L'appuntamento

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Amor mio, i tuoi occhi son smeraldi,
ancora dopo un anno al tuo pensier il cuor mi scaldi.

Vorrei incontrarti e vivere insieme tutta la vita:
vediamoci stasera prima che la giornata sia finita.

Cercherò con tanto amore una risposta abbandonata,
come un anno fa, tra la carta riciclata.

Segreta manterrò la mia identità, finché un incontro tra noi ci sarà.


-Non puoi aver scritto veramente questa roba!-, il volto stupefatto di Alya appariva distorto come quello de L'Urlo di Munch. Marinette annuì, guardando mortificata l'amica che aveva letto la brutta copia e abbassò lo sguardo, in uno spasmo simile a un sorriso di scuse.
-Stanno arrivando!-, annunciò Alya, sbracciandosi per salutare i ragazzi; Marinette portò le mani al viso, per dissimulare la vampa che l'aveva fatta arrossire.
Adrien teneva in mano una decina tra fogli e buste variopinte, Marinette riconobbe immediatamente la sua lettera su carta fucsia, che aveva lasciato nell'armadietto del ragazzo.
Nino sedette volgendo la sua attenzione alla fidanzata, mentre l'amico, dopo un rapido saluto, si voltò mettendosi alla ricerca dell'unica lettera d'amore che valesse la pena ricevere: quella di Ladybug.

Marinette lo vide drizzare le spalle, eccitato per qualcosa che aveva notato: spazzò via con un braccio tutte le lettere, tranne una, prese un foglio bianco, si piegò e iniziò a scrivere. A ogni impercettibile movimento della schiena davanti a sé, Marinette leggeva un comma della condanna che l'avrebbe colpita di lì a poco. Prima che l'intervallo si concludesse e la Bustier riprendesse la lezione, Adrien si allungò oltre il banco e, con un guizzo, gettò il foglio appallottolato nel cestino della carta, guardandosi attorno di soppiatto.

Il dado era tratto.


***


Battendo il dito sullo yoyo, Ladybug liberò l'akuma: -Ciao ciao, farfallina!- declamò e la ragazzina del primo anno, delusa da San Valentino, tornò ad essere la fanciulla di sempre.
-Oggi toccherà fare gli straordinari: passerei tutto il giorno accanto a te, Insettina!-, fortunatamente Chat Noir era nei paraggi e l'emergenza akuma era stata rapidamente tamponata. Ladybug incrociò le braccia sbuffando: possibile che quel galletto fosse sempre pronto a fare battute!?
-Pensa a far riposare il tuo kwami...-, gli consigliò di rimando, preparandosi per andare via, ma lui la trattenne per il polso. Quando Ladybug si voltò, prendendo aria pronta a sfiatare come un toro, vide due enormi occhi verdi che luccicavano speranzosi su un viso fattosi improvvisamente serio: -Ti prego, vediamoci stasera, ho bisogno di parlarti...-, la implorò Chat Noir e, in quella accorata richiesta, la giovane rivide quella che lei stessa aveva affidato a una poesia. Come dirgli di no?
-Chiamami: rimarrò trasformato ad aspettarti...-, la anticipò lui e balzò oltre il tetto della scuola, portando con sé speranze alquanto infondate.


***


Mancavano pochi minuti al termine delle lezioni e Marinette avrebbe potuto finalmente mettere le mani sul suo bottino; al suono della campanella schizzò come un furetto verso il cestino, ma Adrien fu più lesto e, affondando con le mani tra le cartacce, trovò e riprese il suo foglio, lo aprì stirandolo, si chinò sul banco e aggiunse qualcosa. Quindi ne fece di nuovo una palla e lo gettò, uscendo.
Una strana inquietudine si impossessò di Marinette e montò dentro di lei mentre attendeva che i compagni svuotassero l'aula; quando fu sola, con mano tremante, puntò dritta alla lettera di Adrien:

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