Capitolo 23

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«Ti ho detto di smetterla. Non puoi rilasciare dichiarazioni alla stampa ogni giorno». Lei continua a giustificarsi, dice che ha il diritto di vedere "suo" figlio, dice che gli manca, che riconosce di aver sbagliato e che lo rivuole con se. La cosa assurda è che fino ad un paio di mesi fa, non sarei stato così contrario alla cosa, ma oggi è tutto diverso. Lucas non va da nessuna parte. «Senti, smettila di parlare con la stampa altrimenti dovrò procedere per via legali». Lei protesta ancora ma chiudo la conversazione, stufo di sentire le sua motivazioni.

«Era ancora lei?» chiede mia madre. Sta preparando la cena e io la osservo mentre cerco di capire cosa devo fare. Susan suggerisce di intervenire per vie legali ma io non sono convinto che sia la scelta migliore. Le farei solo più pubblicità, sono convinto che sia solo una bolla e che presto Ashley si stuferà.

«Sì, dice che vuole incontrare Lucas».

«Cosa pensi di fare?»

«Non lo so, ma per ora non voglio che Lucas la incontri, ha già perso molte persone in questo periodo e non voglio che si affezioni e che poi, quando il circo mediatico sarà finito, la veda andar via».

«Ti riferisci a Liz».

«Perché la tiri sempre in mezzo?» domando stizzito.

«Perché qual bambino sta soffrendo».

«Gli passerà».

«Sì annoia con me, e lei gli voleva bene veramente».

«Senti ora non farmi passare per il cattivo della situazione. Ha commesso degli errori, e per questo ci sono delle conseguenze».

«E tu non hai mai sbagliato?»

«Non stiamo parlando di me adesso... e poi gli ho detto che poteva passare a trovarlo quando voleva». Non sono un mostro, è stata lei a voltarci le spalle. Io le ho dato una possibilità.

«Gentile da parte tua. Ma non hai pensato che tu sei in giro per il mondo e che forse lei ha un lavoro che non le permette di prendere e partire così... e se ce l'ha un lavoro... perché altrimenti come potrebbe permettersi il viaggio per raggiungere Lucas? Oppure...forse non vuole vederlo perché ci sta male. Ogni tanto devi guardare le cose anche dal punto di vista degli altri».

Lo squillo del cellulare di mia madre, interrompe la predica. Non sono così egoista, certo che ci ho pensato, ma non posso mica ordinarle di prendere il primo volo e tornare qui!

«Ehi tesoro» risponde sorridente mia madre.

Tesoro? Chi chiama tesoro?

«Tutto bene... e tu?» chiede. Ascolta brevemente la risposta e poi mi punta gli occhi addosso e si volta. Stanno parlando di me? «Ah, hai visto i giornali... sì... no ti capsico...un po' scombussolati ma stanno bene.»

Raggiungo mia madre e cerco di ascoltare la conversazione ma lei mi allontana con un braccio e si chiude nell'altra stanza.

Con chi diavolo sta parlando?

Quando torna, alcuni minuti dopo, sorride sorniona e io comincio a sentire puzza di bruciato. E non per la cena.

«Chi era?».

«Come scusa» come se l'avessi risvegliata dai suoi pensieri.

«Con chi parlavi al telefono?» Indago curioso. Mia madre non mi nasconde mai nulla, e ora va a parlare in un'altra stanza.

«Oh... nessuno, un'amica».

«E come si chiama questa amica?»

«Si chiama fatti i fatti tuoi. Non devo mica rendere conto a te».

«Era lei, non è vero?».

«Lei, chi?» chiede fingendo di non capire.

Sospiro perché questo gioco non mi piace. I sotterfugi portano sempre guai, soprattutto se c'è di mezzo mia madre e Liz. Perché diavolo non ha chiamato me per sapere come stavano le cose? Non le avrei certo chiuso il telefono in faccia, anzi...

