JEUDI, 19:57

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Giovedì, 19h57

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Giovedì, 19h57.

Il crepitio somigliava a quello di una radio rotta o vuota, quando i programmi della sera sono terminati e bisogna lasciar spazio al far piano della notte, per non svegliare i vicini.

Non avevo la forza di alzarmi dal letto per cambiare disco, per porre fine a quel rumore accennato che a me appariva come un frastuono.

Avrei voluto ci fosse Lucas a badare a quella piccolezza, come pochi giorni prima, quando avevamo fumato sul divano. Era stato lui a togliere il vinile, quando la musica era terminata da 5, 7, forse 10 minuti. Non sapevo quantificarli come adesso non saprei dire quanti secondi, quanti minuti, quante ore fossero passate da quando il lavoro del disco era cessato, facendo cadere la camera nel suo banale mutismo.

Avrei voluto ci fosse Lucas, almeno lui, perché in quel momento intorno a me non c'era niente. Gli oggetti inanimati mi apparivano sfocati nonostante la luce della lampada a sospensione. Tutte le sagome che i miei occhi incontravano parevano fittizie, non ero sicuro che esistessero.

In degli istanti eterni non ero certo della mia stessa esistenza, non sapevo che giochi stesse giocando la mia mente, non sapevo se il mio cuore battesse ancora a dovere, non sapevo se il mio corpo fosse ancora capace di rispondere agli stimoli.

Ero terrorizzato dalla mia stessa persona.

Inerme.

Avrei voluto ci fosse Lucas a terminare il grigio che mi circondava usando quell'alternarsi di bianco e di nero riservatomi pochi giorni prima. Anche in quel momento il mondo aveva smesso di girare e mi aveva risucchiato. Ma in quel caso era un cadere leggero, era fluttuare guidato da un melodia di cui solo Lucas era padrone, era lui a muovere i fili abilmente. Mentre scivolavo verso l'oblio, la sua mano era tesa verso la mia.

Mentre scivolavo verso l'oblio, sorrisi. Me lo ricordavo bene.

Era la prima volta.

Per la prima volta, io, non mi sentivo solo.

Per la prima volta gli oggetti che ci circondavano si lasciavano accarezzare dai colori e si palesavano ai miei occhi.

Per la prima volta, l'oblio non mi faceva paura, mentre il do maggiore veniva accarezzato, mentre la schiena di Lucas si muoveva influenzata dalle braccia, mentre il suono del pianoforte oscillava leggero nell'aria. Gli acuti sembravano sorridere e i gravi apparire profondi ma meno severi grazie al suo tocco gentile, come ogni sguardo che posava su di me. Le sue iridi accarezzavano le mie e un attimo dopo sprofondavano nella parte più recondita della mia psiche, lì dove il raziocinio e lo squilibrio collidevano senza prudenza, come a volermi leggere.

I suoi occhi, freddi come il ghiaccio, vagavano su ogni punto visibile della mia epidermide e li sentivo ardere, senza scoprire in lui il minimo imbarazzo. Sentiva che lo stavo osservando, ma non si preoccupava di prestare la sua attenzione ad altro e quando stabiliva di, con le sue iridi, voler incrociare le mie, sosteneva il mio sguardo.

E se io ai suoi occhi mi ci stavo aggrappando con disperazione, lui reggeva la situazione nel palmo della mano.

Gli stessi occhi che, arrossati dall'erba, potevo giurare di aver visto indugiare sulle mie labbra un attimo prima di dedicarsi al vinile.

Quel bruciore, quel bisogno di scoprirmi, di trapassarmi l'anima, quella compagnia mi avevano tenuto fuori dal torpore.

Con la stessa facilità, il ghiaccio dei suoi occhi spenti di qualsiasi emozione bagnò il mio sorriso quel pomeriggio, quando mi vide senza guardarmi, quando fece finta di conoscermi a malapena, quando sperò di vedermi scomparire il prima possibile, come se fossi diventato tutt'un tratto la nota stonata della sua melodia, come se mi avesse letto solo per capire cos'avessi di rotto, come se si stesse vergognando di me.

Come in passato. Nulla di nuovo.

Come mai prima, i suoi occhi mi scottarono portandomi ad allontanarmi.

Avevo creduto, per una volta, di aver trovato qualcuno di diverso.

Mi ero illuso, per l'ennesima volta, di poter trovare qualcuno di diverso.

Avrei voluto ci fosse Lucas per dirgli di andare via, o mi avrebbe guastato ancor di più.

Nulla era cambiato ed era tornata, puntuale, nel giorno peggiore, la mestizia. Intorno era tutto sbiadito.

La figura che stava oltrepassando la porta, con una mano tesa fino all'orecchio, era scolorita, dai contorni indefiniti. Portò via il piatto che avevo abbandonato sul pavimento e fece dietrofront. Le sue parole suggerite a qualcun altro, dall'altra parte del telefono, furono per metà inghiottite dal buio della sera.

"Episodio maniacale" sembrò un sussurro. "Credeva di non averne più bisogno" gli stava dicendo? "Adesso ci risiamo, non si alza dal letto" mamma, con chi stai parlando?

Avrei voluto protestare, ma lei già non c'era più.

Tutto s'era quietato.

Ero di nuovo solo.



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Spazio autrice

Salve a tutti.

Tralasciando l'erroraccio nella copertina di cui mi sono accorta tardi, rimedierò -
Questa storia nasce per gioco, si può dire. Stavo semplicemente chiacchierando con una mia amica riguardo l'ultima clip di Skam France e abbiamo pensato alle emozioni di Eliott. Ho scritto questa scena per lei, ma ha insistito affinché la pubblicassi. Fatemi sapere cosa ne pensate, mi farebbe molto piacere!

Io credo che Eliott potrebbe avere un disturbo bipolare e qui ho voluto mettere in scena (quello che posso solo immaginare potrebbe essere) l'inizio di una fase depressiva, in funzione di Lucas ma non dovuta a lui, voglio chiarirlo.
Mi sono documentata a lungo, negli anni, sull'argomento semplicemente per una mia curiosità personale, ma non sono un'esperta, non ho mai ascoltato una persona bipolare parliamo del suo disturbo andando così nei particolari.
Mi sono ispirata leggermente al mio passato, seppure il mio disturbo fosse molto diverso.
Spero di non aver offeso nessuno e sarei ben felice di ricevere critiche costruttive.

Non posso dire se questo sarà un caso isolato: se a qualcuno può interessare, potrei scrivere qualcos'altro del genere, per qualche clip o episodio intero, anche dal punto di vista di Lucas, se può risultare più interessante.

Infine, vi dico che è la prima volta che pubblico su Wattpad... Siate buoni.


G. H. Lawliet


JEUDI, 19:57.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora