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Qualche sera fa Shawn Mendes è rimasto sveglio fino a tardi a scorrere delle foto in rete nella sua stanza d’hotel. Continuava a vedere le quaranta celebrità più famose al mondo con i loro partner – per esempio Dua Lipa e il suo compagno o Justin Bieber con la fidanzata modella – e iniziava a essere un po’ geloso. «Ho avuto questo pensiero: “Devo farmi paparazzare con qualcuno. Con chi? Non è importante”» ricorda Mendes. Ma ha subito rinunciato all’idea. «Mi sono detto: “Bah, razza di idiota. Perché mai ti è venuto in mente?”».
Mendes pensa spesso a questo genere di cose. Cresciuto in un sobborgo canadese, è diventato famoso poco tempo dopo aver preso in mano la chitarra per la prima volta, conquistando mezzo miliardo di visualizzazioni sulla defunta app di Vine suonando cover di sei secondi di Bieber e Ed Sheeran. Oggi è il tipico bello hollywoodiano, con addominali scolpiti e un profumo personalizzato in vendita a 8,98 dollari da Walmart. È facile mostrarsi scettici sul suo successo – provate a chiedere direttamente a lui, che si definisce un ventenne «estremamente nevrotico» che passa gran parte del tempo a rimuginare sulle scelte della sua carriera. «È letteralmente la paura più grande che ho, svegliarmi domani e a nessuno frega niente» dice.

Non che adesso abbia nulla di cui preoccuparsi. Tutti i suoi tre album sono finiti al numero uno della classifica delle vendite e per il prossimo anno ha novantacinque palazzetti esauriti, con gli stadi che spuntano all’orizzonte. I suoi singoli sono orecchiabili, successi pop-rock ben congegnati come Stitches del 2015 e Treat You Better del 2016, dove viene fuori come un ragazzo sincero in cerca di qualcosa di più di un’avventura: il tipo capace di volare fino in Giappone per convincerti a dargli una possibilità.
Eppure, tenere la testa a posto mentre cerchi di costruirti una carriera a lungo termine alla Ed Sheeran o alla Taylor Swift, comporta un’enorme pressione per uno che ha compiuto da poco 20 anni. Trova conforto nelle regole severe che si è dato per restare sulla buona strada. Regola numero uno: andare in palestra ogni giorno. Regola numero due: non dire mai no a un selfie. Il che significa che ogni hotel in cui alloggia diventa di fatto un evento pubblico, con la possibilità che all’esterno si accalchino dalle poche decine alle migliaia di fan.

Quando esce dalla lobby del Tivoli Hotel di Lagos, Portogallo, ci sono già alcune ragazzine in attesa davanti all’entrata. «Aspettatemi», dice al suo staff. «Devo fare qualche foto». Dopo uno o due minuti di chiacchiere scrupolose – «Sei fantastico» gli urla un’ammiratrice prima che la sua guardia del corpo lo porti via velocemente – si fa strada fino al van. I suoi due manager sono in costume da bagno, mentre lui indossa jeans aderenti e stivali, i capelli perfettamente scompigliati per l’esibizione di questa sera al festival. «Vuoi sederti in mezzo?» mi chiede. «No, scherzo. Mi stringo io».

Il padre, Manny, si siede davanti e inizia a conversare in portoghese con l’autista. Quarantaquattro anni, i capelli ingellati, il pizzetto, indossa una polo e occhiali da sole: tra il serio e il faceto, lo staff del figlio lo definisce «la vera rock star della famiglia». In Ontario possiede un bar e una società di attrezzature per ristoranti, ma la sua famiglia è di qua, e a vent’anni ha lavorato nel locale dove ci stiamo dirigendo adesso, di proprietà del cugino.
I Mendes – Manny, la moglie Karen, Shawn e la sorellina Aaliyah – sono venuti in Portogallo l’ultima volta sei anni fa. «Noleggiammo un furgone» racconta il padre. «Ci incastravamo ovunque perché le cavolo di strade erano strettissime». In quel viaggio successe qualcos’altro: mentre stavano facendo shopping nella piazza centrale della città, Shawn si era arrampicato accanto a una statua di un re e aveva cantato in pubblico per la prima volta.
«Mi sentivo stranamente ispirato» dice lui. «Loro erano entrati un negozio e ricordo che il mio cuore andava a mille all’ora. La canzone era Grenade di Bruno Mars». Comincia a urlare le parole: “Easy come, easy go!”.

Rolling Stone - Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora