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La loro storia ebbe inizio quando due anime si trovarono sotto la pioggia a contemplare il cielo.
Erano così diverse, ma così complementari, nessuno sapeva dell'esistenza dell'altro, ma come calamite quel giorno, si incontrarono pur non conoscendosi.
Quel giorno il sole era coperto da una nube rossastra, poiché il tramonto si avvicinava, sembrava un dipinto il cielo, quali colori meravigliosi, quale sublime atmosfera!
La pioggia cadeva silenziosa e quel silenzio veniva qualche volta interrotto dal parlottare di due figure che per la prima volta decisero di conoscersi.
Uno era un pittore l'altro era una musa il quale amava il rosso perchè era passionale.

Il pittore considerava la felicità come un fuoco e ne parlava senza mai smettere, fu l'unico discorso più lungo di due sillabe che la Musa gli sentì dire quella volta in cui gli chiese " che ne pensi della felicità?"  E si ritenne fortunato ad essere l'unico a cui il Pittore porgeva la sua fiducia. Quella notte si abbracciarono per la prima volta. Ancora non si amavano, ma i loro cuori erano già uniti, ancora non si desideravano, ma i loro corpi rispondevano con dei brividi, ancora non si erano detti quello spaventoso " Ti amo" , ma i loro occhi parlavano per loro. Questo era quello che si dicevano nella notte, erano discorsi puramente casuali, inutili per la società il Pittore ascoltava e la Musa parlava; poi il Pittore dipingeva e la Musa osservava. Non si amavano ancora, ma col tempo impararono a bramarsi, non quel malsano contatto che due amanti volevano avere sui propri corpi, no, loro volevano soltanto gli occhi di uno fissi sull'altro, nel silenzio glaciale di una stanza in penombra. Poi un giorno il Pittore chiese alla Musa:" qual'è il tuo colore preferito?" " il rosso, perché? Hai qualche teoria strampalata sulle persone che amano il rosso?"  Dall'altra parte del telefono la Musa sentì il Pittore ridere, una risata dolce e contenuta:" no, ma siccome mi conosco bene, so che stasera avrò voglia della tua voce stridula e dei tuoi capelli crespi che mi si incastreranno sul maglione e ci vorrà una settimana per toglierli, però penso che ne varrà la pena. Togliermi i tuoi capelli di dosso per una settimana, ne vale la pena. Ti aspetto alle otto a casa mia" aveva detto allora, tutto d'un fiato e con il cuore in gola. La Musa sorrideva, ebbe in quel momento un uragano nello stomaco invece delle farfalle. Furono le otto spaccate quando  la Musa entrò in una casa microscopica, buia con affianco una cucina altrettanto microscopica e buia.

C'era una scala e una voce che lo chiamava.
Salì i gradini timoroso e si ritrovò poi in uno spazio ampio: grandi vetrate e soffitto verde.
Un soppalco che mostrava un letto a due piazze, una vasca da bagno in salotto senza alcun parete che la nasconda o la protegga, un divano grandissimo, un televisore, macchie di colore dappertutto e quadri di donne nude e di uomini svestiti, la Musa sorrise a quella visione.
Il Pittoresi avvicinò alla sua figura con un vodka-qualcosa tra le mani.
Non lo salutò.
Nè lo baciò.
Lo fissò e gli porse il bicchiere.
Poteva abbassare lo sguardo, poteva arrossire, poteva pensare di essere avvelenato e invece pensava solo a bere quello che aveva nel bicchiere e continuare a fissarlo.
Ci si fissa per sfida è chi abbassa gli occhi perde, questo è quello che avevano insegnato da bambino e mai avrebbe pensato di doverlo mettere in pratica con un uomo, una notte a tarda ora, in un open space di una città che sentiva suo.
Allora, come per magia il Pittore abbassò gli occhi.
la Musa si rallegrò con il cuore che scoppiava, sapeva che il primo round lo aveva vinto lui.
Poi il Pittore li rialzò, quegli occhi, piantandoli nei suoi.
E senza un cenno di sorriso di sbavatura, iniziò a parlare.
" spogliati."
"Non ho capito."
"Spogliati."
E  la musa  pensava soltanto  'raccogli le tue cose e te ne vai '
" spogliati " ripetè la voce.
' oddio è pieno di luci qui, vedrà tutte le mie imperfezioni.
Ma che me ne frega.
Sono io, ma non sono io' la Musa pensava, pensieri confusi; disolito era abituato a una sorta di rituale dove prima c'è una piacevole conversazione, più un po' di vino, infine qualche minuto di effusione prima che le intenzione fossero palesate, prima che i vestiti abbandonassero i rispettivi corpi.
Ma il Pittore aveva saltato tutto, non aveva seguito niente del protocollo del pre-sesso.
Lui aveva le sue regole.
Il pittore si avvicinò alla sua guancia, gli spostò una ciocca di capelli con due dita, e con la mano sinistra gli tenne la nuca ferma, in modo che la Musa non si potesse sottrarre.
Posizionò le sue labbra sul suo orecchio e piano, piano davvero, sussurrò di nuovo: "spogliati."
Allora la Musa si allontanò e si spogliò facendo cadere i suoi vestiti lungo le caviglie sottili, si mosse lentamente .
Non si staccavano gli occhi l'uno dall'altro perché chi lo faceva perdeva.
"Vai nella vasca da bagno". Non c'era domanda, non c'era dubbio non c'era comando.
La Musa abbassò gli occhi, questa volta aveva perso.









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"Il Pittore e la musa".-**Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora