Prologo

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''Papà!"
L'uomo si girò di scatto, quasi attratto dall'aura contenuta da quel dolce richiamo. Due occhi color ghiaccio squarciarono in due la lieve penombra del tramonto, illuminando tutto lo spazio circostante, come un faro che conduce i marinai verso casa. Una bambina dai riccioli nero corvino, imprigionati crudelmente da un nastro bianco come la luna che a poco a poco si mostrava nel cielo tinto d'arancio, corse a perdifiato giù per le scale di legno usurato che delimitavano il piccolo portico dal cancello cigolante dell'abitazione. Incespicando nei piedini nudi, bagnati di quella brina che ancora inumidiva l'erba del giardino, si tuffò tra le braccia possenti di suo padre, consapevole che, come ogni sera da quando era giunta al mondo, l'avessero accolta con prontezza, senza alcuna esitazione, come fossero state progettate apposta per lo scopo.

''Principessa!", esclamò l'uomo, la cui stanchezza, dopo un giorno intero di lavoro, sembrava averlo improvvisamente abbandonato alla vista di lei: il piccolo frammento del suo cuore. Accovacciandosi lievemente per giungere alla sua altezza, la strinse tra le braccia forti e stanche, sollevandola di peso da terra... quanto le era mancata.

Un sorriso innocente si dipinse sulle labbra della piccola Monica e due buchini compravero ad ornare le gote rossastre e paffutelle. Il minuscolo nasino andò a stronfinarsi contro quello deciso di suo padre, mentre le manine cicciottelle si scontrarono contro la barba ruvida che ricopriva il suo volto segnato dal tempo.

''Papà... mi sei mancato tanto.'' Ammise la bambina, con quella spensieratezza e sincerità che tanto rappresentavano la sua tenera età.

Il macigno che premeva sul cuore dell'uomo, si sciolse al suono di quelle parole, mescolandosi insieme all'anima. Le sorrise, dolcissimo, continuando a fissare quei due occhi chiarissimi e puri che l'avevano caratterizzata fin dalla nascita: sarebbero rimasti identici, non sarebbero mutati mai, ne era sicuro.

''Anche tu, piccola mia...'', le rispose, altrettanto sincero, sebbene le parole fossero fuoriuscite dalla sua trachea come una nenia dolorosa, così malinconica che era stata capace di distruggere anche il sorriso innocente della piccola.
Perché aveva smesso di sorridere?
Come una proiezione cinematografica anni cinquanta, una nuova pellicola era stata mandata in scena: suo padre,
la sua forza, il suo faro, adesso, era scomparso. Le rose bianche che riempivano di un delizioso profumo l'aiula circostante, si erano ora tinte di rosso e la loro essenza si era dissipata
nell'aria tagliente. Anche il sole era scomparso da quel cielo una volta terso, lasciando posto al manto nero della notte.

''Papà...'', sussurrò ancora la bambina, cercando di mettere a fuoco i dettagli sfocati che la circondavano. Il nastro bianco, quasi come avesse catturato l'oscurità notturna, era diventato nero. Nero corvino, come i suoi riccioli disordinati. Nessuno l'avrebbe più rivisto, quel sorriso innocente. E la luce nei suoi occhi, sarebbe per sempre scomparsa.

Il salotto di casa sua, non le era mai sembrato così gelido: sembrava quasi che la brezza di Dicembre la stesse congelando per davvero, dall'interno. Si fece strada tra le gonne di donne sconosciute, vestite di nero, esattamente come lei. Ogni cosa, intorno, le sembrò aver assorbito l'essenza di quel colore angustiante, ad eccezione di una sola rosa, stranamente ancora bianca, che reggeva tra le mani.

Gli occhi di suo padre erano imprigionati dalle pupille ermeticamente serrate... neanche loro, avrebbero più brillato. Il volto pallido, su cui era dipinta un'espressione seria, le sembrò anch'esso gelido, incolore. La rosa bianca scivolò dalle sue mani, atterrando su quelle congiunte dell'uomo, all'altezza del busto. Una lacrima si fece strada sulle guance già umide di pianto della piccola, come un ruscello che segue il suo percorso lungo il sentiero predestinato.

''Monica...''

Qualcuno, alle sue spalle, stava tentando di attirare la sua attenzione, ma Monica non si voltò. La prima cicatrice le marchiò a fuoco l'anima, incidendole il cuore, come quando si incidono le proprie iniziali sulla corteccia di un albero: così una lama affilata sembrò voler scavare all'interno del suo petto.

"Nessun altro l'avrebbe più ferita, mai più. Non avrebbe mai più amato nessuno in vita sua... ", si disse la piccola, in quello che parve soltanto uno schioccare di dita: l'unica persona che era destinata a diventare era la persona che aveva deciso di essere.

Ma si sbagliava.
Perché ciò che è destinato a te, troverà il modo di raggiungerti.

|Nota Autrice |
Bevenuti nella mia prima piccola, grande avventura. Spero tanto sappia conquistarvi. :)

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