❧𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝑷𝒓𝒊𝒎𝒐: 𝒍'𝒊𝒏𝒄𝒐𝒏𝒕𝒓𝒐

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«Dov'è 'sto posto, Jimin-ah?»

Yoongi rivolse quella domanda con il solito tono perennemente seccato; riprese a parlare solo dopo un sonoro sbuffo.

«È da due ore che cammino senza sapere dove sto andando.»

Rigirò le mani nelle tasche del cappotto in cerca del calore di cui quell'interminabile passeggiata notturna lo aveva privato. Mentre parlava, un'indistinta coltre di vapore si era venuta ad addensare dinanzi la bocca; bastò un battito di ciglia perché si disperdesse nell'aria di quel gelido inverno.

«Smettila di brontolare, Hyung: due minuti e siamo arrivati. È giusto a destra di quel semaforo.»

Yoongi, parzialmente rincuorato dalla risposta e, in ogni caso non vedendo altra via d'uscita, continuò a seguirlo.

Per quale dannato motivo aveva accettato di accompagnarlo? A volte si stupiva da solo della propria idiozia. Non gli importava assolutamente nulla della danza, dei locali di ballo e tanto meno delle lezioni di Tango che Jimin voleva prendere, ma, quando due giorni prima lo aveva guardato con aria implorante chiedendogli di accompagnarlo, ovviamente, non aveva saputo resistergli per più di tre minuti.

"Dai, Hyung! Mi vergogno ad andare da solo... L'insegnate è un tipo piuttosto conosciuto e gira voce che sia molto pretenzioso, averti lì con me mi farà sentire più al sicuro... Poi chi lo sa? Magari verrà anche a te voglia di prendere qualche lezione!"

«No, Jimin- ponderò tra sé e sé, cercando di non badare al proprio naso ormai congelato- non c'è davvero alcun rischio.»

Finalmente lo vide rallentare per fermarsi sotto una grande scritta a caratteri rossi: "Salon Seul" recitava silenziosa.

Ridicolo.

«Sembra un locale di spogliarellisti, più che un salone di ballo.» Sentenziò senza molti giri di parole, guardando con sprezzo l'insegna luminosa.

L'altro gli rispose muto, roteando gli occhi al cielo e, come se nulla fosse stato detto, tornò in un attimo a sorridergli, invitandolo a farsi avanti.

Entrando, vennero accolti da un'ondata di musica e calore: la sala, ancora piuttosto piena, era grande abbastanza per ricevere un buon numero di ballerini. Le note del pezzo riportavano alla mente melodie del passato.

«Anni venti» Pensò immediatamente Yoongi, guardando ammirato i passi frenetici in cui si scatenavano le persone raccolte al centro della sala. L'allegra melodia, giunta quasi al termine, si affievolì lentamente fino a fermarsi del tutto; un applauso scrosciante prese il posto della musica.

«Complimenti a tutti! Ci vediamo il prossimo Giovedì, Buon Weekend!»

Quelle parole di rito, pronunciate ad alta voce da un timbro squillante, richiamarono l'attenzione del maggiore: a parlare era stato un ragazzo slanciato, sebbene non eccessivamente alto, che continuava ad applaudire delicato; portava sul volto un sorriso smagliante, per quanto leggermente compromesso da fiatone che lo teneva attanagliato. Salutò quelli che sembravano essere i suoi allievi con fare gentile e, quando quasi tutti si erano ormai dileguati negli spogliatoi, si rivolse alla ragazza che Yoongi immaginò essere una collega, diventando improvvisamente serio. Lo vide bisbigliarle qualcosa nell'orecchio e, salutandola con un'appena accennata carezza sulla schiena, allontanarsi per scomparire nel retro della sala.

«Sapevo che era lui l'insegnate, ballava troppo bene per essere uno qualunque.» Confessò Jimin, fiero della propria intuizione.

«Siamo entrati a dir tanto da due minuti, non hai neanche avuto il tempo di vederlo ballare: vai a prendere per il culo qualcun altro, Jimin-ah.» Rispose, lanciandogli un'occhiata ironica.

Take The Lead #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora