La Creatura

232 16 5
                                    



Castello di Sassovivo - Vent'anni fa

Padre Tobia sapeva di aver ricevuto un grande onore: tra tanti sacerdoti meritevoli era stato scelto proprio lui per diventare il padre spirituale di Sassovivo ed essere mandato in quel regno tanto ricco e influente, quanto isolato tra i boschi e le montagne. Un padre spirituale esorcista, per essere precisi.

Durante il lungo viaggio verso Sassovivo, reso difficoltoso e scomodo dall'asperità delle strade e dal rigore dell'inverno del nord, Padre Tobia aveva avuto molto tempo per ringraziare il Signore del dono tanto prestigioso che gli aveva concesso. Lui era giovane, di umili natali e inesperto.

Era stato espresso volere del Signore di Sassovivo, Sir Abele, che il nuovo ecclesiastico di corte fosse anche un padre esorcista. Padre Tobia si era posto molti quesiti a riguardo di quella specifica richiesta, ma con l'umiltà tipica del suo ordine, aveva cacciato la curiosità affidandosi alla cieca obbedienza. Non aveva potuto però fare a meno di stupirsi, quando insieme ai documenti che ufficializzavano il suo incarico nella corte di Sassovivo, il Vescovo di Lenna gli aveva consegnato anche un mandato a praticare il sacramentale dell'esorcismo a libera prudentia. In altre parole, Padre Tobia era autorizzato a praticare l'esorcismo a propria discrezione in qualsiasi momento, senza dovere chiedere ed attendere l'autorizzazione del suo vescovo.

Nuovamente, per modestia, Padre Tobia era stato molto grato per la fiducia che gli era concessa, tuttavia la curiosità era cresciuta in lui ad ogni giro di ruota del carro che lo portava verso Sassovivo.

Gli esorcismi erano così rari. Che bisogno c'era di avere un Padre Esorcista in pianta stabile a corte?

La curiosità, si accompagna spesso alla malafede che è peccato, e Padre Tobia l'aveva scacciata via.

Nonostante l'asperità della via per Sarton, commercianti e carri per le merci battevano le strade notte tempo. Andavano e venivano con le merci di Sassovivo: legname candido come l'avorio, pregiatissimo marmo rosa, oro e gemme preziose; con un tale via vai le strade erano costantemente sorvegliate dai soldati che s'assicuravano di tenere alla larga ladri e banditi.

Al suo arrivo a Sassovivo, Padre Tobia era stato subito sopraffatto dalla ricchezza e dalla bellezza del castello, abbarbicato tra le montagne più suggestive. Il gelo era una morsa senza tregua, ma il castello e gli abitanti della cittadella vivano nell'agio di meravigliose mura scaldate come in una giornata estiva.

Padre Tobia non aveva un nobile lignaggio ed era a malapena poco più che un novizio nella sua carriera ecclesiastica, come potevano aver scelto lui per ricoprire quella carica tanto importante?

Il signore del castello si era limitato a dargli il benvenuto, appena cordiale e per nulla caloroso. Sir Abele aveva perso da poco la sua sposa e il dolore era ancora troppo vivo perché il regnante trovasse la forza per superare quella perdita. Non gli erano stati forniti dettagli sulle circostanze in cui Aliana, la signora di Sassovivo, fosse venuta a mancare e Padre Tobia, per decenza, aveva evitato di fare domande.

A occuparsi di lui e a informarlo dei suoi compiti era stata Edmunda, la sorella nubile di Sir Abele.

- Sapete perché siete qui? – gli aveva domandato Edmunda cogliendolo alla sprovvista. La donna lo aveva squadrato da capo a piedi dalla punta dei suoi sandali di cuoio al cappuccio di lana grezza del suo saio.

- Sono stato mandato a Sassovivo per assolvere al compito di padre spirituare del castello e dei suoi castellani, mia signora. La mia fede in Nostro Signore è grande e, se lui lo vorrà, farò il mio meglio per servire questa corte.

La Figlia del DemoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora