CAPITOLO 1

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"Quanto impiegheremo?" Fu la prima cosa che mi usci dalla bocca, non avevo pazienza, questo era più che sicuro.
"Non cominciare a lamentarti" disse quella che è mia madre, se così si può definire.
"Ma io-" mi fermai subito, sapendo che le mie parole sarebbero state che ignorate da lei
Siamo su un aereo diretto a casa dopo un viaggio di lavoro fatto insieme ai miei genitori per  far vedere che la loro figlia modello ha già qualità pronte per il mondo del lavoro. Patetico.
Odio e amo la mia vita allo stesso tempo, non so mai se pensare di essere davvero fortunata ad avere una famiglia ricca, una villa e chi ne ha più ne metta, oppure se pensare di essere davvero sfortunata non potendo andare alle feste, non potendo andare da una parte senza essere riconosciuta per il "famoso" cognome.
Ho sempre sognato di fare quelle cose da adolescenti..stare con gli amici ubriacarsi, ballare fino allo sfinimento, semplicemente divertirsi.
"Si avvisa la gentile clientela che tra 10 minuti saremo arrivati a destinazione", cominciai a riposare tutte le mie cose nel bagaglio a mano e aspettai di scendere.
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"Si avvisa la gentile clientela che siamo arrivati nel aeroporto del Minnesota, grazie per aver scelto la nostra compagnia e speriamo che il viaggio sia stato di vostro gradimento, grazie e buona giornata"
Ci alzammo tutti quanti e appena scesi sentì la mia mancata area del Minnesota, l'area fresca che ti accarezza leggermente il viso.
Appena entrati in macchina mi addormentai subito.

"Svegliati siamo arrivati" udi la voce di mio padre, così mi alzai un pò barcolante ed entrai dopo di loro.
Andai subito in camera e sistemai le mie cose.
Anche se sono qui, nel Minnesota da quando avevo 5 anni, i miei "amici" andavano e venivano, ne ho avute solo una vera, Layla, ma è partita verso la sua città natale.
Mi stesi sul letto e guardai l'ora, le 16.31, fantastico, passerò uno dei mie pomeriggi soliti a leggere un libro.
Presì il libro che più mi piaceva, "After" una storia d'amore complicata ma bella e piena di emozioni allo stesso tempo.
"Lollipop, Lollipop,oh la la la la Loll-"
Presi il cellulare e risposi senza guardare chi fosse.
"Pronto signorina Rodriguez,  vorremo chiederle una favore"
Annuì.
"C'è un nuovo ragazzo, appena trasferito, verrà alla nostra scuola ma abbiamo bisogno che lei, sempre se vorrà, lo porti a fare un giro, così che domani si sappia già orientare e lei non perderà ore"
Ci pensai un attimo, ma dato che quella era la mia unica occupazione nel pomeriggio, accettai e chiusi la chiamata, avevo esattamente 30 minuti per prepararmi.
Mi feci la doccia, e impiegai 15 minuti solo per essa, usci e mi asciugai i capelli, per poi mettere un filo di mascara e correttore sotto le orribili occhiaie che mi si andavano a formare sotto l'occhio.
Aprì l'armadio e presi delle cose al volo dato che, stavo per fare ritardo, e non era da me.
Mi mancavano 5 minuti, indossai dei jeans neri leggermente strappati alle ginocchia e una maglietta bianca a maniche lunghe.
Presi il telefono e scesi le scale di corsa urlando che sarai dovuta andare a scuola per una cosa.
I miei genitori erano d'accordo su tutto quello che facevo, se riguradava la scuola, altrimenti, no, solo studio e compiti, il che a me non dispiaceva tanto perché mi piace studiare, lo ritengo rilassante.
Intanto arrivai davanti la scuola, mi fermai per esaminarla ma ormai era sempre la stessa, cancello enorme all'entrata, di un acciaio ormai rovinato, con le mure bianche e poco rovinate, ma a me piaceva, puntavo su ogni cosa dicendo che "mai giudicare un libro dalla copertina" e per me tutto era così.
Non giudicavo mai niente e nessuno, apparte in casi estremi ovviamente.
Fortunatamente ero riuscita a convincere i miei di andare a una scuola "normale" dove vanno tutti i ragazzi, e non i una scuola piena di ragazzi e ragazze permalose, isteriche e altezzose.
Entrai attraverso il cancello e intravisi subito il preside e una figura alta, e abbastanza robusta, ma non esageratamente.
Più mi avvicinavo e più riuscivo a mettere a fuoco l'immagine di quel ragazzo.
"Buongiorno singiorina Rodriguez, lui è Alex White, il ragazzo di cui le ho parlato", il preside andò via e restammo solo noi, ancora nel cortile della scuola, sorrisi e mi presentai al ragazzo, "Ciao mi chiamo-"
"Beatriz Rodriguez", restai a fissarlo senza dire niente, "Allora è vero che le cubane sono davvero belle." Sorrise alzando un lato della bocca.
Cercai di ignorare il complimento che mi aveva appena fatto così da non arrossire e essere scoperta, ma tutto questo fu inutile.
"La mia presenza ti mette a disagio piccola?" Disse con voce profonda e seria.
"Cosa..io..cioè..no", "Sto scherzando" disse ridendo. Sospirai sonoramente,
"Tranne sul fatto delle cubane" sussurrò in modo che però io possa sentirlo.
Cambiai immediatamente discorso, parlando di ciò che ero venuta a fare.
"Andiamo, ti faccio vedere il laboratorio di chimica"


NIGHTMARE OR DREAM?Where stories live. Discover now