Primo Capitolo

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Uno sguardo fisso penetrante, abissale, quasi calpestando il terreno rigido che è la pietra, ma comunque camminando quasi involontariamente, come se quel essere, forse un tempo umano, non fosse più in sé.

Gementi grida sorde simili a parole, accompagnavano il suo passo senza che riuscissi a capire cosa dicesse, intanto le sue cavità mi fissavano, non rimanevano occhi, solo fori, ma in qualche modo sapevo che mi stava guardando mentre si avvicinava.

Camminando incerto verso dietro,  nella speranza di trovare un' uscita da quell' oscuro vicolo che sembrava sempre più stretto, intanto la mia mano sentì del bagnato mentre si protendeva all'indietro, toccai il muro ricolmo di muschio che mi relegava in quell'antro, e intanto lui, quasi sfondando il terreno, si avvicinava, vedevo solo il volto coperto da un cappuccio che si protendeva anche sul viso e a tratti lo copriva quasi interamente , quasi come non avesse bisogno della vista per sapere dov'ero e che cosa stessi facendo.

La luna formava un cerchio perfetto, di un verde più brillante del solito ma perennemente scuro; ad un certo punto riflesse persino sull'oggetto che aveva in mano, una mano bianca consumata; l'arma era simile ad un'ascia a due mani solo più corta ma ugualmente pesante, affilata con una lama ricurva davanti ed una più piccola dietro con una punta fra le due; l'ascia era perfettamente lucida e colorata. Per quanto poteva sembrare quasi nuova, non sembrava l'arma adatta a quell'essere.

Quando fu vicino presi coraggio, era il mio momento. Nonostante stessi tremando strinsi le dita in un pugno quasi bucandomi la pelle e lo sferrai, non sentii niente o cosi mi parve. Ero a terra, il sangue mi scendeva dalle orecchie, ed era là, chiaro, ora la vedevo sfocato, ma più nitido, vestito di stracci con la bocca spalancata da cui poteva uscire solo gelo. Le gambe erano color cenere, con i piedi nudi e le mani a dir poco scheletriche ma circondate da un aura quasi brillante.

Nel momento in cui fui sicuro mi avrebbe colpito si mise in ginocchio a pochi centimetri dalla mia faccia. Mi disse con voce quasi sacrale -TEMI GLI EREDI, DUBITA DI LORO E SFRUTTA IL POTERE IMMORTALE- una volta che smise di parlare sentii un urlo e prima di svenie vidi un uomo, presumo con in mano una spada larga, che cominciò a brillare di verde, e mentre brillava, il mio "aggressore gli correva in contro come lo volesse uccidere, ma prima che potesse anche solo alzare il braccio dal fendente, uscì dell'energia dello stesso colore della spada e della luna che, trafiggendo il bersaglio, lo ridusse in una nube argentea che si raccolse sul corpo del cavaliere, che l'assorbì.
Alla fine l'ascia si scompose fino a diventare cenere.

Gli dei dimenticatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora