Roxie
Siamo in questa sporca cella da non so nemmeno più quante ore. Iniziano a farmi male i polsi, perché sono legati troppo stretti, e sono stanca di vedere Elizabeth terrorizzata.
Non so cosa abbia fatto suo padre, non so se siamo finite qui, in qualche modo, per causa sua. Non mi sorprenderebbe, George è un uomo senza scrupoli!
L'unica cosa di cui ho certezza è che Elizabeth non ha fatto nulla di male e non merita di essere in questa schifosa cella, al freddo, spaventata e triste.
Eli è una persona splendida, unica, e farò tutto ciò che è in mio potere per farla uscire da qui.
«Eli, ehi. Cerca di calmarti un po', ok?» le dico dolcemente, mentre lei si agita provando a liberarsi, ma facendo solo peggio. Si ritroverà con dei segni terribili e dolorosi se non la smette.
«Devo uscire da qui!» ringhia arrabbiata.
«Eli non è facendo così che riuscirai a scappare. Ti farai solo del male, smettila di agitarti. Non riuscirai a liberarti!» le urlo e finalmente lei si ferma.
«E quindi che facciamo, eh? Rimaniamo con le mani in mano in attesa che Shawn o uno di quei due ci faccia del male?» chiede.
So che ha ragione, dobbiamo fare qualcosa, ma non così. Dobbiamo essere furbe, scaltre.
Dobbiamo cogliere al volo la prima occasione che ci si presenterà davanti.
Perché sono sicura che accadrà. Uno di quei tre farà un passo falso e allora noi proveremo a cercare una via di fuga!
«Hai ragione, ma...»
Non finisco di parlare che la porta si apre. L'uomo più mingherlino entra e viene verso di me.
Lo guardo avanzare e per un attimo poso gli occhi su Eli.
Quando l'uomo mi è vicino, tira fuori una pistola e fa per liberarmi.
«Che succede?» chiede Elizabeth, prima che possa farlo io.
«Vi dividiamo» tuona lui, guardandola in cagnesco.
«No! Che cosa? Voi non potete farlo, voi...»
«Sta zitta, bionda!» ringhia quello, impedendole di continuare a parlare.
Io rimango in silenzio, non profferisco nemmeno mezza parola. Questa sarà la mia occasione per svignarmela, chiamare aiuto e riprendermi Eli.
Quando mi libera, staccandomi dal palo a cui ero legata, mi riammanetta i polsi e mi costringe a seguirlo.
Lo faccio, mentre lui mi spintona fuori, continuando a tenere la pistola puntata dietro la mia schiena.
Elizabeth piange, ma prima che possa richiudersi la porta, le sibilo:
«Andrà tutto bene.»
Il malvivente dà un calcio alla porta per serrarla e poi continua a camminare, pigiando, imperterrito, la pistola dietro il mio corpo.
«Come ti chiami?» gli chiedo, fingendo di voler fare conversazione.
«Non sono cazzi tuoi» ringhia lui, continuando a farmi camminare.
«Io sono Roxie. Scusa per averti morso» dico con voce da gattina, girandomi col viso per guardarlo. Gli faccio gli occhioni dolci e spero che si distragga al punto di potermi dare possibilità di provare a scappare.
«Sì, certo! Sei una vera combattente. Questo devo riconoscertelo» mi risponde, ridacchiando.
Sorrido anch'io, continuando a camminare.
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Danno collaterale (Hot edizioni)
Romance"Sei tu che mi confondi, abbassi le mie difese e mi fai uscire fuori di testa, ogni dannatissima volta" La vendetta non sempre è l'arma migliore. Roxie ed Elizabeth sono amiche da quando erano bambine, niente e nessuno è riuscito a intaccare quel...