L'equivoco del gatto nero

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Marinette inspirò a pieni polmoni l'aria della notte, tendendo il busto oltre la finestra della sua stanza. Le sembrava quasi che quell'odore potesse ridarle le energie...

«Marinette..?»

Con un sospiro soddisfatto la ragazza rispose al semplice richiamo tornando nella stanza e rivolgendo un sorriso smagliante alla piccola amica. «Vedrai, Tikki!, stavolta niente potrà andare storto!»

La kwami portò velocemente lo sguardo da lei all'ammasso di stoffa nera cui stava lavorando un paio di volte. «Sei sicura che stavolta capirà che è un tuo regalo?» commentò infine dubbiosa, provocandole un vago rossore sulle guance.
«Vedrai,» ripeté indicando il ricamo dorato che stava completando, testa china sulla scrivania come la sua vita dipendesse da quello, «Ora che lo ha visto sulla sua bombetta non gli sfuggirà di certo!»

Tikki sembrò rifletterci qualche secondo, prima di annuire con solennità. «È probabile» concesse, «ma ancora non capisco il soggetto...»
Marinette le rivolse un sorriso sghembo. «Non ricordi quante domande mi aveva fatto su Chat Noir? È sicuramente un suo fan!»

Con un tonfo sordo, Chat Noir atterrò sulla terrazza di Marinette facendo attenzione a fare meno rumore possibile: era ancora indeciso su quanto fosse una buona idea l'essere andato lì. Dopo gli assurdi avvenimenti del fine settimana precedente, quando gli aveva dichiarato il suo amore solo per farsi spezzare il cuore da lui l'indomani, aveva deciso di evitare improvvisate per non rischiare d'illuderla.
D'altra parte, si ripeté per la quinta volta nel corso della serata, era stata la stessa Marinette ad offrirgli la sua amicizia, e per qualche motivo a lui non del tutto chiaro vederla lo tranquillizzava.

«Ma non credi lo troverà un po' strano, da parte tua?»

Oh, no!, ha compagnia! realizzò accucciandosi di scatto nel sentire una voce femminile sconosciuta. Era stata una pessima, pessima!, idea, e se fosse stato scoperto lì-

«Oh, figurati! Lo troverà... gattastico

Era pronto a balzar via, quando il suono di quella specifica parola gli fece muovere inconsciamente le orecchie, lì fermo nell'atto di andarsene. Ma sta parlando di me?

Un doppio scroscio di risate precedette lo scambio di frasi successivo.
«Lo imiti benissimo!»
«Ti ringrazio umilmente», sentì Marinette ridacchiare nonostante il tentativo di restare seria, e poté quasi immaginarla inchinarsi al pubblico. È sempre così spiritosa, qui...
«Comunque ha senso. Dopotutto è un supereroe...»
«Lo è anche Ladybug», obiettò la seconda voce. Eh, sì, parla proprio di me.
«Ma non è la stessa cosa...» ribatté Marinette, sospirando qualche secondo dopo. «Spero proprio gli piaccia...»
«Vedrai che sarà un San Valentino memorabile!» esclamò la voce sconosciuta, e il ragazzo sgranò gli occhi, un pensiero devastante che si faceva strada, inatteso, nella sua mente: È ancora innamorata di me!

§

Dopo aver passato una notte insonne in preda all'agitazione, era riuscito ad evitare di restare solo con lei per tutta la mattinata. E adesso, secondo il suo cellulare, doveva solo riuscire a continuare ad evitarlo per altre due ore, ventisette minuti e ormai tre secondi. Posso farcela, non è difficile.

Il risolino sommesso di Plagg dalla tasca interna della sua camicia, neanche potesse leggergli nella mente!, gli arrivò distintamente e dovette simulare due colpi di tosse per evitare che arrivasse altrettanto udibile anche a Nino, che gli diede una pacca sulla schiena di rimando. Sarebbe stata una lunga giornata, e gliene mancavano ancora due ore, ventisei minuti e tredici secondi.

Va tutto bene, si ripeté per la millesima volta mentre cercava di infilarsi nel corridoio prima che Marinette potesse avvicinarglisi, non sono io quello che deve spezzarle di nuovo il cuore, è Chat Noir, si disse mentre imboccava spedito la strada per il guardaroba, Quindi basterà tenersi alla larga dalla sua terrazza e-

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