Nelle campagne londinesi ancor'oggi si narra una leggenda, tramandata da generazioni, di una casa infestata. Purtroppo alla storia originale si sono aggiunti tanti fronzoli... è certo però che inizi più o meno così...
I genitori del giovane Conte erano morti da molto tempo e lui, Jan Soirée, viveva in un'enorme villa in stile vittoriano con solo pochissimi servitori fidati e tredici cani tutti molto fedeli e affezionati, in particolar modo il primo, nonchè il più vecchio e grande di tutti. Si chiamava Phantom ed era un enorme samoiedo bianco che di notte, quando faceva la guardia al giardino assieme agli altri dodici cani, sembrava un enorme spettro bianco, appunto.
Un giorno al giovane Conte fu diagnosticata una malattia infettiva che in breve tempo lo avrebbe portato alla tomba, ma lui non si dette per vinto e chiamò al suo capezzale tutti i migliori medici d'Europa. Nessuno di loro, però, riuscì a curarlo e intanto il tempo passava e le sue condizioni peggioravano.
Una sera chiamò i pochi eredi che aveva e disse loro che stava per andarsene e voleva comunicare le sue ultime volontà. Disse che della casa e di tutte le sue proprietà potevano farci quello che volevano, ma i cani dovevano essere accuditi bene e con amore da tutti loro. Tutti lo rassicurarono che sarebbe stato così, che i cani sarebbero stati trattati benissimo e con amore, così il Conte spirò col sorriso sulle labbra.
Purtroppo i suoi famigliari non furono di parola e uccisero tutti e tredici cani. Phantom fu l'ultimo. Fiero e orgoglioso, non guaì né uggiolò mai quando lo massacrarono.
Passarono quindici anni e gli eredi dormivano tranquilli nei loro letti.
Una notte di luna nuova un cugino del Conte che era rimasto a vivere nella vecchia magione vide una sagoma bianca e luminosa che si stagliava sull'orizzonte. Ne ebbe paura. Quella sagoma gli ricordava Phantom solo che... lui era morto, ne era sicuro. Paralizzato dal terrore non riuscì a muovere un muscolo nemmeno quando lo spettro venne verso di lui sempre più velocemente finchè non gli passò attraverso. In quel momento all'uomo passò tutta la vita davanti. Una voce profonda nella sua mente gli chiese perché non aveva adempiuto al suo compito di accudire lui e i suoi fratelli, e, con tono severo, disse che era venuto per punirli tutti. L'uomo cadde a terra privo di sensi.
La mattina dopo sua moglie lo trovò ancora lì fuori a balbettare che stava per morire e che qualcuno o qualcosa li avrebbe uccisi tutti. La donna non capendo lo portò dentro e cercò di calmarlo, ma non ci fu nulla da fare... l'uomo era impazzito. Tre giorni dopo la donna lo trovò impiccato a una trave con un guinzaglio al collo. Allarmata chiamò a casa del cognato, ma non rispose nessuno, così uscì di corsa e andò alla loro casa. Arrivata lì sentì un grido. La donna aprì la porta e vide il corpo del cognato decapitato e la testa che rotolava a terra ai piedi della moglie di lui, in lacrime. Disse che la sera scorsa era tornato tardi ed era terrorizzato per qualcosa e sta mattina lo aveva trovato così. Le due donne chiamarono tutti gli altri parenti e scoprirono che tutti i presenti al massacro di cani di quindici anni fa, tranne il fratello maggiore del Conte, erano morti in modi sempre più atroci. Presi dalla paura, i superstiti portarono il nuovo Conte Soirèe in una chiesa, certi che lì sarebbe stato al sicuro. Ma come ci mise piede, una sagoma si levò dall'ombra. Era Jan Soirèe, il suo defunto fratello, che con sguardo triste gli chiese perché lo aveva fatto. Il fratello non sapendo che rispondere cadde in ginocchio e lo scongiurò di perdonarlo, ma Jan fu irremovibile. Lo guardò negli occhi e, senza alzare un dito, l'uomo esplose lasciando dierto di sé silenzio e sangue. Il fantasma di Jan si fermò davanti alla moglie di suo fratello e disse che non dovevano preoccuparsi, la sua vendetta era compiuta e avrebbero dimenticato tutto appena uscite dalla chiesa. Infatti le donne, appena messo piede fuori dal luogo sacro, dimenticarono tutto e continuarono a vivere la loro vita anche se, nelle notti di luna nuova, sembra che sentano un lontano ululare di cani...