Era notte fonda.
Il temporale infuriava fuori, le gocce battevano sulla finestra con estrema insistenza, quasi volessero entrare dentro la camera.
Joy era nascosta sotto le coperte, e tremava.
Oh, come tremava.
Continuava a dirmi di starle accanto se no la Cosa l'avrebbe presa.
Succedeva spesso nell'ultimo periodo che si lamentasse di una presenza che le faceva visita ogni notte.
Implorava mamma e papà di crederle, ma loro da adulti quali erano non davano ascolto alle fantasie di una bambina di otto anni.
Ma io le credevo.
La vedevo quell'ombra assalire il suo letto, e vedevo quei artigli graffiarle piano piano il viso, sentivo il suo roco sussurro dire parole senza senso.
La Cosa esisteva.
Ogni notte l'affrontavamo insieme, e lei ci lasciava vincere e se ne andava sogghignando.
Ma questa notte, era diversa, me lo sentivo.
Eccola puntuale strisciare lentamente e accarezzare Joy con inusuale dolcezza.
Poi di colpo l'afferó e la alzó per il colletto del pigiama come un trofeo da caccia, ammirando la piccola piangere e urlare.
Cercai di saltare addosso, di mordere le sue grifie, ma l'essere mi sbattè al muro violentemente.
Provai a respirare, e invocai aiuto.
Avevo la vista appanata, vedevo solo tenebre muoversi e sentivo il suono di carni lacerate.
Quando mi ripresi vidi Joy stesa sul freddo pavimento in una pozza di sangue, la testa di lato.
Joy non sembrava più la tenera bambina che mi chiamava per giocare, no, il suo fragile corpo era scosso da suoni gutturali mentre fiotti di sangue uscivano dalla bocca, imbrattando il candido pigiama.
Aveva le pupille dilatate, e mi guardava, i biondi capelli sparsi per il viso paffuto.
Il nero dominava i suoi occhi innocenti.
Nell'oscurità riuscivo a scorgere solo il sorriso luminoso della Cosa che aveva ucciso la mia persona preferita al mondo.
Rideva, rideva felice, rideva estasiata, aveva vinto il nostro gioco notturno.
Ero terrorizzato, ogni mio pelo era ritto, la paura mi stava paralizzando.
Ma non potevo permettermi di morire anche io, lo dovevo a Joy.
Saltai dalla finestra e corsi come non avevo mai fatto in vita mia mentre la pioggia mi inzuppava.
Le goccie scandivano la mia corsa, i fulmini mi intimavano di continuare.
Fuggii il piú lontano possibile.
L'indomani, peró, decisi di tornare per vedere se magari Joy si era salvata, se per pura fortuna avesse un briciolo di vita quando i genitori la trovarono quella mattina.
La polizia era davanti alla casa, circondata da nastri fluorescenti.
Le sirene delle loro auto erano accese e giravano. Il giardino era pieno di uomini e donne in divisa e in camice bianco.
Dissero che avrebbero archiviato il caso come tentato suicidio.
Non avevano prove che potessero spiegare l'accaduto.
Avevano bisogno di testimoni.
Io avevo visto tutto.
Sono solo un gatto, ma avevo visto tutto.
Passate a leggere anche le mie altre creepypasta e one shot cari lettori anonimi:)
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I saw
HorrorJoy la "Cosa" l'ha sempre sconfitta. Ma una notte non ci riesce più. Creepypasta