Mi slaccio il bottone del colletto della camicia, dopo una giornata lunga ed estenuante. Sono le 19 e 15 e sono appena uscito da una riunione durante ben tre ore e mezza sull'ecologia e su come salvaguardare l'ambiente. Amo il mio lavoro, ma vorrei tanto lanciarmi su un divano. Mi siedo nel mio ufficio, situato all'ultimo piano del mio palazzo sede della la mia azienda. Ho la vista su tutta Buenos Aires e tante volte rimango incanto a guardare questa enorme città, mentre rifletto sul lavoro e cerco nuove idee per migliorare il mondo. Avvio il mio pc per sistemare le ultime e-mail, mi passo una mano tra i capelli scuri, ormai scompigliati. La porta si apre e alzo lo sguardo mentre invio le ultime informazioni al mio assistente, << Diego >> esclamo il nome del mio migliore amico per salutarlo, lui ricambia con il suo solito sorrisino, << Ancora chiuso qui dentro? >> domanda << Amico hai bisogno di un po' di aria >> fa il simpatico lui. Alzo gl'occhi al cielo, lui si schiarisce la voce << Ricordi che ti ho preso un appuntamento con Camille per Sabato? >> chiede scrutandomi, << Si me lo ricordo >> e invece non è proprio vero, chi se lo ricordava con tutti gl'impegni che ho, << Senti organizza qualcosa di carino... E' una ragazza al quanto raffinata >>, chiudo il mio portatile dopo averlo spento, << Si Diego ci penserò >>. Prima mi piaceva uscire con le donne, quando andavo all'università ero circondato da un sacco di ragazze e mi divertivo, finché non ho conosciuto Isabel, di lei mi ero completamente innamorato, era la ragazza che tutti volevano, una futura modella, dalle gambe lunghe, i capelli biondissimi e i suoi occhi infinitamente azzurri. Avrebbe aumentato l'ego di ogni ragazzo che sarebbe riuscito a conquistarla e io ero uno di quelli. Eravamo ragazzi e ci divertivamo, avevamo una storia, ma non facevamo grandi progetti, non finché un anno dopo è rimasta incinta e da quel momento niente è stato più lo stesso. Avevo deciso di mettere ormai la testa apposto, avevo 23 anni, non avevo ancora finito l'università, ma comunque desideravo avere una famiglia con Isabel, una famiglia che ormai stava già nascendo. Ma purtroppo niente è andato come avevo progettato. Ora a 29 anni sono a capo dell'azienda di famiglia, ereditata da mio padre due anni fa, dopo la sua morte, ho lottato per essere qui, per meritarmi questo posto. Ma le donne... le donne per me sono ancora complicate, per tanto tempo mi sono solo limitato alle scappatelle, a una botta e via senza legarmi a nessuna, non ne ho mai avuta la voglia dopo quello che mi è stato fatto. Ma Diego da buon amico cerca ancora di organizzarmi appuntamenti, che non finiscono mai bene, soprattutto in questo periodo dove lui sta frequentando una ragazza e si sente in dovere di trovarmi una compagna per farmi sentire meno solo, anche se non c'è ne proprio bisogno. Diego rimane lì fermo a fissarmi, << Dovresti sorridere qualche volta sai, così spaventi le ragazze >> alza leggermente le spalle e fa un ghigno simpatico lui, scuoto il capo e mi alzo afferrando la mia valigetta, << Diego >> lo chiamo avvicinandomi a lui << Non ho proprio voglia di ascoltare le tue ramanzine, voglio solo andare a casa da mia figlia >> gli do una pacca sulla spalla e apro la porta del mio ufficio, << Peccato che tu non hai mai voglia di ascoltare nessuno >> lo sento dire dietro di me mentre percorriamo i corridoi per arrivare all'ascensore, << Si sono testardo, faccio sempre di testa mia >> replico io senza nessun tipo di problema, conosco bene ogni mio pregio e ogni mio minimo difetto. In ascensore Diego continua a stuzzicarmi e io come sempre faccio finta di non sentirlo, << Ti prego Jorge, impegnati per l'appuntamento, non farmi fare brutte figure, gl'ho detto che non vedevi l'ora di vederla e di stare con lei >>, << Perché non pensi alla tua nuova ragazza? >> ribatto io, << Io ci sto pensando ok e lei mi piace sul serio per questo ci vado piano >>, << Questo è davvero un miracolo >> lo prendo in giro. Ci salutiamo quando ognuno di noi raggiunge la propria auto e nel tragitto verso casa tantissimi pensieri mi frullano per la testa. Sono costretto ad andare a questo appuntamento che per giunta devo organizzare io e non saprei proprio che inventarmi, ho un sacco di scartoffie da sistemare domani per colpa di Roger che ha creato casini con i bilanci annuali, ho un'altra riunione con dei Canadesi che durerà sicuramente tutta