Capitolo 1

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Vedete quella pazza che corre a rotta di collo su per la scalinata?
Ebbene si, sono in ritardo. Di nuovo.

Mentre spalanco la porta della mia vecchia scuola, mi infastidisco anche peggio, se è possibile.

Già, perché ora, in questo preciso istante, sto cercando di farmi forza da sola, per dirigermi verso la sala audio e video adibita per questa dannata reunion di vecchi studenti, nella mia scuola elementare, perché quello stronzo del mio ragazzo ha pensato di darmi buca all'ultimo secondo

Ci sarà utta la mia maledetta classe.
Tutta, anche gli stronzi che mi prendevano in giro perché ero cicciottella.

Passo davanti alla porta a doppio battente della sala audio e video con un brivido e senza fermarmi proseguo verso i bagni.

Mi chiudo all'interno e mi fisso nello specchio.
Le mie guancie sono rosse come due pomodori maturi.

Ma che vuoi che sia, Tate! Forza!

E poi non sono più cicciottella, lo sviluppo ha giovato su di me.

Tamburello le dita sul rinnovato lavandino e sospiro.

Non dovrebbe fregarmene un tubo di quelli.
Non dovevo venire, dannazione, lo sapevo!
Be, cazzo, ormai sono qui, tanto vale tirare fuori le palle e andare fino in fondo. E poi, devo ammettere, che sono curiosa di vedere come sono diventati alcuni di loro.

Raddrizzo la schiena e il mento, petto in fuori e sculettando come l'ape regina di Mean girls, torno verso la sala.

Un ultimo respiro e..
Apro una delle due porte.

La risata fin troppo squillante di Claire, arriva prepotente ai miei timpani come se volesse perforarli.

Rabbrividisco esattamente come mi capitava  all'epoca. Proprio non sopporto la sua risata, nemmeno adesso, a distanza di così tanto tempo.
Non sentivo quella risata che riconoscerei tra mille dalla fine della quinta elementare, ovvero sedici anni.

Appena un secondo dopo la individuo in mezzo ad altre tre nostre compagne: Samantha, Melanie e Roxenne.

Non sono cambiate affatto, se non fosse per il loro trucco impeccabile.

I capelli perfettamente in piega di Claire di un biondo cenere stupendo svolazzano ogni volta muove la sua testolina perfetta.

Wow.

"Tate! Oh, Tate! Ma quanto tempo!", esclama euforica non appena mi nota.

"Claire!", dico con un sorriso un po' troppo acceso.

"non sei cambiata affatto! Sei sempre la solita bimbetta!".

"ah.. Grazie..", borbotto non sapendo bene se prendere la sua frase come un complimento.

Le vado incontro e mi lascio stringere in un abbraccio nauseante.
Un particolare, su cui inevitabilmente mi appoggio, attira tutta la mia attenzione.

Abbasso gli occhi che si sgranano per la sorpresa.
"ma...", borbotto.

"si!", dice cacciando un urletto.
"sono incinta!".

"accidenti! Congratulazioni!", dico sorridendole sinceramente questa volta.

Si accarezza la pancia con fare protettivo.
"grazie".

"maschietto o femminuccia?".

"è una femminuccia".

Già mi vedo una baby Claire con il body firmato Gucci e le calzine Versace, mentre sbraita perché il latte in polvere non è della Nestle.

Il suo blaterare su quanto siano stupende le nausee matuttine mi fa tornare sulla terra.

".. Poi i calcetti! Quando cerco di dormire lei si posiziona sulla mia vescica e devo alzarmi mille volte. E al mattino! Non posso più bere il caffè!".

Zero nanna, zero caffè, e vomito. Dev'essere un inferno.

"ma è fantastico Claire! Sono tanto contenta per te".

Mi perdo ad ascoltare queste quattro oche con un calice di vino tra le dita sorridendo e annuendo al momento giusto, con la speranza di riuscire ad allontanarmi al più presto.
Sono stanca di sentire quanto sia fantastico essere incinta e quanto sia meravigliosa la vita matrimoniale, dato che il mio ragazzo non mi ha ancora chiesto di sposarlo.

