più remoti, avvertendo la luce del riflettore colpirlo in pieno volto e trapassandogli le palpebre ancora chiuse: era giunto il suo momento.
Un altro salto, altre due piroette su un piede solo, muovendo il corpo come se fosse desideroso di scappare, come se su quel palco, tra i tanti avanti e indietro, stesse cercando qualcosa.
«Tutto questo non avrà mai fine, tutto questa pressione mai mi abbandonerà! » si lamentò, accasciandosi a terra e mettendosi le mani tra i capelli. «Intrappolato come un animale in gabbia, rinchiuso come il peggior criminale, catturato come una farfalla con un retino.» la sua voce si fece un tantino spezzata ed alcuni singhiozzi fuoriuscirono dalle sue labbra.
« Finché l'acqua limpida mi arriverà al collo» se lo prese con entrambe le mani « e la morte non mi avvolgerà nel suo manto leggiadro, io sarò sempre in questo carcere segregato.»
«Mi dispiace.»terminò, dopo un momento di pausa, dopo il quale tutte le luci si abbassarono di nuovo, lasciando il palco nell'oscurità più assoluta« Hyung sono così felice che tu venga a vedermi, prometto che non ti deluderò» disse Jimin sorridente alzando due dita a formare una V e facendo l'occhiolino. Era davvero tanto emozionato ed eccitato per le imminenti prove generali a cui il suo hyung avrebbe partecipato. Aveva faticato molto per non svelargli il suo ruolo, le coreografie e le battute più interessanti ma finalmente avrebbe potuto mostrargli tutto ciò a cui aveva lavorato per mesi. Entrarono nel maestoso teatro ed il ragazzo, dopo aver accompagnato il suo hyung sugli spalti, si recò nei camerini dove i suoi compagni lo stavano aspettando. Si cambiò e poi tutti insieme si recarono alle proprie postazioni aspettando l'inizio delle prove. «Sono intrappolato in una menzogna» Jimin fece il suo ingresso in scena adocchiando i pochi spettatori che erano lì presenti per poi individuare il suo hyung che lo stava guardando attentamente, scrutando ogni sua mossa « tutto questo non avrà mai fine, tutta questa pressione mai mi abbandonerà» sentiva quello sguardo penetrargli fin dentro alle ossa, lo sentiva bruciare sulla pelle.
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Lie {VS-c}
Fanfiction《Cosa...?》 《Non fare l'idiota,lo sai》 《Non è vero,è una menzogna,è tutta una menzogna》 《Ah sì?》 《Mi hanno incastrato》 •Yoonmin• •One Shot• Profili singoli: @aricandy13 @Dreria_06