la mattinata e... e cavolo oggi arrivava la nuova Babysitter assunta da mia madre, me ne sono completamente dimenticato. Chissà come sarà andata e se questa babysitter non ci lascerà per seguire il fidanzato in Australia come quella precedente... Quando oramai arrivo fuori la mia enorme casa con il telecomando apro l'enorme cancello e il vialetto di ciottoli compare davanti a me. Parcheggio l'auto in un dei garage e entro in casa dove regna troppo silenzio. Appoggio la mia valigetta su un tavolo posto al centro dell'ingresso. La mia casa ha tante vetrate, ho voluto io che fosse così, mi è sempre piaciuto avere spazi aperti, avere modo di poter guardare fuori, è una cosa che mi rilassa molto. Per questo il salotto ha una parete fatta unicamente di vetro, che dà sul retro della casa, dove si trova il giardino con la piscina e il casotto degli attrezzi. Salgo la scalinata che porta al piano di sopra e ad un tratto dal bagno principale esce una ragazza completamente fradicia. Si blocca quando mi vede e sgrana i suoi occhi enormi. I capelli scuri che le arrivano poco sotto il seno sono bagnati e gocciolano sui suoi vestiti. << S-salve >> balbetta lei alquanto imbarazzata, << Salve >> le faccio eco io << Ha per caso bisogno d'aiuto? >> le chiedo sarcasticamente. Stinge le spalle esili, la osservo nel suo corpo minuto e slanciato, le leggere curve che la modellano, gli zigomi alti, gl'occhi marroni puntati dritti nei miei. << Papà >> sento poi urlare e la vedo. Un enorme sorriso mi compare sul volto, appena mia madre la lascia a terra una piccola nanerottola avvolta in un accappatoio mi corre incontro e mi salta in braccio. << Ciao piccola Grace >> la saluto io stringendola tra le mie braccia. << Caro >> si avvicina a noi mia madre e io con un cenno di capo ricambio il saluto. << Cosa hai fatto oggi di bello? >> chiedo a Grace quando la riappoggio a terra. Lei sorride e si volta verso la ragazza fradicia che è rimasta li ferma, << Si è divertita molto, peccato aver avuto un piccolo incidente >> ridacchia un po' mia madre, << Lei è Martina, la nuova Babysitter di Grace >>, << E ha avuto un piccolo problema con la doccia >> bisbiglia infine Grace che si mette a ridacchiare anche lei. << Mi scuso se non so usare queste strane nuove tecnologie >> dice seria Martina, ma poi scoppia in un risata. Era da tempo che non vedevo mia figlia ridere così, di gusto, di pancia. La cosa mi stranisce, ma poi Martina attira ancora la mia attenzione, << Mi scusi signore, io... se non le dispiace andrei a darmi una sistemata >>. Rimango a guardarla come un ebete per qualche secondo, il suo viso leggermente bagnato sembra sia fatta di seta. << Si, certo che puoi >> le dico poi quando mi rendo conto che tutti stavano aspettando una mia risposta << E chiamami Jorge, non sono ancora vecchio >> ribatto, lei mi fa un piccolo sorriso e poi ne fa uno enorme a Grace prima di scomparire nel corridoio verso la stanza degli ospiti. Grace alza le braccia per essere sollevata, faccio come desidera e la stringo a me, << Sei sicura che sia adatta a tenere Grace? >> chiedo a mia madre, << Oh figliolo, fidati di me... è perfetta >> mi scruta lei con quei occhi grigi ancora svegli, << Si anche a me piace Tini >> parla poi Grace scrutandomi con i suoi enormi occhioni ereditati da me, verdi come smeraldi, in contrasto con i capelli biondi argentei. Mia madre porta la piccola nella sua stanza per cambiarla dopo, a quanto pare, uno spassoso bagno che si è fatta con la nuova Babysitter. Mi verso un bicchiere di vino in cucina, dove Olga la governante sta preparando la cena, poi torno nel salotto e mi metto ad osservare fuori dalla vetrata il giardino illuminano dai faretti. Un rumore attira la mia attenzione e quando mi volto, trovo Martina infondo alle scale, << Io vado Signor Blanco, torno domani per l'una, quando Grace esce da scuola >> accenna un sorriso, << Grazie Martina e ti ho già detto che puoi chiamarmi Jorge >> ricambio il sorriso, << Ok >> ribatte semplicemente lei << A domani >> fa un cenno con il capo prima di uscire di casa, mentre io rimango a guardare la porta da dove è appena scomparsa, ho come delle strane sensazioni, come se stesse per succedere qualcosa, qualcosa che cambierà la mia vita.
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Racconti Brevi sui Jortini.
Novela JuvenilE' una raccolta di storie brevi basate sui Jortini. Troverete racconti di ogni tipo.