Capitolo unico.

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«Sapevo che avresti prenotato nuovamente questa stanza.» sorrise soffermandosi qualche secondo ad osservare il numero inciso sulla porta ripensando a quante volte era rimasto ad ammirarlo prima di bussare definitivamente.
Il cuore gli batteva a mille non appena tornarono in testa tutti quei momenti in cui anche solo presentarsi davanti alla sua porta, senza una giustificazione valida, fosse oggetto di ansia e paranoie. Ansia perché non sapeva mai se a Fabrizio potessero interessare i suoi sentimenti e le sue emozioni; paranoie perché la paura di disturbare e non essere ricambiato erano il punto dolente fra le sue fragilità.
Quella stanza aveva una storia che in pochi potevano immaginare, racchiudeva in sé una favola durata solo pochi giorni e che dopo un anno preciso avrebbe avuto di nuovo origine.

Fabrizio gli sorrise dolcemente mentre anche lui pensava le stesse identiche cose che passavano nella testa dell'albanese; quando Niccolò gli aveva chiesto di duettare con lui non sapeva ancora che Ermal sarebbe stato lì, ma aveva comunque prenotato quella stanza che gli aveva lasciato in assoluto i ricordi più puri dell'inizio di un amore. Nel suo cuore probabilmente giaceva la certezza che quella storia non fosse giunta al termine, non avrebbe sopportato il fatto di dormire in un'altra stanza dopo tutti i ricordi che si portava dietro dallo scorso anno. Nessun'altra stanza sarebbe stata importante come quella che aveva visto il loro amore nascere come un fiore bellissimo in mezzo al cemento.
Ed aveva fatto più che bene, perché quando aveva rifiutato, a malincuore, la richiesta di Cristicchi di duettare con loro, aveva avuto la certezza che Ermal sarebbe stato lì quella notte, proprio come un anno prima.

Passò la carta davanti alla fotocellula e spinse la porta con la mano destra mentre l'altra si andava a posare sulla schiena del riccio, spingendolo leggermente verso l'entrata della stanza.
Era notte fonda, avevano dovuto aspettare la fine della puntata dei duetti perché in caso di vittoria sarebbero dovuti salire sul palco con i rispettivi amici che avevano accompagnato quella sera.
La stanchezza era tanta, Fabrizio poteva sentire gli occhi appesantirsi secondo dopo secondo, aveva dormito poco tra ritardi e corse in aeroporto ma il desiderio impellente di passare quelle poche ore con Ermal erano senz'altro un ottimo motivo per rimanere svegli.

«Non è cambiata per niente.» sussurrò osservando la stanza che accoglieva i vestiti di Fabrizio adagiati sulla poltrona accanto alla finestra e il suo profumo che già aleggiava nell'aria. Si voltò poi verso il suo uomo quando sentii la sua mano sulla nuca ad accarezzare piano la cute, amava quando le sue lunghe dita gli massaggiavano lo scalpo ed era l'unico a poterlo fare.
Le sue dita a contatto con i capelli erano le uniche a non provocargli nessun genere di fastidio, solo tanto piacere e relax.

«Siamo cambiati noi.» disse piano facendo scorrere la mano verso il collo sfiorandolo piano con i polpastrelli, risalì poi lentamente andando ad accarezzare la sua guancia morbida e pulita senza nemmeno un filo di barba. Con il pollice delineò il suo zigomo sentendo a stretto contatto con le dita il calore della sua pelle. L'altra mano andò a cingere il suo fianco, attirandolo ancora di più verso il suo corpo.

«Noi siamo gli stessi.» sussurrò il più piccolo a pochi centimetri dal suo viso prima di prenderlo tra le mani e puntare gli occhi nei suoi «Sono cambiati solo i sentimenti.» biascicò facendo finalmente congiungere le loro labbra «O meglio» disse piano ancora con le labbra sulle sue «Abbiamo fatto strada ai sentimenti che ci sono sempre stati.» tornò a baciarlo con lentezza facendosi spazio con la lingua nella sua bocca, Fabrizio mugulò in assenso quando sentii la sua lingua giocare con la propria e dopo aver sorriso nel bacio, si lasciò trasportare per qualche secondo da quell'emozione che non provava da troppo tempo.

«Mi mancavi da morire.» mormorò poi, portando entrambe le mani sui suoi fianchi per tirarselo addosso il più possibile. Gli mancava sentire i loro corpi a contatto, percepire il battito del suo cuore proprio sopra il petto. Gli mancava baciare quelle labbra sottili e rosee, sentire il suo sapore nel palato e i mugolii attutiti nella sua bocca. Gli mancavano i ricci che intrecciava tra le dita durante i baci, mentre facevano l'amore o anche solo quando li accarezzava per farlo semplicemente rilassare. Gli mancava il suo sorriso contagioso e radioso che era capace di ribaltare persino una giornata iniziata con il piede sbagliato. Gli mancava tutto di lui e stargli lontano stava diventando sempre più complicato.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 19, 2019 ⏰

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