"Subjice te rationi si tibi subjicere vis omnia"
- Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, IV, 37, R
Gli uomini solcano questa terra irretiti nel proprio sogno, consci che presto o tardi si sveglieranno. Intanto però stipulano contratti a destra e manca, sperando un giorno di essere processati non tanto per le loro iniquità, quanto per le loro piccole indulgenze.
Questo loro modo di vivere non li fa dormire sereni, nemmeno li fa sentire pieni nella loro veglia, quasi come mancasse loro una principale ragione di vita.
Ma io sono qui per dirti che vi sono cose per le quali è ragionevole meditare senza porsi un limite, così nello stesso genere sia nel giorno che nella notte; sia in te stesso che con chi a te è simile. Facendo così non avrai mai più turbamento, ma vivrai come un dio fra gli uomini: - Perché in nulla è simile a un mortale un uomo che viva fra beni immortali.
Sin da piccolo ebbi la sensazione di aver capito bene di che pasta fossero fatti gli artisti: essi costituivano i loro artifici non per una tecnica particolare, ereditata da chissà quale scuola, ma perché possedevano dentro dio - Loro solo possono essere chiamati veggenti di dio e profeti oracolari.
Io sono fatto dello stesso conio di Baal, e mi stimo moneta di egual valore.
Trovo nel cor mio la sincera sorgente del male;
un Odio senza limiti o confini.
Questo perché professo di esser refrattario ad ogni gioia,
perché ogni duolo e mortificazione genera in me consolazione,
perché, come gli alvei dei fiumi abbandonati dall'acqua, le mie arterie inaridite attendono solo
di essere riversate di paura e timida contrizione.
Guardo l'immensità del cosmo, il fulgore delle sue stelle. Queste fiammeggiano e divampano illuminando mondi dove non domina altro che sofferenza e noia, mestizia e tanto pudore. Cullato tra i romiti silenzi di quella che un tempo fu natura, mi sento assalito dallo sgomento, prossimo alla follia. Ogni azione genera vuotezza ed empietà, ogni minuto che passa sembra di impazzire: perché mai siamo venuti al mondo? Nel nostro esodo siamo artefici di peccato e ingiustizia, e così facendo diveniamo gli iniziatori stessi del male, che poi torna a trovarci, in qualche modo consapevole della nostra idiozia.
Questo nostro mondo tanto reale, con tutti i suoi soli e le sue vie lattee, con queste galassie a pervadere il firmamento è - nulla.
Se avessi avuto in sorte un'anima d'oro, sarei tutto lieto se trovassi una di quelle pietre con cui si saggia l'oro, la migliore, per toccare con quella l'anima mia, così che mi si comprovasse una volta per tutte il valore dell'anima mia. E saprei così che tutto il resto: denaro, onore, fama e gloria, non sarebbe che fragile vetro.
Così, l'essenza di ogni uomo non è che un'esteriore bella danza: pur svelandosi nell'agilità e nell'esuberanza del più autentico movimento, nel complesso non è che una giubilante contraddizione. Come puoi commuoverti con l'ultimo raggio di questo splendore, tu: attore di uno sguardo tanto veridico? - Uno sguardo rotto ed ebbro di morte.
Mi pare che per questo modo di vedere la nostra epoca, illudendosi di essere superiore, ha utilizzato come termine idilliaco: "Scienza", mitigandone così il suo cocente idealismo.
Desta raccapriccio come l'uomo - dall'intelletto rigido come un cadavere - abbia chiamato sinora verità la menzogna.
La Scienza erige attorno a sé un muro vivente per potersi isolare totalmente dal mondo reale, proteggendo così il suo terreno ideale; la sua fragile impalcatura.
Ché, per il sacro fulgore del sole, per i misteri d'Ecate e la notte, e per tutti gli influssi dei pianeti per cui viviamo o cessiamo di vivere, io qui rinnego ogni paterna cura, propinquità e affinità di sangue con l'uomo, e d'ora in poi mi considero estraneo per sempre ad il mio branco. D'ora in poi troveranno maggiore simpatia, pietà ed aiuto nell'animo mio i satiri barbuti o quelle iene che per cibo si divorano la carne della loro prole, di voi, non più mio sangue.
E così hai guardato a lungo nell'abisso, ci sei sprofondato con tutto lo spirito. Tutte queste oscure livree non possono rendersi esaurienti mediante il linguaggio, il dolore primigenio dell'uno originario resta in una sfera luminosa che sta al di sopra e che precede ogni apparenza linguistica. Nessuna eloquenza lirica sarà mai in grado di avvicinarsi, anche di un solo passo, al suo senso più profondo.
...su un sentiero fiorito di primula se ne van tutti all'eterno falò
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Vicario
SpiritualNé rupe né impervio sentiero trattiene chi brama l'eterno. Il mondo diurno si copre di un velo davanti ai nostri occhi e incessantemente si trasforma, divenendo in tutto e per tutto una flebile allucinazione. L'uomo è abbacinato da quest'ombra e no...