Racconto 1- La maledizione della sirena

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Martina amava guardare il mare

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Martina amava guardare il mare. Seduta sul davanzale, nella sua stanza, affacciata ad una finestra enorme. Si sentiva bene, si sentiva calma quando osservava le onde infrangersi sugli scogli, quando percepiva il suono dell'acqua che si scontrava con la terra. Erano rari i momenti che si concedeva per nuotare, per sentirsi finalmente se stessa al cento per cento. Non aveva molti amici, anzi cercava di stare lontano dalle persone, per la grande paura che aveva, non voleva che il suo segreto più grande venisse scoperto, cose terribili gli sarebbero successe, se un umano avesse visto le sue vere sembianze. Così si accontentava di quelle poche persone che conosceva e della sua migliore amica, l'unica al mondo che non si faceva strane domande quando Martina si rifiutava di andare in spiaggia o di partecipare ad una festa in piscina. Una goccia d'acqua non era un problema, ma immergersi completamente voleva dire trasformarsi, diventare ciò che era realmente. << Non ci credo che l'estate è praticamente finita >> borbottò la ragazza bionda, mentre camminavano per il festival di paese, dove bancarelle di giochi, caramelle e dolciumi rendevano l'atmosfera più divertente, più colorata, in questo paesino sul mare a Cape Cod. Mercedes, la sua migliore amica, era entusiasta ogni volta che la cittadina ospitava eventi, festival o feste, mentre per lei non faceva alcuna differenza, pensava solo al mare e a quando avrebbe potuto nuotare ancora. << Insomma ormai abbiamo 17 anni, la scuola a che ci serve? >> domandò lei, triste per la fine delle vacanze, << A studiare e ad avere un futuro? >> chiese sarcastica Martina che poi sorrise a Mechi, come lei adorava chiamarla, << Si... per avere un bellissimo futuro >> alzo gl'occhi, scuri, al cielo la ragazza bionda. Martina pensava spesso a quanto la sua amica sarebbe stata una sirena perfetta, con la pelle candida, i capelli lunghissimi, le guance rosa e il suo viso perfetto. Le sarebbe piaciuto condividere con lei questo segreto, ma purtroppo non poteva, altrimenti avrebbe rischiato la sua stessa vita. Mantenere un segreto del genere per Martina costava grande sforzo, tanti sacrifici e alcune volte un amara tristezza. La ruota panoramica, completamente illuminata attirò la sua attenzione e si fermò di scatto mentre camminava, nemmeno si rese conto dello schianto che avvenne poi. Si ritrovò solamente in terra, con il gomito un po' dolorante. << Martina stai bene? >> sentì la voce di Mechi avvicinarsi a lei, << Ti sei fatta male? >> le chiese un'altra voce che non conosceva << Scusa davvero ti sei fermata di colpo e io stavo correndo per raggiungere un amico >>. Una mano le sfiorò la schiena mentre l'altra cercava di metterla in piedi. Quando ritornò sulle sue gambe si rese conto che il ragazzo che aveva di fronte era colui che tutte ambivano ad avere. Jorge. Popolare, ricco, sportivo e all'ultimo anno di liceo, solo poche persone avevano il piacere di far parte della sua cerchia. Possedeva una villa, una macchina costosa, portava vestiti firmati e aveva gl'occhi verdi, come gli smeraldi che giacevano sul fondo degli abissi. Lei e Mechi spesso si immaginavano, come due ragazzine, di far parte delle sue amicizie, di essere considerate da Jorge, che un giorno le avrebbe notate. E forse quel giorno era arrivato. << Sto bene >> riuscì a dire solamente Martina, mentre la bionda in parte a lei guardava incantata Jorge. << Sei sicura perché... >> indicò il suo gomito << Stai sanguinando >>. Lei si guardò il braccio, si era praticamente dimenticata del dolore che aveva provato durante lo schianto a terra. << E' solo un graffio >> borbottò spostando i suoi capelli mori tutti d'un lato, per fare in modo che non si appiccicassero alle ferita, << Forse è meglio medicarti >> si preoccupò Mechi. Jorge intanto le fissava, guardava soprattutto la ragazza che aveva fatto cadere. << Vi aiuto io, so dove trovare l'occorrente >> disse poi, << Non è necessario >> ribatté subito Martina facendo un finto sorriso, << Invece sì >> si intromise la sua amica e subito lei la guardò male. Mechi non desiderava altro che essere considerata, di essere vista, di smettere di essere invisibile. << Venite >> sorrise poi il ragazzo e titubante lo seguì insieme alla bionda entusiasta. << Come vi chiamate? >> chiese poi Jorge mentre camminavano tra la gente impegnata a giocare alle bancarelle per vincere stupidi peluche. << Mercedes >> rispose immediatamente la sua amica << E lei è Martina >> disse indicandola, << Beh Martina >> iniziò a dire il ragazzo << Non so dirti quanto mi dispiace averti... come dire... >>, << Sbattuto a terra? >> chiese sarcastica lei, Jorge trattenne una risata << Esatto >> confermò poi lui. Si avvicinarono ad una bancarella, << Ciao Lodo >> salutò lui una ragazza dai capelli scuri come l'oceano di notte, << Fratellone che ci fai qui? >> gli fece un gran sorriso. Lodo stava dietro ad uno stand dove bisognava riuscire a centrare dei coni con degli anelli, << Ho bisogno del kit medico >> nel dirlo si voltò a guardare Martina, << Che hai fatto? >> gli chiese lei << Sei sempre il solito combina guai, vieni sul retro Frank dovrebbe tenerla li >> continuò lei e i tre seguirono la ragazza dai capelli scuri dietro una tenda. << Piacere comunque, io sono Lodovica e come penso abbiate capito sono la sorella di Jorge >> si presentò lei mentre cercava tra i premi la cassetta del pronto soccorso. Mechi prontamente presentò entrambe << Tu vieni alla nostra scuola? >> le domandò poi, << Si devo iniziare il secondo anno >> borbottò lei, prese una scaletta per cercare su uno scaffale in alto << Eccola >> esclamò poi afferrando una scatoletta bianca, la passò a Jorge << Vedi di non peggiorare la situazione, io torno allo stand prima che arrivi qualche cliente e non trovi nessuno >> sorrise alle ragazze e sparì dietro la tenda che separava il retro. Jorge appoggiò la cassetta su uno scatolone e batté la mano su una vecchia panca per far capire a Martina di sedersi. Poco fiduciosa si sedette mentre Mechi affascinata li osservava. Appena la mani di Jorge le sfiorarono il braccio una strana sensazione le pervase il corpo, una sensazione stranissima che prima d'ora non aveva mai sentito. Cerco di riassestarsi per non sembrare una scema. Lui lentamente la medico, dicendogli scusa ogni volta che le sfiorava la ferita, per paura di farle del male. Prima che gli fasciasse il gomito i loro occhi si scontrarono per qualche secondo paralizzando entrambi. << Bene >> disse lui, schiarendosi la voce, una volta finito, << Grazie >> bisbiglio invece Martina facendo un piccolo sorriso imbarazzato. Era stata una giornata strana per lei, non si sarebbe mai aspettata di trovarsi sul retro di una bancarella, con Jorge, che la medicava dopo che si era letteralmente schiantato contro di lei.

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