Introduzione

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5 luglio 2009

Il suo sorriso non è mai stato così teso. Le mani gli tremano un po', in questo corridoio così familiare e di cui sento già la mancanza, nonostante io debba salutarlo domani. Per lui, invece, il momento è adesso. Apre e chiude quelle stesse mani tremanti, per cercare un po' di calma che comunque non riesce a trovare, nonostante provi a non farlo notare a noialtri. I suoi occhi sono stretti in pensieri quasi compulsivi, mentre piegato sul pavimento lurido ripassa per l'ennesima volta le parole scritte su quei fogli.

-Ste, smettila...- sussurra Nicole, accarezzandogli la spalla. Lui si allontana bruscamente, le dice di lasciarlo stare e torna su quei fogli che abbiamo scritto e curato insieme, con tanta tanta attenzione.

Marcello lo guarda ridendo: lui è tranquillo, l'ha fatto ieri; è inondato di una strana tranquillità che non vedo l'ora di avere anch'io. Stamattina si è presentato coi pantaloni al ginocchio, la maglietta smanicata, gli occhiali da sole e una strafottenza mai vista sul viso, che direi si è meritato: ieri ha spaccato, nemmeno i professori ci credevano. Ora filma Stefano col cellulare, gli fa foto con la sua nuova polaroid, probabilmente lo ricatterà a vita. -Sei pronto Ste?-Lui per tutta risposta gli molla una pacca sulla schiena degna di un giocatore di rugby, scoppiando a ridere e mette in pausa la sua ansia. Mi azzardo ad avvicinarmi allora, sperando di non suscitare in lui reazioni sbagliate. Nicole e Marcello si allontanano, io ne approfitto e gli accarezzo con dolcezza il viso, lui però mi allontana dopo pochi secondi per riprendere di nuovo a leggere la sua tesina. -Scusa Emma, non è il momento-
Annuisco, un po' delusa. Capisco la paura dell'esame, capisco l'ansia che ti divora da dentro, la sensazione di non essere abbastanza e di fallire, quella è tantissima. Ma è normale che non mi sfiori nemmeno? Sono settimane che studia, che rimane dentro casa con la testa sui libri e che non ha tempo nemmeno per un saluto veloce.
Nicole si avvicina di nuovo, i suoi capelli lunghi e neri ondeggiano perfetti assieme al suo corpo, a volte mi chiedo come faccia a tenerli sciolti con questo caldo infernale. Porge una bottiglia di té freddo al mio ragazzo e lui le sorride. Dopo l'esame, credo che mi incazzerò un po' con lui per il suo atteggiamento degli ultimi giorni, ma ora ha bisogno solo di stare tranquillo.

