# Ho visto la morte e ho scelto la vita

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Domandarsi perché,

Quando cade la tristezza in fondo al cuore,

Come la neve, non fa rumore. (Battisti)

 

 

“Ehy tu, vestita di bianco.”

DCA, li chiamano.

Anche l’acronimo indica una disparità: le due consonanti contro una vocale preannunciano una lotta impari, una lotta di un qualcuno che si trova a dover combattere, pur essendo suo malgrado  in una posizione di inferiorità.

È notte, fa freddo, mi avvolgo nelle coperte.

DCA, ripetono.

Tre lettere innocue a riassumere un mondo.

“Sei anoressica!”

“Anoressica? Chi? Io? Scherziamo?!”

“Mi senti?”

Mi avevano detto che la morte fosse solo una: beh, si sbagliavano. Che cosa s’intende per  “morte”? La cessazione delle funzioni vitali? Ma che cos’è la morte biologica paragonata al trapasso psicologico?

Mi giro dall’altra parte, ho sonno, voglio dormire.

“Quanto pesi?”

“Perchè non vi chiedete quanto soffro?”

“Ci sei, essere alato?”

Mi avevano insegnato quanto la matematica fosse importante e quanto i numeri servissero per la vita: beh, ora ho capito a mie spese che i numeri possono uccidere e che ciò che conta davvero non si può contare.

Nessuna certezza nella vita, nessuna regola scritta, nessun due più due che fa quattro, nessun numero primo divisibile soltanto per se stesso e per l’unità.

Io non ho le ali e ho il pigiama azzurro, chissà chi è costui, chissà con chi parla.

“Ma come fai a non avere fame?”

 “Icaro è morto perché si è avvicinato troppo al sole: vola più in basso.”

Una vita non bastaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora