Treat You Better (pt. 2)

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Era passato un mese ormai dal giorno in cui la certezza più grande che Leah si era creata nel tempo si era sgretolata in un secondo, portandosi dietro tutte le altre come la prima tessera di un domino che cade.

Era sempre stata una bimba e poi ragazzina un po' ribelle, voleva cercare in ogni modo di uscire dalla campana di vetro in cui si sentiva chiusa, e sapere di poter contare su Ryan in ogni circostanza, nonostante cercasse comunque di farle capire quando sbagliava, le aveva sempre permesso di esprimersi al massimo, nel suo essere ribelle e non solo, ma sentire quella dichiarazione uscire dalla sua bocca aveva smontato tutto.

Era scappata via in un attimo e il senso di colpa per questo ancora la attanagliava, ma quello era sorto dopo; una grande confusione era stato ciò che aveva sentito appena aveva realizzato il significato di ciò che lui le aveva detto. Una marea di immagini di loro due e del loro legame aveva cominciato a riempirle la mente: tutte le volte in cui, da piccoli, lui aveva cercato di tirare il pallone meglio di lei ma non ci era riuscito e lei lo aveva preso in giro; tutte le volte in cui quel pallone era andato a finire tra i rami di qualche albero e lei si era arrampicata per riprenderlo provocando in lui una meravigliosa e contagiosa risata quando le si era strappato il vestitino e avevano immaginato le urla di sua madre; tutte le volte in cui, da più grandicelli, l'aveva coinvolto quando era andata in giro a dar fastidio e fare scherzi ai vicini o ad altri ragazzini della loro età, o quando aveva deciso di imbucarsi alle feste dei ragazzi più grandi; e una cosa avevano in comune tutte quelle immagini: la mano di lui sempre tesa in segno di aiuto, pronta perché lei la prendesse.

Aveva potuto contare su quella mano anche quando aveva iniziato a interagire in maniera diversa col mondo maschile, ossia quando aveva conosciuto Travis. L'aveva visto per la prima volta alla festa per i suoi sedici anni, probabilmente si era imbucato e la cosa l'aveva subito affascinata, e poi era il classico bello e dannato: era alto, aveva i capelli corti, neri come la pece e volutamente spettinati, i muscoli e i tatuaggi ben visibili e soprattutto un paio d'occhi freddi come il ghiaccio che gli colorava le iridi e allo stesso tempo profondi come i pozzi neri delle sue pupille, capaci di trascinarti giù con lui in nanosecondo, proprio come era successo a lei.

Avevano iniziato a parlare e stuzzicarsi già da quella sera stessa e da subito lei aveva sentito il bisogno di parlarne con Ryan, in fondo lui era il suo migliore amico, il fratello che non aveva mai avuto. Gli aveva raccontato anche di quanto le fosse piaciuto notare lo sguardo dolce ma smanioso che Travis le aveva rivolto e di come, volendo che lui la guardasse così sempre, aveva deciso di cambiare il suo guardaroba; l'aveva trascinato con lei a scegliere vestiti, pantaloni e magliette più aderenti rispetto a quelli che aveva sempre usato, e anche in quel periodo lui c'era sempre stato, come quando il rapporto con Travis aveva iniziato ad incrinarsi perché lui aveva calato la maschera dolce per mostrarsi com'era realmente, ma mai sarebbe arrivata a pensare che ciò che Ryan provava per lei andasse oltre l'amicizia che li aveva sempre legati, anche perché lui si era sempre comportato normalmente.

Era parecchio preoccupata all'idea di come avrebbe potuto reagire Travis ad una cosa del genere, dato che aveva sempre espresso con lei il suo disappunto dei confronti del suo amico, ma ciò che la turbava di più era il pensiero che probabilmente la mano che aveva sempre potuto stringere non ci sarebbe stata mai più; probabilmente era da egoisti, perché in fondo Ryan era troppo un bravo ragazzo per star dietro ad una testa calda come lei, ma ne aveva assoluto bisogno.

Sul momento aveva deciso di accantonare la confusione che aveva in mente e di cercare di risolvere la situazione con Travis, nella speranza che tenesse fede alla promessa che continuava a farle ma poi, proprio mentre quel marasma di sensazioni che aveva dentro stava tornando a galla, si era ricordata di quella vacanza che i suoi genitori volevano che facessero tutti e tre insieme e a cui lei si era sempre rifiutata di partecipare. Quello le era sembrato il modo giusto per mettere ordine nella sua testa, così aveva deciso di accettare, rendendosi poi conto che era stata la scelta giusta.

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