-De Martino?-
Si gela il sangue anche a me, tutti e quattro ci giriamo contemporaneamente verso la porta della classe.
-Presente- risponde lui, dopo avermi lanciato un'occhiata colma di panico. Mi avvicino in fretta, gli stringo forte la mano per cercare di rassicurarlo. -Ce la farai amore-
Lui sorride nervoso, lascia la mia mano ed entra nella classe, dietro alla prof di fisica che lo ha chiamato. Io, Marcello e Nicole li seguiamo, sedendoci in fondo della classe e incrociando le dita per lui. Non è mai andato bene a scuola, l'ha sempre presa sottogamba perché si definisce "uno spirito libero", anche se io ho sempre preferito chiamarlo "un pigro cagacazzi". Da quando ci siamo messi insieme però, sono riuscita a non fargli avere nemmeno un debito a settembre. Ci è voluta tanta pazienza e tanto amore, ce ne abbiamo messo di tempo a prenderci, ma quando ci siamo trovati, poi, non c'era ragazzo nella scuola che non ci considerasse la coppia più bella. Lo guardo parlare davanti alla commissione e non posso che essere fiera di lui. Ha imparato a parlare, ad articolare un discorso sensato e a far valere le proprie idee. Racconta del corpo umano, di come la sua figura sia entrata nella letteratura del novecento, lo racconta dal punto di vista fisico e da quello dantesco, ripete convinto e attento le parole che abbiamo trovato e costruito insieme. Risponde alle domande, consegna la sua tesina ad un professore che, troppo preciso, vuole leggerla tutta. Supera con destrezza e discreta abilità gli esercizi di fisica, quelli di matematica e di chimica. Si inceppa un po' davanti alle domande di storia, le date non sono mai state il suo forte. Nemmeno le nostre si ricorda, a volte. Filosofia se la cava, inventa discorsi astrusi e più complessi di quanto lui stesso voglia, ma la professoressa non se accorge, oppure lascia semplicemente perdere. La sua pronuncia dell'inglese fa sorridere tutti, ma per quanto non sia il suo campo, riesce a uscirne con discreto onore. Sembra passato un secolo dall'inizio quando finalmente il presidente di commissione lo informa che può bastare così. Il suo viso si illumina e nella frenesia di andarsene, fa cadere tutte le tesine che ha stampato sul pavimento. Ridono tutti, anche lui un po' più rilassato rispetto a prima si concede un sorriso. La camicia nera che aveva indossato è madida di sudore, la sua fronte corrucciata pure e sopra quella sedia, troppo piccola per lui, sembra un bambinone di diciannove anni un po' troppo cresciuto. Stringe le mani a tutti, ringrazia tutti, esce quasi di corsa dalla stanza e, correndo lungo tutto il corridoio, arriva nel cortile della scuola. Lo seguiamo tutti, felici dal profondo del cuore per lui.
Butta tutto a terra, lo zaino, la camicia di cui saltano tutti i bottoni, i fogli.
-Vaffanculo!- urla, guardando finalmente ridendo la scuola. 
Gli corro incontro, lui mi sorride, apre le braccia ma evita, ancora una volta, le mie labbra. Mi allontano perplessa, mentre lui abbraccia Marcello, poi Nicole, che fa volteggiare aria. Una strana sensazione mi si attorciglia nello stomaco, credo che sia gelosia.
Lo guardo ridere e scherzare a petto nudo, finalmente libero da queste catene che lo hanno legato in un liceo che non aveva mai voluto fare. Lui ha una mente matematica, pratica, di certo non da liceo classico. I suoi però volevano diventasse avvocato e quindi lo hanno iscritto qua, chissà se sapessero che ha già passato il test di chimica biologica e che a settembre studierà quella.
Ma adesso non è importante, nulla per lui ha importanza, grida davanti alla scuola e si rovescia la bottiglietta d'acqua addosso. Sì, avevo ragione, nonostante l'altezza è un bambino troppo cresciuto. Gira su se stesso, Marcello ne approfitta per scattare un'altra polaroid mentre io cerco di fermarlo. Vedo che la fotografia esce dalla macchinetta e lui la copre immediatamente dal sole, sventolandola un po'.
-Poi te la regalo- mi dice, con un sorriso.
Gli sorrido anch'io e poi afferro la mano di Ste, che smette di fare il cretino e mi guarda.
-Sei contento?- gli chiedo, ma il suo sorriso si spegne.
Mi guarda in difficoltà, poi guarda alle mie spalle. -Tutto okay?- Mi volto e vedo Nicole girarsi di scatto, per allontanarsi.
All'improvviso penso che non voglio davvero sapere se è tutto okay. Sento che i suoi occhi freddi e distaccati non sono quelli di cui mi sono innamorata. Perché toglie la sua mano dalle mie?
-Emma dobbiamo parlare-
Mi prende il polso ma non con la dolcezza che aveva fino a poco tempo fa, quando dal salotto me lo prendeva per trascinarmi nella sua cameretta, non lo lasciava finché non ero sdraiata sul suo letto. Poi mi baciava il collo e io ridevo, ridevo davvero, perché le sue mani fredde si infilavano sotto alla mia maglietta e non mi importava, bastava che continuava a baciarmi il collo. Ora perché non mi bacia? Perché mi sta portando nell'angolo di questo cortile?
Con le spalle al muro, letteralmente, lascio che i suoi occhi scivolino su di me.
-Sei pronta per domani?-
La sua domanda sembra un mero tentativo di temporeggiare. Gliel'ho insegnato io. Tempo fa aveva paura che all'orale non avrebbe avuto tempo di ragionare sulle risposte da dare, quindi gli ho consigliato di ripetere ad alta voce la domanda, o di chiedere un chiarimento, perché a volte basta una manciata di secondi per elaborare un discorso.
-Sì, ti va oggi di aiutarmi a ripetere la tesina?-
E non so perché ho la sensazione che mi dirà di no.
Il suo sguardo, che tanto amo, sembra sul punto di cedere al pianto.
-Emma io credo che...-
Inghiottisce a vuoto un po' di saliva e alza la bottiglia d'acqua che ha nella mano. Si accorge che è finita e la lancia con rabbia per terra.
-Che?- lo incoraggio, spaventata.
-Emma tra noi non funziona più-
Distoglie lo sguardo dal mio viso stupito.
-Che vuol dire?-
Alza gli occhi al cielo e potrei giurare di aver visto una lacrima, che lui camuffa stropicciandosi l'occhio.
-Vuol dire che è stato divertente, che abbiamo passato tutto il liceo insieme ma che adesso si sta aprendo un nuovo capitolo nelle nostre vite e forse è ora di chiudere quello vecchio-
Lo guardo confusa, i miei occhi si riempiono inconsapevolmente di lacrime. -Mi stai lasciando Ste?-
Distoglie ancora una volta lo sguardo, prende a calci un sassolino. -Sì-
-Ma tu... tu hai.. abbiamo prenotato una vacanza insieme Ste, che cazzo dici? Sei impazzito? Mi stai lasciando il giorno prima della maturità?-
Mi si chiude la gola e faccio fatica a parlare, lui non risponde.
-Spiegami che cazzo hai nel cervello- quasi urlo, lo spingo e lui perde un poco l'equilibrio.
-Emma...-
-Per chi mi stai lasciando, eh? Per un'altra?-
Lui scuote la testa -per favore calmati-
-No io non mi calmo! Cazzo!-
-Credo che questa relazione sia una cosa da... da bambini, dovremmo crescere e magari poi sarà il momento giusto. Magari poi sarà più facile-
-Il momento giusto per cosa?- gli chiedo, ormai in singhiozzi.
-Non lo so...- ammette, ora piange anche lui.
-Perché piangi? Se mi stai lasciando perché piangi?- sussurro, prossima a crollare a pezzi.
Lui si guarda intorno e con la mano si asciuga la faccia, cosa inutile dato che altre lacrime scivolano giù, forse anche più veloci delle mie.
-Rispondi! -
-Perché Emma io non ti ho mai amato-
Si gira, si allontana con le spalle curve e il passo lento. Gli si avvicina Marcello, gli porge quella che credo essere la fotografia che ci ha fatto pochi minuti fa. Si ferma, la guarda.
Io mi accascio a terra.
Si gira a guardarmi e poi mette la foto nel portafoglio.
Se ne va, lasciandomi in pezzi davanti alla scuola.
Se ne va, senza di me. Senza di noi.

Resto solo io. 



Salve! Come state? Ecco qui l'introduzione della nuova ff. Che ne pensate? Io sono super eccitata per questa nuova avventura! Lasciatemi un commento per sapere cosa ne pensate, sono molto curiosa! Un bacio e buonanotte <3 

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