«E da quanto tempo è che vi sentite?».

«Non so di cosa tu stia parlando».

Certo come no, e io sono nato ieri. «Be' se la senti di nuovo, dille che se vuole sapere qualcosa può telefonare a me».

Lascia il coltello sul tagliere e appoggia le mani sul tavolo, assumendo un'espressione accigliata.

Ah ah! Bingo! Sapevo che era lei. «Ha letto i giornali, e voleva sapere come sta Lucas».

Strano, sono settimane che siamo in prima pagina e lei si preoccupa solo ora? E poi Lucas sta bene, lui non sa niente di questa storia sono io che sto affrontando tutto questo, perché non chiedere come sto io? O pensa che non sia in grado di gestire la cosa.

«Potresti invitarla a raggiungerci questo fine settimana. Magari ti farà bene».

«Ho la gara questo fine settimana e non posso permettermi distrazioni. Starei tutto il tempo a pensare a cosa combina. Devo concentrarmi, se non l'hai notato le cose non vanno molto bene ultimante».

«Era solo un idea».

Ci penso per un attimo... poi mi sorge un dubbio. «Perché ti ha chiesto di poter venire?»

Lei sorride sotto i baffi, ma io quel ghigno l'ho visto e ho capito di aver commesso un passo falso.

«Sai che non lo farebbe mai. Ma se tu la chiamassi...».

«E per dirle cosa?».

«Non lo so, magari solo per sapere come sta, se ha trovato un lavoro, se esce con qualcuno... cose così».

«Ti ha detto qualcosa? Non può aver trovato qualcuno così velocemente, e Tony è sempre con noi».

«Se ti interessa chiamala».

«No, non lo farò. Se vuole sapere qualcosa deve chiamare lei».

«Certe volte sei proprio stupido tesoro mio». È strano sentirsi dare dello stupido da tua madre, soprattutto se poi ti chiama tesoro mio.

Sbuffo infastidito dall'insulto e lascio la cucina. Passo davanti la camera di Lucas, sta giocando con dei robot ma sembra annoiato. Da quando è partita Liz sembra essersi spento. Capisco che per lui è la figura più vicina ad una madre che abbia mai conosciuto ma lei non è sua madre, non dovevo permettere che si avvicinassero così tanto. Ma ormai il danno è fatto. Passo oltre e mi chiudo nello studio e cerco di capire come venirne fuori. A parte la stampa che lascio gestire a Susan, c'è il problema di Lucas e il fatto che non riesco più a vincere. Secondo Eric la gamba e a posto e sono in perfetta forma fisica.

Il Team è stato chiaro, se non raggiungo almeno il secondo posto nella classifica dei piloti, non rinnovano il contratto. E se continuo così il secondo posto è di Ash. Matematico. A volte mi sveglio nel cuore della notte con la sensazione di soffocare. Mi sveglio di soprassalto con il fiatone e il cuore in gola. Che cazzo di casino! Devo prendere delle decisioni, devo tutelare Lucas e devo mettere ordine nella mia vita altrimenti rischio di impazzire. Una volta ero famoso per riuscire a mantenere sempre la calma, anche sotto pressione, ora sembra che non è più così.

Prendo il telefono e faccio la chiamata che non avrei mai pensato di fare. La mano trema e i nomi della rubrica si intrecciano tra loro. Sto per avere una cazzo di crisi di panico. Il telefono squilla, ma la sensazione di nausea non si placa.

«Dimmi Drew» risponde pragmatico come sempre.

«Ciao Sam». Faccio un respiro profondo. «Ho preso una decisione e pensavo che.... Maledizione è più difficile di quanto pensassi» ammetto. Mi gira la testa e per qualche strano motivo non riesco a respirare. Mi alzo, incapace di starmene seduto.

«Che succede?».

Prendo un respiro profondo e annuncio: «Mollo tutto».

A.A.A baby sitter cercasiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora