Shostakovich's Waltz no. 2

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Il grande salone da ballo è un tripudio di luci e colori, di scintillii e vezzosi fruscii di seta. Dame e cavalieri danzano al suono di un valzer vivace e trascinante, volteggiando in leggiadre spirali di nero e chiffon. Al centro della pista un uomo alto e biondo, bello come un dio nordico, danza leggero ed elegante in compagnia di una raffinata signora dai capelli color del grano. Gli occhi dell'uomo vagano nella sala gremita di gente, si distraggono dal volto della bella dama per immergersi in quel vortice caotico di dignitosa frivolezza.

In quel fatale istante, sospeso fra il tempo e la ragione, le sue iridi ambrate incontrano quelle azzurre e meravigliose di un altro uomo. Un puro caso, una coincidenza architettata dal fato. Un volto fra i tanti, ma diverso da qualsiasi altro. Un viso così malinconico e bello da far male. Pura perfezione, talmente eclatante e sconvolgente da esser scambiato per un miraggio.

L'uomo biondo va ora alla costante ricerca di quel paio d'occhi limpidi e tormentosi, li cerca smanioso tra la folla, approfittando di ogni singolo volteggio per ritrovarli e ancorarvisi con devota disperazione. È già schiavo di quell'incantevole sconosciuto e ben lieto di esserlo. La bella dama non s'avvede della perenne distrazione del suo cavaliere, troppo impegnata a tenere a mente i passi e a elargire sorrisi alla folla adorante.

Il ragazzo dagli occhi blu è immobile al margine della pista; segue con indifferenza il moto ondoso della selva di ballerini invasata dal valzer, ignorando con eleganza la fanciulla che assillante lo implora di ballare. Si accorge di essere osservato, fissato con insistenza da un paio d'occhi magnetici che sembrano veder solo lui nella vasta sala gremita. Il ragazzo è titubante, non comprende. Sono davvero per lui le attenzioni di quell'affascinante cavaliere con il quale tutte le dame vorrebbero danzare? Deglutisce, imbarazzato ma lusingato. Abbassa lo sguardo, poi lo rialza per lasciarlo naufragare in quel mare d'ambra che sembra esistere solo per lui. Sorride, passandosi una mano fra i capelli mossi e voltandosi con sicurezza verso la ragazza che gli sta accanto. Le chiede di ballare, inaspettatamente. La giovane non crede alle proprie orecchie, non ci pensa nemmeno un istante, accetta immediatamente.

La nuova coppia di ballerini si muove con leggiadria ai margini della pista, ma il cavaliere è intenzionato a spostarsi verso il centro. Con movimenti fluidi e calcolati, conduce la dama verso la meta agognata, accostandosi alla coppia di divinità scandinave che sembra rifulgere di luce propria. Le due coppie prendono a volteggiare l'una accanto all'altra, i piedi si muovono rapidi e sicuri sul liscio pavimento. Gli occhi dei due uomini s'inseguono, volteggio dopo volteggio, oltrepassano i visi raggianti delle due donne, le loro chiome disciplinate in complicate acconciature. Si cercano, si trovano, e poi ancora si ricercano e si ritrovano, in una continua e turbinosa rincorsa, piacevolmente storditi dall'incessante giostra di piroette e ubriachi di fascino e felicità. I due cavalieri si scambiano sorrisi e sguardi clandestini, celati agli occhi arcigni del mondo eppure sotto lo sguardo di tutti, felici di sentirsi liberi, di poter essere se stessi, di osare finanche a rischiare. Felici di essersi trovati.

All'improvviso, come un sogno interrotto da un brusco risveglio, l'orchestra cessa di suonare, la musica si ferma e i danzatori arrestano i propri passi. Parte l'applauso scrosciante di ballerini, musicisti e spettatori. Le belle dame sorridono gioiose ed eccitate, ignorando il lieve giramento di testa e il calore che sale ora a screziar di porpora le gote. Gli uomini si congratulano a vicenda, scrutando con discrezione la prossima dama cui chiedere la mano. Gli archi stanno per tornare a strofinar le corde, gli ottoni a dar fiato alle larghe bocche.

Hannibal guarda oltre la spalla della sua dama; William fa lo stesso con la propria. Hannibal e William si guardano e si sorridono apertamente, sfacciati e incoscienti come solo gli amanti sanno essere, indifferenti a tutto ciò che li circonda. Come per una sorta di fatato incantesimo, nessuno sembra accorgersi di loro, nemmeno ora che si allontanano dalle rispettive dame e poi dalla folla, uscendo dal salone fianco a fianco. L'orchestra riattacca a suonare, le grandi porte di legno si chiudono dietro le spalle dei due uomini. L'anticamera è deserta e avvolta dalla penombra; la musica giunge ovattata dal caotico salone lontano ormai secoli da quel piccolo angolo di oscuro Paradiso. Hannibal e William si sorridono ancora una volta; non hanno bisogno di domandarsi il nome né di pronunciare una sola parola. Semplicemente si prendono per mano e cominciano a danzare, stringendosi con passione sulle note di un lento, lasciando che il mondo sfumi in un lontano, pallido ricordo.


NB: storia già pubblicata sul mio account EFP. L'immagine è presa da internet e modificata.


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