"oh mio Dio!", esclama una voce familiare a qualche passo da me.

Mi volto verso la voce di quella che all'epoca era la mia migliore amica con la gratitudine che trabocca dallo sguardo.
È vestita come una dark, sul suo viso, che io ricordo acqua e sapone, spesse righe di eyeliner e piercing qua e là.

"scusate tanto e ancora congratulazioni Claire!", dico congendandomi dal gruppetto.

"ma quanto tempo", sbotta ridendo mentre percorre gli ultimi metri che ci separano.
"mi sei mancata! Credevo che non ti avrei riconosciuta e invece mi sbagliavo!".

Ridacchio mentre vengo soffocata da un abbraccio che sa di Chanel numero 5.

"io non ti avrei mai riconosciuta Alice, se non dalla voce!", dico entusiasta e un po' frastornata.

Mi da di gomito.
"allora! Cosa mi racconti di bello? Devi dirmi tutto quello che hai combinato in questi anni, senza tralasciare nulla!".

La sua esuberanza mi travolge esattamente come un tempo.
Ci mettiamo a confabulare in un angolino di tutte le cose che abbiamo perso l'una dell'altra.

Io Alice ci siamo 'separate' dopo la terza media, causa il suo trasferimento in Inghilterra insieme alla sua famiglia. Ho versato così tante lacrime da non capire come ho fatto a non prosciugarmi.
Lei era la mia metà e all'inizio ne feci una malattia, odiai Alice con tutta me stessa e mi rifiuta di sentirla. Ero arrabbiata, ma col tempo arrivai a capire che lei non ne poteva nulla sulle decisioni dei suoi genitori.

Se non mi fossi impuntata in quel modo, credo che saremmo rimaste amiche e questo pensiero mi lascia l'amaro in bocca.

Ad oggi apprendo che è tornata qui circa un paio d'anni fa, che è single dopo una storia di tre anni, fa la maestra d'asilo, ha due cani: uno di nome Jack e l'altro di nome Daniel. No, se ve lo state chiedendo, i nomi non sono una casualità.

"hei, ma hai visto Thomas?", chiede di colpo.

"no, non ho ancora..".

"è altissimo!", m'interrompe.
"devono avergli dato del concime, o roba simile.. Eccolo lì!", sussurra concitata.

Ok. Adesso sono curiosa.

"dove?", chiedo voltandomi di scatto.

Vado sbattere contro quello che penso sia un armadio, ma che adesso riconosco come il sosia di Michael Meyers da piccolo in Halloween the beginning, ma alto due metri.

"porca puttana, mi dispiace!", esclamo vedendo una macchia rosso scuro espandersi sulla camicia bianca di Michael Meyers.

"ma figurati!", ride il povero malcapitato.
"Tate! Ma non mi riconosci?".

Guardo attentamente il suo viso e collegando il commento di Alice mi viene un'illuminazione.

"Thomas!".

Scoppia a ridere.
"esatto!".

Un orecchio di elefante di abbatte sulla mia spalla facendomi fare un paio di passi avanti.

"non ci vediamo da troppo tempo!".
"già..", borbotto annuendo.
"ragazze, se ora volete scusarmi, vado a darmi una ripulita".

"vuoi una mano?", mi affretto a chiedere.

Inarca un sopracciglio.
"parlerebbero davvero molto se tu ora mi accompagnassi in bagno..".

I miei occhi si sgranano involontariamente.
"oh.. Be.. Si.. Allora sarà meglio che.. Tu faccia da solo".

Alice ridacchia sotto i baffi, mentre Thomas si allontana scuotendo la testa.

Non appena si allontana ci scappa una risata sonora che attira l'attenzione di qualche altro compagno appena arrivato.

Proprio di chi m'interessava le vedere.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 12, 2019 ⏰

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