Scelgo di morire.
In questo momento, in questo eterno attimo fuggente sublimato dal sangue e dall'adrenalina. Mentre il mondo intorno si scurisce e la mia mente finalmente trova la luce, la consapevolezza. Mentre si compie, inesorabile, il mio divenire.
Scelgo di morire mentre ti stringo fra le braccia e tu, stremato e meraviglioso, ti aggrappi con disperazione alle mie.
Le mie braccia che tremano, che ti cercano con gesti convulsi e bisognosi; queste sciocche e vili braccia che non sono state in grado di trovarti prima, che non hanno avuto il coraggio di cingere il tuo corpo, di proteggerlo.
Gli occhi mi si riempiono di lacrime, ma non piangerò. Sento il sangue scorrere via dal mio corpo, fluire lento e impietoso, ma non cadrò a terra. Non questa volta, non più.
Adesso che tutto è finalmente perfetto e armonioso, onesto e disarmante come la luce di questa luna complice e morente che ci bagna la pelle tingendola di nero. Adesso che la mia bocca va in cerca della tua, e la trova, calda e ansimante come la mia. Adesso che le nostre labbra si sfiorano e un bacio intriso di sangue suggella per sempre la nostra fatale unione, benedetta dalle fiamme eterne dell'Inferno, consacrata dal sacrificio cruento di mille innocenti.
È in questo preciso istante che io scelgo di morire, che decido per tutti e due; io, che ho sempre vissuto all'ombra delle tue machiavelliche decisioni, adesso mi arrogo il diritto di decretare il destino di entrambi.
Mi stringo al tuo petto, respiro il tuo profumo, il tuo odore di uomo che si mescola a quello pungente e dolciastro del sangue e alla brezza salmastra che sale dal mare, a ricordarci che in fondo non siamo soli, che esiste tutto un mondo intorno a noi, oltre noi.
Ma non m'interessa, non più. Me ne frego del mondo e di tutti quelli che lo abitano, buoni o cattivi, vittime o assassini. Bruciasse la terra e bruciasse il cielo vuoto e tetro, bruciasse la vita con tutte le sue bieche ipocrisie! Bruciassero le case, i palazzi, le strade e le persone.
Siamo liberi, finalmente lo siamo. Esistiamo solo io e te, il resto non conta, non più; è solo una banale bugia ripetuta fino alla noia, una canzone frivola e stonata, un'insulsa macchia sul bianco inamidato delle nostre amine affini e corrotte.
Siamo liberi. Liberi di essere onesti, liberi di guardarci senza più bisogno di fingere; liberi di amarci nel breve attimo che ci resta prima di fonderci con l'oblio. Prima di diventare nutrimento per le creature del vasto e profondo Oceano.
Sollevo la testa piano, la sento terribilmente pesante.. E sollevo gli occhi sul tuo viso bagnato di lacrime e di pece, ti guardo per l'ultima volta.
Sono tuo e tu sei mio, e questo non potrà mai cambiarlo nessuno.
Tento di sorridere, ma non ci riesco. Allora mi accontento di infrangere i miei ultimi respiri contro il porto sicuro che è la tua pelle; tiepido e voluttuoso rifugio per lo sprovveduto viandante in cerca di te, ancora di seta in mezzo alla tempesta delle convenzioni sociali. Mi lascio andare al tuo abbraccio sempre più debole e innamorato.
Sì, Hannibal. Io scelgo di morire.
Lo faccio perché non posso vivere con te. E perché non posso vivere senza di te.
È questo l'unico modo possibile che abbiamo per stare insieme; è stato così fin dal principio, in fondo lo abbiamo sempre temuto e saputo.
Muoio lasciando da parte il rimpianto di non aver avuto prima il coraggio, di essere stato così debole e cieco, così profondamente vigliacco.
