Una lettera per te.

32 4 2
                                    

E dopo anni e anni io ancora cerco in tutti i modi di vederti, sempre in modo casuale.
Quanti treni ho perso e sto perdendo per incontrarti almeno una volta a settimana, ora che ho scoperto che é possibile, che vai ancora a scuola e non l'hai lasciata come credevo.
La differenza tra oggi e le altre volte é che di solito mi ignori, e io ignoro te, vai avanti dritto uscendo dalla porta opposta, cercando forse i tuoi amici o semplicemente un posto libero.
Quel treno é sempre vuoto.
Oggi l'hai fatto ancora, sei andato dritto, ma dopo poco sei tornato indietro seguendo i tuoi amici che, il caso ha voluto, si sono seduti nei quattro posti accanto ai miei.
Tu eri il quinto, non ci stavi, e quindi, forse non vedendomi, hai lanciato zaino e giubbino nel posto davanti a me e ti sei seduto accanto.
Credo sia allora che mi hai visto, e io ho visto te.
Il mio cuore ha saltato un battito, dopo anni succede ancora, le mani erano tutte sudate e ho dovuto ricordarmi di respirare, perché me n'ero dimenticata.
Mi hai tolto il fiato.
Non sapevo se salutarti, in questi anni non l'ho mai fatto, e tu nemmeno.
Non l'ho fatto nemmeno oggi, mi sono limitata a voltarmi verso il finestrino e mettere la musica nelle cuffie che fortunatamente avevo alle orecchie.
Mi hanno dato l'energia che mi é servita per non girarmi e sforzarmi di guardare fuori, nonostante la tentazione di parlarti fosse forte.
Forse se non ci fossero stati i tuoi amici l'avrei anche fatto, ma probabilmente tu non ti saresti mai seduto vicino a me.
Come ho detto, non lo fai mai.
Non hai fatto altro che muoverti, cambiare posizione e stare girato verso la mia figura, forse per guardare fuori o forse per guardare me.
É un po' egocentrico come pensiero, ma non ho avuto il coraggio di girarmi a vedere i tuoi occhi, stavo guardando il tuo riflesso nel vetro, la tua maglietta bucherellata e la tua sagoma attraverso essa.
Dopo pochi minuti di agitazione ti sei alzato, dicendo ai tuoi amici che avevi il sole in faccia, e ti sei seduto dietro i loro sedili.
Secondo me eri semplicemente a disagio, come la sottoscritta, e ti sono grata di esserti spostato.

Lo sapevo che stavate scappando dal controllore, il tuo amico aveva controllato per vedere tra quanto sarebbe arrivato, ma volevo sperare che almeno tu il biglietto lo avessi.

<<Non hai il biglietto?>>
Ti chiese l'uomo in divisa, e tu ti voltasti a guardare me, che assistivo alla scena come i tuoi amici.

<<No.>>
Rispondesti sicuro, voltandoti verso l'alta figura facendo gli occhi dolci, sbattendo velocemente le palpebre, probabilmente sperando che non ti desse la multa.

Ogni tanto notavo che mi guardavi, era una scena abbastanza buffa da vedere, devo dirlo.
Alla fine hai vinto tu, niente multa, ma sei sceso una fermata prima.
Mi chiedo cos'hai fatto dopo, come sei tornato a casa, ma forse é meglio se non ci penso.

Anche noi siamo stati compagni, ti ricordi? Di classe, di banco..
Siamo anche usciti insieme una volta, ma forse te ne sei dimenticato.
Dovevamo fare il compito di inglese, eravamo io, te e altri due compagni.
Tu e la tua bicicletta, tranquillo.
Cercavi sempre di non farti vedere fumando, forse da me, forse da tutti, ma questo mi piaceva.
Era bello pensare che cercavi di fare bella figura con me, anche se io sapevo cosa facevi in realtà coi tuoi "amici".
Gli altri due presenti mi avevano offerto un tiro, e tu non avevi fatto niente.
Io non fumavo e tu, al contrario loro, lo accettavi.

Tutti gli sguardi, i discorsi strani, stupidi, sensati, disperati.
Eravamo in crisi per gli esami, andavamo male tutti e due.
Una mattina ero venuta a scuola piangendo, avevo litigato con mia madre per un brutto voto, e tu mi hai consolata.
Non volevo dirti cos' avevo, ma tu hai insistito nel saperlo finché non ho ceduto, e lì sei stato un vero amico, anche se nella realtà non lo eri.

Io ero sempre preoccupata per te, disprezzavo i tuoi amici, e ora dopo anni ti vedo finalmente come loro, ma non ti odio.
Non potrei mai.
Sono ancora preoccupata.
Sei cambiato tanto, ma gli occhi nocciola che mi guardavano sempre, per ore intere, nel tentativo di "imbarazzarmi", come dicevi tu, ci sono ancora.

<<Perché mi fissi?>>
Chiedevo a volte, nell'imbarazzo più totale.

<<Per vedere la tua reazione.>>
Mi rispondevi, sorridendo.

Non ti immagini neanche quanto mi manca questa cosa.

E quando la risposta fu:
<<Sei tutta rossa>>
Non sai come mi sono sentita.
Non mi sono più sentita cosí.

Ero arrossita, e a te la cosa divertiva.

Tutto questo mi manca, chissà se tu ci pensi più.
Chissà come stai ora, come vai a scuola, se sei stato promosso, se fai ancora ciò che facevi prima.

Dubito tu abbia smesso.
Spero solo che il lato di te che mi mostravi ci sia ancora.
Spero di eliminare quel qualcosa che mi tiene ancora legata a te, dopo anni, cosí potrò essere libera.
Libera di andare e lasciarti andare.

Buona vita,
Francesca.

Grazie ai pochi che leggeranno, spero vi sia piaciuta.
In questa lettera ho espresso i miei pensieri, ho aperto il mio cuore.
Probabilmente per alcuni é anche noiosa, ma per me é importante.

Una lettera per te. [OS]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora