Capitolo 1 - Barboncharry Edward Cullen

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Notai immediatamente il mio gruppo di amici nella stanza gremita anche grazie all’inconfondibile odore di sterco di mucca che si portavano addosso da quando eravamo andati a spalare il letame nelle stalle della fattoria di mio nonno mentre lui era a fare bungee – jumping con un bufalo.

La festa aveva incominciato ad affollarsi (per quanto continui a domandarmi come una festa possa affollarsi) con l’avanzare della notte, la casa non riusciva a contenere i numerosi adolescenti intossicati e vecchietti con problemi alla prostata a tal punto che il terzo piano crollò: 15 morti e 36 feriti. Fu allora che notai, fra le vittime di quell’incidente, un ragazzo piuttosto attraente che era riuscito a sopravvivere. Tipo Superman col ciuffo biondo alla Elvis. Il suo sorriso era illuminante nel vero senso della parola: era stato attaccato al soffitto a mo di palla da discoteca e roteava con i denti all’aria. Se avesse chiuso la bocca, tutta la casa sarebbe rimasta al buio, per questo gli avevano attaccato due grossi ganci alle labbra in modo da fargliele tener aperte. I suoi occhi marroni scintillavano rivolti verso di me, stile Edward Cullen di Twilight; le mie labbra mostrarono un timido sorriso non appena cominciò a divincolarsi per scendere dal soffitto. Tuttavia rimasi un po’ delusa quando lui si fermò all’improvviso, spostando lo sguardo su un punto oltre la mia spalla. Avendo visto molti film dell’orrore, mi aspettai di trovarmi dietro un qualcosa del tipo bambino assatanato o, al massimo, una vecchietta con problemi gengivali. E invece, girandomi per poter offrire a quella povera donna la dentiera della mia defunta zia Millicent, trovai un ragazzo alto e dai ricci capelli scuri. Un pensiero mi passò per la testa: il tipo appeso era gay. Che cavolo, perché tutti i Superman-Elvis appesi ai soffitti a mo di palla da discoteca devono sempre essere gay? Boh. Ah, a proposito: Bo è il mio nome. Nel senso che quando i miei andarono all’anagrafe quando ero nata il tizio chiese a mio padre: “Come chiamate la bambina?” e lui “Boh…”, e così il tizio mi registrò con il nome “Bo”. Che poi, oltre ad essere stupido, era anche analfabeta, dato che la parola “Boh” si scrive con la “h” finale. Vabbuo, anzi, VabBo.

Comunque, tornando alla storia, il tipo riccio (che ricordava vagamente un barboncino) inchiodò Elvis con lo sguardo più di quanto non lo fosse già. Sarebbe stato impossibile per lui scendere da lì, con tutti quei chiodi attaccati alla maglietta. Povero Elvis.

Guardando Barboncino, mi accorsi che era il tipo di cui mi avevano parlato le mie amiche. Tempo fa, quel tipo aveva perso il controllo. L’aveva cercato ovunque, ma il controllo non si trovava. Aveva setacciato ogni angolo, e neppure con lo Swifter era riuscito a trovarlo. Solo dopo mesi e mesi di ricerca si era accorto che era impigliato ad un ciuffo di capelli. Che cretino. In quel periodo era così fuori di testa che, come mi dissero, si era messo a tappare con dei tappi di sughero i fondoschiena dei piccioni, ordinando poi loro di “non cagarlo”.

Non mi sorpresi quindi nel costatare che il ragazzo dagli occhi edwardosi (?) aveva smesso di fissarmi per colpa sua e non perché era gayo, ed adesso aveva spostato lo sguardo su un gruppo di ragazzi intenti in qualcosa che non posso definire perché potrebbe urtare lo stomaco di alcuni voi piccoli lettori. Barboncino non era contento della sua reazione, quindi lo fulminò con lo sguardo. Povero Elvis: prima inchiodato e poi fulminato. Così il numero delle vittime ammontò a 16. Barboncino me l’avrebbe pagata. Forse quell’Elvis mi avrebbe potuto mettere incinta, dopo la festa. E invece…

Barboncino si mosse verso di me con sguardo assassino.

Il mio cuore iniziò a battermi nelle orecchie, una cosa che mi fece piuttosto paura dato che di solito il cuore sta nel petto, ed andai nel panico. Non volevo morire, non lì, non vergine.

Rimasi ferma mentre il ragazzo riccioluto si avvicinava a tal punto da farmi ombra.

«Grazie, avevo proprio bisogno di un ombrellone.», sussurrai.

Dark - La parodia.Where stories live. Discover now