Muoio portandomi dietro il ricordo soave e doloroso del tuo primo sorriso, di quando i nostri occhi si sono incontrati senza ancora conoscersi, dell'infelicità che ho provato per essermi sentito felice al tuo fianco.
Muoio guardando la parte migliore di te.
La vergogna, la colpa, l'abiezione e lo scandalo le lascio in eredità a questo mondo profano e inclemente, a questa vita che ci lasciamo alle spalle proprio nel momento in cui avremmo potuto viverla appieno.
Non siamo di questo mondo tu ed io, adesso lo comprendo. Apparteniamo all'abisso, al caos primordiale che ci ha forgiati con materiale esecrabile e prezioso, con abile e perversa maestria, che ci ha creati identici ma differenti, a nostra asimmetrica immagine e somiglianza.
Dall'abisso veniamo e all'abisso torneremo.
Non ti dico qual è il mio immediato proposito, lo sai già. Lo hai capito dal primo istante che hai guardato dentro ai miei occhi, lo hai visto con chiarezza; sapevi già da quell'orami lontano giorno che saremo morti esattamente così: insieme, stretti in un debole e fatale abbraccio, coperti di sangue, stremati e felici. Innamorati.
Ti amo. Non te lo dico, non ne ho più la forza, te lo faccio sentire.
Ora che spingo i miei piedi oltre il bordo di questa scogliera, mentre mi aggrappo con tenera e febbrile disperazione al tuo corpo già freddo e ti trascino indietro con surreale leggerezza; ora che chiudo gli occhi e mi lascio cadere portandoti nel baratro insieme a me.
In questo momento sto gridando che ti amo, riesci a sentirlo?
Lo sto dicendo al mare che fra poco, con amichevole indulgenza, inghiottirà i nostri corpi feriti e sanguinanti; lo sto urlando al cielo che continua imperterrito a giudicarci dall'alto della sua superbia; lo sto sputando in faccia al mondo intero, sorridendo sprezzante e fiero con i denti macchiati di sangue. Come una belva agonizzate e rabbiosa; come una belva sazia e orgogliosa della propria potenza.
Ti amo. Conta solo questo.
Non conta la caduta nel vuoto, non conta l'onda maestosa e imponente che si abbatte su di noi spazzandoci via con violenza; non conta il gelo improvviso che avviluppa i nostri corpi ancora strenuamente avvinghiati l'uno all'altro, e non conta nemmeno la luna che si oscura in mezzo al cielo fosco, vinta e sconfitta dalle tenui luci dell'alba.
Conta solo che ti amo, che siamo insieme nonostante tutto, alla faccia di tutti.
Conta solamente che l'ho compreso, seppure imperdonabilmente tardi.
Conta che siamo un tutt'uno adesso, che ci stiamo fondendo e confondendo aiutati dal mare.
Conta che chi resterà assocerà d'ora in poi i nostri nomi, provando un brivido di orrore e di repulsione per i mariti assassini, incapace di comprendere la Bellezza di ciò che siamo stati.
Conta solo il sale delle nostre lacrime liberatorie che si unisce a quello del mare, il mio sangue che si mescola al tuo e che si dissolve in un turbinio purpureo intorno al nostro abbraccio, come un'aura di male e meraviglia che si spande e si dilata fino a contaminare ogni singola molecola.
Conta solo questo. Nient'altro che noi, nient'altro che Hannibal e il suo Will. Con l'Oceano che ci accoglie protettivo e letale nelle sue fredde viscere, ed il lamento di un cervo in agonia che s'alza in lontananza a cullare quest'interminabile, inesorabile attesa.
Storia già pubblicata su EFP dalla sottoscritta.
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Die with me [Hannigram]
FanfictionPensieri e sensazioni di Will Graham nei pochi istanti che separano lui ed Hannibal dalla fatale caduta oltre il margine della scogliera. "Scelgo di morire. In questo momento, in questo eterno attimo fuggente sublimato dal sangue e dall'adrenalina...